L'Inghilterra laburista è un paese lontano dai vecchi schemi e dai modelli stranieri di Alberto Ronchey

L'Inghilterra laburista è un paese lontano dai vecchi schemi e dai modelli stranieri PIÙ' LUCI CHE OMBRE DOPO UN ANNO DI GOVERNO WILSON L'Inghilterra laburista è un paese lontano dai vecchi schemi e dai modelli stranieri Il partito governa «con virtuosa ostinazione» fidando su un solo voto di maggioranza - Se chiedesse le elezioni, quasi certamente le vincerebbe con un largo margine - Il laburismo di Wilson è meno ideologico, meno religioso e più empirico di ogni governo socialista del passato - Non ha nemici importanti a sinistra; rispecchia il momento di trapasso dal passato imperiale ad un futuro ancora imprecisabile - Forse il socialismo inglese non è più «socialista» nel senso tradizionale del termine; percorre una sua strada, che è di stretta solidarietà con l'Occidente (Dal nostro inviato speciale) Londra, novembre. Da ieri, Harold WUson 170verna l'Inghilterra con un solo voto di maggioranza alla Camera dei Comuni, per la scomparsa d'un deputato laburista. Anche se il seggio verrà recuperato in una del¬ le prossime elezioni suppletive, è possibile che Wilson chieda fra non molto le elezioni generali: in tale caso i laburisti, dopo un anno di governo « su misure strette », avrebbero forse una larga maggioranza (gli ultimi sondaggi prevedono un mar- <7ine dell'll per cento). Ma è possibile pure che Wilson prenda tempo, fino al pareggio della bilancia dei pagamenti e alla soluzione della crisi rodesiana. Governare nelle peggiori condizioni, con tenacia imperturbabile, è ormai una scommessa. E questo, per l'appunto, è il carattere del neolaburismo che impressiona di più l'opinione inglese. Mai una classe dirigente di ricambio aveva offerto un simile spettacolo di « virtuosa ostinazione », con rigore amministrativo, senza rimpianto per i vecchi miti di partito e senza trasformismo, o abbandono, o malinconia dinanzi alle « delusioni del potere ». All'inizio, il laburismo fu religioso, in attesa dell'avvento, sebbene già la Società fabiana ammonisse che niente sarebbe venuto dal di fuori, ma tutto dall'interno dell'evoluzione del proletariato, per gradi quasi impercettibili. Un giorno, nel 1902, Trotsky entrò con Lenin e la Krupskaya in una chiesa londinese. La folla cantava un inno: «Almighty God, Dio onnipotente, fa che non ci siano più ricchi...». Il partito laburista era nato due anni prima. Trotsky scrisse: « Non posso credere alle mie orecchie ». Poi viene il laburismo di Mac Donald (l'uomo della « esuberante incoerenza », come lo ricorda Malcom Muggeridge), che segnò gli anni delle passioni-delusioni e dei neri tradimenti, fino al compromesso con la destra di Baldwin e Chamberlain. Eppure fu proprio quello il periodo in cui il socialismo apparve inevitabile; -milioni di disoccupati, sebbene l'Inghilterra fosse all'apogeo della sua potenza mercantile e. imperiale, dinanzi all'incapacità dei governi a superare la «grande crisi». Più tardi, nel secondo dopoguerra, fu la volta del laburismo di Attlee e Stafferà Cripps: austero, irenico, molto morale e poco 'iitale, un po' lamentoso. Per necessità e insieme per vocazione, quegli uomini erano egualitari nello spirito dei razionamenti, vegetariani e puritani. Dilatarono con placida fede il settore pubblico dell'economia, istituirono l'assistenza sanitaria di Stato, concessero l'indipendenza all'India. Eppure quell'Inghilterra, molto civile nei suoi giudizi di valore, non ebbe slancio, f. un mite beghinaggio del socialismo. Adesso lo stile di Wilson e Brown è tutt'altro: perfettamente laico, mondano, «dissacrante». Harold Wilson, col suo rigoroso tecnicismo di scuola oxoniana, con '.a sua scala di imlori bene impressa nella mente