Erasmo libero pensatore di Remo Cantoni

Erasmo libero pensatore L'EUROPA SI APPRESTA A CELEBRARE IL V CENTENARIO DELLA NASCITA Erasmo libero pensatore Principe degli umanisti, dominò la cultura negli anni tempestosi della Riforma; e resta moderno e attuale - Tutta la sua opera è una difesa della tolleranza, della pace, di una religiosità non teologica ma morale - Fu sconfitto dal fanatismo e dalla violenza, ma anticipò molte conquiste dell'Illuminismo L'aspetto fisico di Erasmo ci è noto. Abbiamo visto tante volte i famosi ritratti di Hans Holbein che ci mostrano il volto fine e aristocratico di Erasmo, il suo capo ricoperto da un berretto scuro, il suo corpo avvolto da un ampio tabarro ornato di pelliccia, le sue mani che scrivono su di un foglio o si posano mansue te e amorevoli su di un li bro. Una famosa imago Erasmi roterodami, incisa da Albrecht Diirer, ci mo atra Erasmo nel suo vero regno, nel suo scrittoio, tra libri e manoscritti. Eppure pochi conoscono e pochissi mi hanno letto questo « Voltaire del secolo decimose sto », come lo chiamò feli' cernente il Dilthey, questo grande maestro della quiete e della meditazione, della pace e della tolleranza esaltati come valori universali, questo principe degli urna nisti che dominò con l'eie ganza, la mitezza e la sere nità della sua mente molti tempestosi anni della vita spirituale europea. Il suo nome non è lega to ad alcuna dottrina filoso fica particolare o ad alcun orientamento teologico ben definito. Eppure l'erasmismo fu una realtà cultura le non meno del luterane simo alle cui sorti fu intrec ciato. Quel latino ineomparabile, scevro di pedanteria, preciso, colorito e vivo con cui Erasmo diffuse in tutta l'Europa colta i propri idea li etico-religiosi, valendosi di tutte le forme letterarie, dalla prosa alla poesia, dal dialogo al trattato, dalla letteratura al saggio, po chi ormai lo leggono. Quello stesso latino che rendeva Erasmo familiare ovunque si recasse — nei Paesi Bassi, in Francia, in Svizzera, in Germania, in Polonia, in Ungheria, in In ghilterra — è divenuto or mai una barriera che rende ovunque Erasmo uno straniero. Erasmo è ancor oggi un classico tra i più moderni e attuali. Ma di lui si leggono ormai, e solo in traduzione, la Stultitiae lana, che apparve nel 1511, e i Colloquia familiaria, dati alle stampe nel 1526. * * Tra non molto prenderanno l'avvio le celebrazio ni del quinto centenario della nascita di Erasmo. Controversa è la data di questa nascita perché Erasmo, figlio di una relazione irregolare, ricoprì di mistero natali e parentado. Sappiamo che nacque a Rotterdam nella notte dal 27 al 28 ottobre, probabilmente nel 1466. Ma alcuni lo fanno nascere nel 1465 e altri stabiliscono date diverse. Erasmo non creò teorie o sistemi, ma atteggiamenti spirituali. Questi atteggiamenti sono il suo retaggio autentico e moderno. In questa nostra epoca divisa da profondi conflitti ideologici, economici e razziali l'umanismo erasmiano può ancor oggi costituire un modello. L'erasmismo significò in Europa gusto delle bonae literae e della cultura classica. Ma significò soprattutto difesa della tolleranza e della pace, amore della libertà di pensiero, ideale di una religiosità semplice e schietta, ricca di accenti morali, riattinta alla purezza delle fonti e sottratta alle sottili e capziose controversie teologiche. Significò avversione per la ignoranza, la violenza, l'intrigo, il sopruso, il fanatismo. Vissuto in un secolo di accese passioni religiose, che finirono poi per travolgerlo, immerso egli stesso in contraddizioni radicali che si conciliavano solo nel suo spirito armonico, mentre si urtavano violentemente nella realtà, Erasmo fu un uomo conciliante sconfitto da un'epoca intran sigente e dogmatica. Ma egli ha il merito indubbio di aver anticipato lo spirito moderno, in alcuni dei suoi caratteri più essenziali e significativi sotto il profilo etico e intellettuale. Se confrontiamo Erasmo con altre grandi personalità del suo secolo, che furono nature passionali, energiche e violente, dobbiamo concludere con lo storico olandese Huizinga — autore di un bel libro sul suo grande conterraneo — che Erasmo era troppo intelligente ed equilibrato, troppo fine di gusti, troppo libero di mente, troppo poco fornito di quella stultitia che glorificò, come elemento indispensabile alla vita, per trasformarsi, come molti attendevano da lui, in personaggio eroico e combattivo. Non si può paragonare la vellutata mitezza di Erasmo con la forza legnosa di Lutero, con il ferreo rigore di Calvino, con l'ardore impetuoso di Loyola, e neppure con i forti temperamenti di Diirer o di Michelangelo. Ma Erasmo lottava alla smo maniera. Credeva con fiducia nella possibilità di educare e far progredire la natura umana. Erasmo ha precorso non pochi aspetti di