Forse non era prevedibile la tragedia che provocò i 2000 morti del Vajont

Forse non era prevedibile la tragedia che provocò i 2000 morti del Vajont (Nostro servizio particolare) Belluno, 17 novembre. La Commissione internazionale incaricata di accertare le cause sismologiche e geologiche del disastro del Vajont ha presentato domenica al giudice istruttore del tribunale di Belluno le sue conclusioni. La tragedia del Vajont era imprevedibile. La frana del monte Toc nel bacino colmo d'acqua, l'immane schiaffo liquido che cancellò d'un tratto Longarone, portandosi via duemila vite umane, altro non sarebbero che un evento della natura, al pari della pioggia o della grandine, di un maremoto o dell'eruzione d'un vulcano. Queste sarebbero — si parla però di alcune precise riserve di carattere • tecnico — le conclusioni della commissione composta dei professori Francesco Ram-pini e Carlo Morelli di Trie-ste, Michele Gordani di Tolmezzo, Joos Cadiseli di Berna, Ardito Desio, Duilio Citrini e Martinis di Milano. Il documento presentato è coperto dal segreto istruttorio, ma da oggi le centoquaranta cartelle dattiloscritte, che lo compongono, sono offerte in visione ai difensori degli imputati e ai patroni di parte civile. Secondo le indiscrezioni trapelate, la conformazione della roccia sulla quale furono impostate le spalle della diga erano buone mentre le sponde del serbatoio sarebbero state in condizioni meno favorevoli. Sempre secondo i periti la prima frana avvenuta il J( novembre del '60 avrebbe dovuto avvertire che il movimento sul monte Toc sarebbe avvenuto a fette. Sulla base di queste indiscrezioni si prevedono reazioni preoccupate e polemiche. E' evidente che una sanzione totale o parziale di imprevedibilità in sede scientificc e tecnica — ove fosse confermata in questo senso la conclusione degli esperti nominata dal tribù naie — potrebbe implicare una riconsiderazione di even tuali supposte responsabilità degli uomini. fi primo spunto del procedimento penale furono alcune denunce contro ignoti, presentate da sinistrati diLongarone costituitisi parte civile. Nel febbraio del '6%, quattro mesi dopo la tragedia, il procuratore della Repubblica a Belluno, dottor Arcangelo Mandarino, diede mandato al giudice istruttore del tribunale di procedere contro gli ingegneri Nino Alberico Biadene e Mario Pancini, dirigenti della Sade, e contro gli ingegneri Luigi Greco (morto un anno fa), Pietro Frosini, Francesco Sensidoni, Curzio Batini e il professore Francesco Penta, componenti del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici e della commissione di collaudo della diga, nonché contro altri eventuali. I capi di imputazione so- no: disastro colposo di fra na> gravato dalla previsione dell'evento; cooperazione in disastro colposo di inondazione; cooperazione in omicidio e in lesioni colpose plurime. Ora, dopo la comunicaione del documento alle parti, i difensori degli imputati e i patroni di parte civile potranno presentare osservazioni tecniche contrarie, richiedere supplementi dì perizia, nonché chiarimenti da parte dei consulenti della magistratura. Il giudice Fabbri sta portando a termine le altre attività istruttorie: interroga i numerosi testimoni della catastrofe, e fa eseguire perizie medico-legali per accertare l'entità delle lesioni riportate dai superstiti. Quando, al termine di queste laboriose indagini, il procuratore Mandarino avrà tutti gli atti istruttori, deciderà se rinviare a giudizio gli imputati o assolverli. ?■ g- Depositala la perizia deità Commissione internazionale Forse non era prevedibile la tragedia che provocò i 2000 morti del Vajont Queste (secondo indiscrezioni) sarebbero le conclusioni degli esperti - Si tratterebbe d'un evento naturale come la grandine o il maremoto - La conformazione della roccia su cui s'impostarono le spalle della diga sarebbe stata buona

Luoghi citati: Belluno, Longarone, Milano, Tolmezzo, Vajont