ma tenuta implicita, non è uomo da sermoni: dallo schermo televisivo, fissandovi come chi sa dove vuole andare e quali mezzi usare, ma non vuole impervi un « credo » finalistico, si limita a leggere lucidi teoremi. Egli parla solo di cose immediate, poiché tale è il primo compito d'un governo :n } i o e o a o e a n o a i o l e l i a o questo paese. Ma certamente non è tutto li, come non ò tutto negli atteggiamenti con i quali corteggia l'amore britannico per le cose modeste e lo scetticismo: la pipa ricurva, l'impermeabile Gannex rovesciabile, le battute anti ■ ideologiche («onestamente, io non ho mal letto Das Kapital, ho studiato la materia dal punto di vista storico»). A sua volta, George Brown è popolare anche grazie alla sua primaria semplicità esteriore: il gusto della birra scura, o di canzoni plebee come « Hello, Dolly! ». Ma sia Wilson che Brown amano il «senso dello scopo» al modo dei moralisti, l'efficienza al modo degli economisti, la scala delle « priorità » ni modo dei sociologhi. Questo laburismo di nuovo folklore inglese persegue un suo «modello di sviluppo », al quale affida l'evoluzione verso un certo tipo di società (un certo tipo, non altri) con zelo amministrativo e ostinazione politica. Ma non è precettizio, verboso, burocratico. E' dimesso ma non melanconico, non deprime. Convive benissimo con l'Inghilterra gaia: la generazione dei «Mods» che si vestono in Carnaby Street, le feste di Chelsea, le vanità stagionate della borghesia «Whigz, il boom del nuovo cinema londinese (vitalistico o dedito alla vivisezione, come in «Darllng») e l'eleganza alla Jean Shrimpton. Dal '45 al '51, con i vecchi laburisti, Londra era tetra; oggi è allegra, nonostante le crisi della sterlina. Il neolaburismo tende all'essenziale, è duttile, versatile, eclettico (lo à persino in politica estera, apprezzando quel che può del johnsonismo, flirtando con i russi, bussando e ribussando con Gordon Walker e Michael Stewart alla porta dei cinesi). Ma è diverso, sempre più diverso dal modo continentale di essere a sinistra. Mentre la cultura di sinistra, in Francia e in Italia, appare ogni giorno più letteraria, eticìzzante (delusa dalla economia) e regredisce dall'asserita «.scienza» all'utopismo pre - marxista, o passa armi e bagagli alla psicologia, il laburismo insiste su alcuni temi determinati. Per esempio questo: che fine hanno fatto i «modelli di sviluppo » del socialismo orientale* La pianificazione russa ha perso colpi e prestigio: da tre anni si sa solo che deve cambiare. La Jugoslavia, nel momento in cui ha voluto sperimentare una democrazia economica, è sprofondata in una inflazione di tipo quasi brasiliano. La Cina è fuori questione, rispetto all'Europa è il pianeta Saturno. Proprio dall'Est viene la conferma che il laburismo inglese poteva solo cercare soluzioni proprie, di tipo occidentale, per una società articolata: e lo sta facendo tuttora, nonostante una maggioranza solo simbolica alla Camera dei Comuni. E' Wilson un socialistaf Già nel '^5 Stalin negò in pubblico che il laburismo di Attlee potesse giudicarsi socialista, sebbene lo concedesse in privato, una volta o due. « Sono convinto — ha scritto Gilas — che questo suo comportamento fu determinato dai dissensi fra lui e il governo laburista nel campo della politica estera ». Ma se nel '1,5 e nel 'I§t i laburisti erano additati da Mosca quali complici dell'imperialismo, oggi i sovietici lo sono da Pechino. « Un puro — come ha osservato Pietro Ncnni — trova sempre uno più puro che lo epura ». Mai come oggi fu scarso in Inghilterra il « fllocomunismo» inteso quale fiducia nei «modelli* dell'Est. Praticamente, non esiste del tutto. L'uno dopo l'altro si chiudono i Clubs della New Left Review, gli stessi poeti della «rabbia» non