Cercatori di Dio

Cercatori di Dio ATEISMO E FILOSOFIA MODERNA Cercatori di Dio Due sono le vie per le quali i filosofi contemporanei accedono al problema di Dio. La prima prende in esame il fenomeno dell'ateismo per accertarne le condizioni filosofiche, morali c sociali e cercare così di eliminarlo alla base. La seconda, più tradizionale, prende in esame il mondo dell'esperienza umana c cerca di scorgere in esso gli indizi o le prove della presenza di Dio. I filosofi francesi e italiani preferiscono, in questo momento, la prima via; i filosofi anglosassoni, la seconda. Due libri usciti in Italia l'anno scorso, // problema dell'ateismo di Augusto Del Noce (Il Mulino, Bologna) c l'Introduzione M'ateisino moderno di Cornelio Fabro (Editrice Studium, Roma) possono essere addotti come esempi della prima via. Entrambi questi autori considerano l'ateismo come radicato nella nostra società in quanto risultato inevitabile della filosofia moderna, che aderendo, da Cartesio in poi, al razionalismo c all'immanentismo, avrebbe reso impossibile il riconoscimento di Dio c del suo autentico rapporto con l'uomo. «Razionalismo» significa infatti riduzione della realtà a ciò che la ragione può intendere c giudicare, quindi esclusione della possibilità del « si prannaturale » che sfugge alla ragione. « Immanentismo» significa riduzione della realtà a ciò clic c presente alla coscienza umana, uuindi negazione della Dossibilità del a Trascenderne » (cmc del divino») che è. per definizione, al di là dcll'unmn Se razionalismo e immanentismo sono ' caratteri della filosofìa moderna c se la società moderna nella sua struttura, nelle Mie istituzioni, nei valori c negli ideali che li reggono, è conforme a questi caratteri, l'ateismo c una sua condizione costitutiva perche c:sa è portata a non fare alcun conto di ciò che c al di là dell'uomo, della sua ragione c del suo mondo Questa è infatti la tesi sostenuta da Del Noce c Fabro con ricchezza di riferimenti storici e pacatezza di argomentazione. Del Noce c Fabro sono infatti ben lontani dal condividere l'uso che è irato tante volte fatto della parola « ateismo » cerne di un appellativo destinato a bollare d'infamia t propri avversari filosofici o religiosi; appellativo che è più espressione di intolleranza che di pensiero. Per essi, l'ateismo è una situazione filosofica c culturale estremamente scria e radicata: sicché l'unica difesa possibile della religione e dei suo concetto-base, quello di Dio, è la confutazione dei fondamenti dell'ateismo, cioè appunto del razionalismo e dell'immanentismo. Tuttavia, se si guarda alle conclusioni delle loro opere, si constata che l'ateismo risulta da esse un fenomeno assai più profondo ed esteso rli quanto comunemente si crede All'occhio linceo dei nostri due autori appare « ateismo■» non solo ogni fonia del panteismo (clic identifica Dio con la forza naturale che regge il mondo) ma mche il politeismo e l'animismo e ogni minima deviazione da quella linea di pensiero che costituisce la tradizione classica del cattolicesimo dal Medioevo ad oggi A questa stregua, quasi tutte le religioni e le filosofie orientali, il paganesimo e i suoi filosofi (compresi Platone e Aristotele), tutte le religioni primitive 'he ancora vigo no in molte parti del mondo e perfino alcune correnti religiose o filosofiche cristiane sarebbe;o manifestazioni dell ateismo. E se è cosi, l'ateismo non è soltanto, come dice Fabro, a il momento della verità » del pensiero moderno ma lo stato in cui si c trovata, si trova e (prevedibilmente) si troverà la maggiore parte del genere umano. * * La via che conduce a Dio atfiverso la critica dell'ateismo appare da ultimo, troppo stretta. Più larga è quella che cercano di aprire 1 filoso, che muovono da un'analisi dell'esperienza umana. In un libro recente intitolato // Dio che ne cerchiatilo (The God We Seek, Southern Illinois University Press) Paul Weiss, un filosofo dell'Università di Yale (Usa) ha inteso mostrare clic l'uomo, anche a parte da ogni speciale rivelazione, è in vari modi in rapporto con Dio. Già nell'esperienza comune, nella vita quotidiana, l'uomo entra in contatto con una realtà che è più vasta di ciò che percepisce ed è al di là di ciò che egli chiama la <ua coscienza o la sua esperienza. Ma nell'esperienza tipicamente religiosa, questa realtà rivela il suo carattere divino. Tutti gli esseri del mondo, visti sotto un certo aspetto, appaiono « sacri » cioè divinamente qualificati e derivanti da Dio: allo stesso modo che, sotto un altro aspetto, cioè esteticamente, .gli oggetti appaiono « belli ». Una comunità religiosa incarna Dio c si riferisce a Dio come a una realtà che è fuori di questa incarnazione. La egge morale, il diritto naturale con cui si giudica della validità dei diritti positivi, la storia stessa delle religioni si possono comprendere solo se si interpretano sulla base di un rapporto con Dio. Dio è la « perfetta unità di tutti i significati e di tutti i valori »; affermare che Dio esiste significa che Dio è al di fuori dello spirito umano c che è onnipotente cioè causa di tutto. Certo, l'idea che gli uomini si fanno di Dio non coincide con quella che Dio ha di se stesso. Ogni religione ha una propria idea di Dio e la diversità delle religioni è la diversità dei modi in cui Dio si presenta ed agisce nella vita degli uomini. Ma il compito della filosofia consiste nel mostrare che tutte le religioni sono possibili c che, al di là delle divinità delle varie religioni, c'è un Essere ultimo che è reale e attivo in ogni momento, indipendentemente da ciò che gli uomini dicono, pensano o fanno per lui o contro di lui. La conclusione di Weiss coincida, con quella del vescovo anglicano John Robinson in un libro apparso recentemente in traduzione italiana ( Dio non i cosi, Vallecchi, Firenze): Dio è sostanzialmente amore. « L'affermazione religiosa che Din esiste, — dice Weiss — è identica con l'ali ermazwne che tutti gli esseri sono amati per quello che sono da un unico costante Amatore. Dio solo ama sempre, senza compromessi o esitazioni; solo il suo amore è assolutamente appropriato agli usseri che lo ricevono ». E così, mentre ni via che conduce a Dio attraverso la critica dell'ateismo porta davanti a una porta stretta per hi quale passano solo pochi spiriti guidati da una rivelazione privilegiata, la via clic conduce :. Dio attraverso l'analisi dell'esperiènza sembra aperta a tutti gli uomini. Nel primo caso, la filosofia ha il compito di smontare pezzi dell'ateismo e di determinare un preciso e univoco concetto teologico. Nel secondo caso, ha invece il compito i; far leva sull'equipollenza -i stanziale delle religioni come vie diverse attraverso le quali 1 uomo viene in contatto con Dio nell'esperienza quotidiana * * Si può pensare che questa seconda via è troppo larga, come l'altra è troppo stretta Ma in realtà l'ima c l'altra di queste vie presuppongono già una fede religiosa, specifica nel primo caso, generica nel secondo Si tratta sempre dell'antico, venerabile tentativo della fides quaerens inteUectum: di una tede preliminare che cerca, attraverso la filosofia, di giustificarsi c chiarirsi, di trovare le proprie ragioni, i fondamenti della sua validità. Ma anche se la filosofia arriva a superare le difficoltà che le si prospettano quando porta al li mite o rende assoluti concetti come quelli di soprannaturale e di trascendenza, di mondo e di totalità, di onnipotenza c Hi onniscienza, e giunge cosi a formulare ipotesi religiosamente accettabili, si tratterà pur sempre, per l'appunto, di ipotesi, raggiunte e formulate con i mezzi di cui l'uomo dispone (l'esperienza e la ragione), perciò soggette, da parte di questi stessi mezzi, a critiche, a controlli, a revisioni, a modifiche che le lasceranno tuttavia sempre nello stato di ipotesi. Dal carattere problematico di queste ipotesi alla certezza della fede rcigiosa c'è un abisso. La fede è infatti il totale, fiducioso, amorevole abbandono dell'uomo a una Potenza che si prende cura di ui. che lo salva dai mali del mondo o dal mondo; e fiducia, abbandono, amore, non possono dipendere, nei loro valori assouri, dal grado di probabilità Hi un'ipotesi. Certo la condizione umana, che la filosofia può descrivere con i suoi mezzi, in quanto è soggetta al male, alla morte e agli infiniti pericoli che minacciano anche i destini più fortunati, è un forte incentivo della fede religiosa. Ma un incentivo non è propriamente una giustificazione, un fondamento razionale, t" assai difficile che la filosofia riesca a dare all'uomo la garanzia assoluta che la sua invocazione si trascendente non si rivolga a un cielo vuoto, che non si perda senza eco negli spazi. Ma se d'altronde riuscisse a darla, dove sarebbe il merito e la responsabilità della fede? Nicola Abbagnano

Luoghi citati: Bologna, Fabro, Firenze, Italia, Roma, Usa