Il cinema russo tra disgelo e conformismo nei film inviati alla "Settimana,, di Milano

Il cinema russo tra disgelo e conformismo nei film inviati alla "Settimana,, di Milano La rassegna si à inaugurata domenica con «Guerra e pace» Il cinema russo tra disgelo e conformismo nei film inviati alla "Settimana,, di Milano Sei pellicole in programma - Fa spicco « Ho vent'anni », di Khutsiev, che dispiacque a Kruscev per la sua spregiudicatezza - Le opere dell'« avanguardia » e i prodotti dell'accademia E' in corso a Milano, presso i locali del Mifeld, la < Settimana del cinema sovietico », inauguratasi 'domenica sera, davanti a un folto pubblico di invitati, presenti il vice ministro Wladimir N. Golovnia. il regista Marlen Khutsiev e le attrici Ludmilla Savelyeva e Galina Polskikin, col voluminoso fdm Guerra e pace, dal romanzo di Tolstoi, diretto dal regista Sergei Bondarciuk. L'iniziativa, cui risponderà a febbraio una « Settimana del cinema italiano » a Mosca, ha per scopo di far conoscere al nostro pubblico le opere più cospicue della recente produzione sovietica nell'antivigilia (mancano ancora due anni) della celebrazione cinematografica del cinquantenario della rivoluzione sovietica. Le pellicole prescelte per la rassegna milanese sono, oltre la succitata, Ho vent'anni di Marlen Khutsiev, di cui la critica italiana parlò ampiamente dall'ultima Mostra di Venezia, /( padre del soldato di Tchkheidze, Le ombre degli avi dimenticati di Paradjanov, C'era una volta un vecchio e uni. vecchia di Ciukrai (presentato all'ultimo Festival di Cannes) e Morozco di Rou L'antologia, ch'è stata curata, come ha detto il vice ministro Golovnia, per la sensibilità del pubblico italiano, permette di giudicare la recente evoluzione del cinema russo dopo l'abbandono delle rigide posizioni staliniane, evoluzione che ha chiamato in causa registi per lo più nati fra il '20 e il '30 lontano dalle ombre del Cremlino, quali, nella fattispecie, gli ucraini Bondarciuk, Paradjanov e Ciukrai, e i georgiani Khutsiev e Tchkheidze. Il travaglio d'un cinema di transizione, non ancora interamente sollevato dalle servitù propagandistiche ma già notevolmente aperto a concetti umanistici, a disinteressate ricerche psicologiche, ha il suo più cospicuo rappresentante in quel Ciukrai per il quale si può dire sia stata coniata la parola « disgelo »; un regista da giudicare non tanto in base al rugiadoso e alquanto debole C'era una volta un vecchio e una vecchia dove il problema dell'infedeltà coniugale riceve una soluzione ambigua e bozzettistica, quanto nelle sincere ansie d'apertura ideologica espresse, come tutti sanno, nei precedenti « Il Quarantunesimo », < Ballata d'un soldato » e « Cieli puliti ». Accademismo e deamicisismo sono gli opposti scogli in cui var.no spesso a sbattere questi pur benintenzionati registi del nuovo corso sovietico. Se dal primo non si può dire che si salvi il grandioso Guerra e pace di Bondarciuk, dal secondo è quasi immune Ho vent'anni di Khutsiev acuta e spregiudicata indagine, come già si disse da Venezia, d'un momento di crisi della gioventù moscovita, combattuta tra la fedeltà al passato e il bisogno d'aprirsi, coi propri mezzi, una strada nuova nella società sovietica. L'opera dispiacque a Kruscev, alla cui collera il regista dovette purtroppo concedere qualcosa nel conformistico finale. A una tematica meno progredita, ancora arroccata alla guerra, sembra invece rispondere Il padre del soldato di Tchkheidze, di cui si ricordano «L'asinelio di Magsana » ed dispiaceri di Saulia », mentre Le ombre degli avi dimenticati di Paradjanov, premiato di recente a Mar dei Piata, toglie da un racconto dell'ucraino Koziubinskij, ambientato fra taglialegna e pastori della Carpazia, gli elementi per una versione rusticale e suggestivamente folcloristica dell'eterna vicenda di Giulietta e Romeo. Infine il favolismo sim bolico di Morozco dedicato a un proverbiale « Babbo Gelo » compie la prospettiva di que sta « Settimana », che con le sue luci e le sue ombre consentirà al pubblico milanese di farsi un'idea abbastanza chiara dei fremiti e dei ristagni in cui si dibatte il mio vo cinema sovietico, erede di une. gloriosa tradizione figura tiva. 1. p Le attrici russe Ludmilla Savelyeva, a sinistra, e Galina Polskikin a Milano per la Settimana del film sovietico

Luoghi citati: Cannes, Milano, Mosca, Venezia