«La coscienza di Zeno» di Svevo in uno spettacolo dello Stabile genovese

«La coscienza di Zeno» di Svevo in uno spettacolo dello Stabile genovese La prima della commedia ieri seva al Teatro Carignano «La coscienza di Zeno» di Svevo in uno spettacolo dello Stabile genovese Il romanzo dello scrittore triestino è stato ridotto per la scena da Tullio Kezich Alberto Lionello interprete dell'impegnativo personaggio con la regìa di Squarzina Delle tredici commedie che Italo Svevo scrisse, una soltanto gli fu rappresentata, lui vivente. E con scarsa' fortuna. Un'altra, celebrandosi il centenario della nascita dello scrittore triestino, fu messa in scena nel '61 dallo Stabile della sua città. Era Un marito, ebbe un successo di stima. Per arrivare su un palcoscenico, e in modo non effimero, Svevo ha dovuto attendere la riduzione teatrale del migliore, forse, dei suoi tre romanzi: La coscienza di Zeno. Un'ironia della sorte, che indubbiamente lo avrebbe divertito. E1 stato un suo concittadino, Tullio Kezich, a rendergli questo servizio: ottimo o pessimo a seconda che si convenga o meno sull'opportunità di portare sulla scena un'opera narrativa. E che opera. La coscienza di Zeno può sembrare, e lo è, un romanzo troppo acuto e troppo complesso per essere- tradotto senza danni per il teatro. La sua stessa struttura — un lungo racconto autobiografico, ricco di divagazioni e di reticenze — rende assai arduo fissare in battute perentorie e irrevocabili quel continuo « flusso della coscienza > che avvicina l'isolato Svevo alla narrativa della memoria di un Proust e di un Joyce, ^ed ora anche dell'austriaco Musil. E tuttavia, almeno parzialmente, il Kezich vi è riuscito. Nel modo più semplice, e più umile. Con le parole stesse cioè dello scrittore e nel rispetto dello schema della sua opera che è quella di una supposta confessione scritta a scopo terapeutico, e per consiglio di unr. psicanalista, da Zeno Cosini, benestante di nascita e commerciante a tempo perso negli ultimi lustri del governo austro-ungarico a Trieste. Siamo, si badi, nel 1914. Scrittore inattuale soltanto perché era sempre in anticipo su i suoi tempi, Svevo già aveva introdotto nei suoi libri le dottrine di Freud. Ma che le amasse, c un altro conto. Anzi ne diffidava Ad ogni modo, la commedia si apre in uno studio medico: steso su un divano, il protagonista narra al dottor S. la propria vita. E questa o almeno quanto può esserne rappresentato sulla scena, gli viene incontro negli episodi principali. Dapprima la morte del padre, uno dei capitoli più alti del romanzo, in cui l'ironia s'acqueta e si trasfigura in purissimo dolore Poi l'iniziazione di Zeno al mondo degli affari e la conoscenza con il futuro suocero. E quindi l'ingresso in casa di costui dove, fra quattro sorelle, Zeno s'innamora di Ada ma finisce con lo sposare Augusta, dopo aver chiesto anche Alberta: ed è una scena assai divertente. Ormai il personaggio è delineato: velleitario e introverso, malato immaginario e autentico nevrotico, Zeno * vede > le proprie azioni prima d: compierle. E se sono riprovevoli ne anticipa il rimorso. Dopo, non ne prova. Ma non sa ciò che vuole. Eccolo, nel .secon do tempo, tradire la moglie con una giovane cantante per riaccendersi subito di amore coniugale E ancora aiutare ;1 cognato, che ha sposato la bella Alla, nei suoi fantasiosi commerci e. nello stesso tempo, inconsciamente danneg- giarlo e quasi favorirne il suicidio. Il fatto è che Zeno non dice mai interamente il vero a sé stesso. Figuriamoci ai lettori. Le sue mezze verità rischiano, portate sul palcoscenico, di rimanere inchiodate in una verità assoluta. O in un'assoluta menzogna. Questo rischio, nel secondo tempo, il Kezich non sempre l'ha evitato. E, in generale, avendo egii premuto il pedale sugli aspetti più comici della vicenda e delle situazioni, ha finito col rimanerne un po' all'esterno. Il che era anche inevitabile. Ma la riduzione è, nel complesso, assai felice. Quanto allo spettacolo che per lo Stabile di Genova ne ha ricavato Luigi Squarzina, già se n'è parlato, e autorevolmente, quando lo scorso anno fu presentato al festival veneziano della prosa. Da allora esso è stato premiato a St-Vincent e col San Genesio: riconoscimenti largamente meritati da un regista che, valendosi dell'essenziale scenografia di Gianfranco Padovani e dei suoi intonati costumi (appropriate anche le musiche del Liberovici), trascorre 3enza sforzo apparente dal romanzo all'azione teatrale, entrando nell'una e uscendo dall'altro con tocchi sapienti e delicati. In questo continuo scambio, anehe Alberto Lionello è assai bravo nel passare dal monologo al dialogo con gli altri personaggi, ora narratore, ora lui stesso personaggio. Se talvolta sottolinea troppo la nota comica, è mirabilmente sobrio in altre occasioni come nel- Pl'apocalittica e singolare profezia di una catastrofe atomica che conclude il romanzo e la commedia. Con il Lionello, anch'egli premiato a St-Vincent, hanno efficacemente collaborato Paola Mannoni e Laura Rizzoli (Ada e Augusta), Pina Cei! gustosa suocera, Checco Ris Mdale mbaafcecosasone, grave psicanalista, Aldolv Pierantoni, Edoardo Toniolo, Mario Erpichini, Marzia Ubai di, M Fenzi, la Costa e molti altri. Tutti afflatati e solerti e tutti assai applauditi, e chiamati numerose volte alla ribalta, dall'attento pubblico che affollava il Carignano. Successo adeguato ad uno spettacolo di notevole valore che sarà replicato sino al 28 no- vembre. a. bl. IMlMIIIIIMItltlllllItlllllllllI IIII h L'attrice Geppy Costa e Alberto Lionello interpretano « La coscienza di Zeno »

Luoghi citati: Genova, San Genesio, Trieste