hanno più rabbia, i pacifisti non gridano più in Trafalgar Square e sì dividono in quindici sette. Tutto questo non succederà per caso, o perché Wilson è la maga Circe. A Londra non ci sono nemmeno i «.Vietniks» (i giovani Beatniks che protestano per il Vietnam), poiché Wilson, dopo tutto, ha tentato tre o quattro volte di stabilire un dialogo con la Cina: il solo presupposto d'una solida critica alla politica americana. Ma il governo cinese, che pure non giudica Londra alla stregua d'un «nemico», affidando ancora le sue riserve auree e valutarie alla Banca d'Inghilterra, non cercava mediatori, sperando di sconfìggere l'America. E allora, come si può sostenere che Wilson tace sul Vietnam in cambio d'un aiuto americano alla sterlinaT (Washington, in realtà, è chiamata al soccorso monetario senza contropartite: semplicemente perché, se cadesse la sterlina, cadrebbe anche il dollaro). L'Inghilterra laburista è fuori dalle responsabilità più dirette, è incline piuttosto all'introspezione. Ma pure su questo terreno, solo un'illusione ottica può suggerire che la politica di Wilson sia contestata con vigore da posizioni di sinistra. Il potente sindacato dei trasporti, che al congresso laburista ha avanzato riserve, per esempio, sulla « politica dei redditi i,, e ha rappresentato il grosso dell'opposizione, sviluppa v.n discorso puramente rivendicativo e non politico. Henry Nicholas, il segretario di questo sindacato (già diretto da Cousins), argomenta su resi die potrebbero essere condivise dalle tendenze più « dinamiche » e privilegiate del neocapitalismo. « Se il lavoro costa poco — m'ha detto — manca l'incentivo a sviluppare la tecnologia ». Non diverso è l'argomento opposto alla «politica dei redditi» da Paul Chambers, manager della grande industria chimica, che è privilegiata perché ha i margini più alti di produttività (ma se il lavoro costa troppo, risponde Brown, che pensa all'economia nel suo insieme, la nuova tecnologia resta un desiderio perché mancano i capitali da investire). Un capitolo a sé, infine. è il confronto fra l'Inghilterra laburista e l'America di Johnson. I laburisti apprezzano l'efficacia del metodo johnsonìano, la economy of consensus; e il boom degli Stati Uniti è popolare fra gl'inglesi. Ma va da sé che nemmeno il « modello di sviluppo » americano è giudicato imitabile in queste isole: e non solo per motivi di «scopo», ma per impedimenti d'ordine pratico. L'economista Schumaker, consulente del National Coal Board, mi ha citato alcuni esempi: «... Se tutta la popolazione della Terra, tre miliardi di uomini, fosse concentrata negli Stati Uniti, la sua densità per miglio quadrato sarebbe ancora inferiore a quella dell'Inghilterra e del Galles... E le risorse? II carbone estratto in superficie nell'Ohio costa 4 dollari la tonnellata, quello dello Yorkshire 10 dollari. L'America può anche sopportare sperperi, noi no. L'America può dimezzare le ferrovie e affidarsi alle autostrade. Possiamo noi liquidare l'intero " ricamo di ferro " vittoriano? E così di seguito...». E a parte l'economia, le ideologie, i problemi, vi è in Inghilterra un trasognato, orgoglioso senso di distacco, di estraneità qualitativa verso il resto del mondo: l'Europa dei nazionalismi imperiosi, l'Oriente dei despotismi, l'America delle psicosi emotive. Almeno in questo, laburisti e liberali e conservatori concordano: la Gran Bretagna, nel fondo, è la Gran Bretagna. Essendo tale, non cerca modelli stranieri. Secondo Arthur Koestler, fatte le somme, un inglese ragiona pur sempre in questo modo: «... Un coltello, per esempio, è chiamato couteau dai francesi, Messer dai tedeschi, e cosi via, mentre noi inglesi lo chiamiamo knife, che dopo tutto è ciò che un knife realmente è... ». Alberto Ronchey