Lessing, Rousseau, Voltaire, Herder, Pestalozzi, Locke e, in generale, egli ha creato la premessa e il paradigma per ogni atteggiamento antidogmatico. * * Erasmo significa lucidità ed equilibrio che fanno argine al fanatismo e allo spirito settario. Il suo garbato scetticismo, la sua critica umoristica e scanzonata ma incisiva e mordace, tutt'altro che priva di patos morale, la sua costante polemica contro astruserie e cavilli teologici, contro pratiche superstiziose e grossolane, contro il demone della fazione e della discordia, fanno di Erasmo un grande antesignano della cultura moderna, un testimone e un apologeta di una ragione illuminata e rasserenante. Non si può certo affermare che Erasmo abbia precorso o auspicato lo sviluppo delle scienze naturali e sociali o che abbia promosso l'avvento di un mondo politico nuovo, riformato nelle sue strutture. La sua modernità non consiste, come quella di Baconer di Cartesio o di Galilei, nella spinta vigorosa data alla ricerca empirica o al calcolo matematico, e neppure nella proposta di radicali riforme sociali, bensì in un nuovo etos morale e intellettuale. * * L'humanitas erasmiana ha radici nella tradizione classica e cristiana, rammodernata e purificata, ma è anche, e soprattutto, sincerità di cuore, purezza di costumi, fastidio per ogni forma di filisteismo, di pedanteria, di volgarità e di grettezza. L'uomo Erasmo ha limiti e difetti: ama troppo il quieto vivere, si rifugia volentieri nel compromesso, non disdegna prebende e mecenati, vive troppo per se stesso, è prudente e timoroso al di là del lecito. Ma nessuno può mettere in dubbio la sua buona fede quando auspica un Cristianesimo semplice e puro. « Io vorrei — afferma Erasmo — che il Vangelo e le Lettere di San Paolo fossero letti da tutte le donnicciuole, fossero tradotti in tutte le lingue, che il contadino potesse cantarli presso l'aratro e il tessitore trame ariette da intonare presso il telaio, e i viaggiatori farne argomento di conversazione perché sembri più breve il cammino ». Un cristianesimo di questa natura, umano e cordiale senza dubbio, non manca di elementi ammanierati e letterari. Il Concilio di Trento finì per condannare, con l'eresia luterana e calvinista, anche Erasmo con le sue disinvolture e i suoi travestimenti classicheggianti, con i suoi modernismi intrisi di umori razionalistici e di veleni anticlericali. Posto nel mezzo di una lotta aspra e implacabile tra cattolici e protestanti, Erasmo, l'uomo che non amava prendere partito, finì per scontentare entrambe le parti. Ognuna aveva di che dolersi. Spiacquero ai cattolici più intransigenti l'ironia e il sarcasmo erasmiani che non risparmiavano le gerarchie ecclesiastiche, gli ordini monastici e i loro costumi non irreprensibili, le astruserie teologiche, il culto quasi feticistico delle reliquie, lo spirito avido e mercantile infiltratosi nella vita religiosa. Erasmo, con il più amabile dei sorrisi, mise sotto processo la corruzione e la mondanità di quella Chiesa cui lui stesso apparteneva, anche se la Chiesa lo aveva ricoperto di favori e privilegi, I protestanti, che lo ritennero a lungo uno dei loro, alleato alla loro causa di riforma della Chiesa, lo consideravano infine un pavido e un transfuga, un uomo troppo curante delle cose mondane e dei suoi agi. Erasmo nella realtà esercitò una specie di satira volterriana contro i costumi | corrotti del clero, ma non intendeva certo rovesciare le istituzioni e la gerarchia della Chiesa. Nell' epoca passionale e intransigente in cui Erasmo visse, egli rimase nonostante la sua fortuna letteraria, uno scrittore « inattuale ». Non ebbe, come s'è detto, un pensiero organico e coerente. Il suo tentativo di riunire in un placido abbraccio Socrate, Cicerone e Seneca con Cristo, Paolo e Agostino era compiuto senza fondamenti filosofici, senza il possesso degli strumenti concettuali e teoretici che avrebbero potuto assicurare a quella strana operazione di connubio o sincretismo culturale un minimo di validità. Il pensiero di Erasmo ha un suo etos, ma non ha alcuno sfondo metafisico. La stessa ragione di Erasmo non è la ratio, Vintellectus, il logos dei filosofi, ma una specie di common sense, una ragionevolezza imbevuta di equilibrio e di humanitas, contraria ad ogni estremismo, nemica dell'ignoranza e della superstizione. E' infatti significativo che l'opera più famosa di Erasmo abbia come titolo Elogio della follia. L'equilibrata ragione erasmiana non è affatto arcigna verso le esigenze della passione e del sentimento quando questi ultimi non assumano forme aberranti o tralignanti. Gli uomini vivono anche di illusioni generose, di immagini care alla fantasia, di slanci generosi del cuore, di sogni e chimere che conferiscono a una esistenza spesso scialba e monotona fascino e colore. Remo Cantoni