Alida Valli, l'attrice «dimenticata» ritorna al teatro dopo dieci anni

Alida Valli, l'attrice «dimenticata» ritorna al teatro dopo dieci anni Alida Valli, l'attrice «dimenticata» ritorna al teatro dopo dieci anni Domani a Roma il debutto, in una nuova commedia italiana - Interpreterà un personaggio simile a quello del film "Senso", il suo ultimo grande successo cinematografico (Nostro servizio particolare) Roma, 18 novembre. Alida Valli ritorna al teatro, dopo dieci anni, con una novità italiana: Il Sole e la Luna, di Guglielmo Biraghi. Il debutto è fissato per sabato 20, alle Arti. Dicono alcuni critici: «Alida Valli è lo scandalo, la cattiva coscienza del cinema italiano. Non s'è mai visto un caso uguale. Sopprimere, o almeno tentare di cancellare dallo schermo una bella donna di venticinque anni, scrupolosamente preparata come attrice, ed, in più — che non è molto facile da trovarsi, in questo ambiente — una signora. Alida Valli aveva venticinque anni quando rinasceva il cinema italiano, dopo la guerra, ma era considerata vecchia, non c'erano parti per lei ». Che cosa pensa Alida Valli di questi giudizi? Risponde: « E' vero che subito dopo la guerra non c'è stato più posto in Italia per me. Era. il tempo del neorealismo, gli attori si prendevano dalla strada, del resto alcuni miei colleghi, come Clara Calamai, Amedeo Nazzari, per un certo periodo, e nomino i migliori, sono stati esclusi. Quale regista nuovo, secondo lei, avrebbe potuto interessarsi di mei Così sono andata ad Hollywood ». Alida Valli è un tipo d'attrice che non fa calcoli sulla sua carriera: le piaceva il Messico, c'è rimasta, negli ultimi tempi, tre anni. Ad Hollywood ha subito le «violenze» che molte attrici europee, compresa Michèle Morgan, ebbero a sopportare, intrappolate nello star-system. A Hollywood la Valli girò Il caso Paradine di Hitchcock, Il miracolo delle campane, con Frank Sinatra. Ma Alida doveva tornare in Europa per girare un film importante: Il terzo uomo, di Orson Welles. Nel 1955, la grande occasione di Senso, di Luchino Visconti: Alida conserva ancora il ritaglio di un articolo del critico Freddy Buache: «Alida Valli, meravigliosa, è l'asse magico intorno al quale ruota il film ». La storia della commedia di Biraghi, che va in scena sabato sera, sembra ispirata, almeno nell'intreccio amoroso a «Senso»; anche qui una donna colpevole per amore. « Ma la situazione è tipicamente d'oggi — spiega Alida — perché qui la colpa è piuttosto di egocentrismo che di amore. In scena non siamo che noi due: io che mi chiamo Pia e Warner Bentivegna, che si chiama Franco. Due amanti d'oggi, tre egoisti. Perché c'è un personaggio che non si vede mai, ed è mio figlio, Oreste, che s'è ucciso scoprendo che io, sua madre, amavo un altro invece di lui; perché lui, mio figlio, non era più al centro del mio mondo ». L'attrice è in scena, per le ultime prove, in una luce di acquario, vestita di un negligé fluttuante di tulle verdegrigio e nero: con l'amante, Warner Bentivegna (nella parte di un ingegnere play-boy), parlano della responsabilità della morte di Oreste. « Ma parlano in cifra — spiega l'attrice — anche i loro sentimenti sano cifrati. E' un linguaggio difficile, io non m'abbandono mai, non ho mai una scena strappalacrime, non piango una sola lacrima. La situazione di noi tre, io, il mio amante, mio figlio Oreste, è una situazione nevrotica: in realtà io sono una vedova, avrei potuto benissimo sposare Franco, ma, rimasta vedova dopo un anno di matrimonio, avevo riversato tutti i sentimenti, ed anche la passione sensuale che avevo per mio marito, sul bambino. «A un certo punto, quando mio figlio ha vent'anni, m'innamoro: ma mi comporto, con mio figlio, come una dorma sposata si comporta con il marito che non ama più. Lo tradisco e glielo nascondo. Io, per salvare la mia reputazione borghese, arrivo al punto di introdurre in casa Franco e di presentarlo a mio figlio come si trattasse di un fratello maggiore, per lui. « Oreste è lusingato dall'amicizia di un uomo maturo, io sono a posto con la coscienza, o mi pare: Franco non ci sta e, brutalmente, dice ad Oreste: " Io vengo in questa casa non per te, ma perché sono l'amante di tuo madre " ». Interviene il regista, Gianfranco Zagni: «A sentirlo raccontare potrebbe sembrare un drammone sentimentale pecca, minoso, alla Thornton Wilder. Invece è tutto il contrario: il linguaggio che parlano i due sfiora e supera di continuo la realtà, parlano in cifra, ragionano del sistema tolemaico, per cui si credeva che la Terra fosse il centro dell'Universo, ragionano di Galileo, che sconvolse, per primo, la superbia dell'uomo: infine, parlano per metafora. Sono tre mondi racchiusi, ciascuno, nel proprio egocentrismo ». Il figlio si uccide, dei due amanti uno è condannato a vivere e l'altro a morire. a. e.

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