Divorzio, matrimonio e obiettori di coscienza

Divorzio, matrimonio e obiettori di coscienza Due problemi discussi con molta confusione Divorzio, matrimonio e obiettori di coscienza Nel dare esami mi accorsi che non si salvava lo studente incerto col dirgli: « Chiudi il libro e guardati intorno; dimmi come vedi una vendita, un matrimonio, un comune, una parrocchia ». Quel trapasso dal testo alla osservazione della realtà, era supcriore alle sue forze. Credo che ciò non segua solo per gli studenti; la gente è proclive a ripetere il già detto, a ripercorrere le vie già battute, senza controllare se gli argomenti di ieri valgano ancora oggi. In queste settimane si è parlato di « piccolo divorzio » (ma perché questo nome? Tutte le leggi che ammettono il divorzio lo consentono solo in detcrminati casi) e di obiettori di coscienza. Ed ho sentito riportare tutti i vecchi argomenti: parlare dai divorzisti come Paolo Giacometti in quella Morte civile che si recitava ancora quando ero ragazzo e che è del 1861, dagli antidivorzisti come se si potesse astrarre dal considerare la società di tutti gli Stati europei ed americani e soprattutto senza tastare il polso alla società italiana d'oggi. In tema di obiettori di coscienza, citare i grandi teologi, impostare la questione nei termini più augusti, il bene comune, il dovere del cittadino verso lo Stato, il diritto di non compiere ciò che si ritiene peccato. Mi sembra strano che i divor zisti si rifacciano sempre al coniuge pazzo o condannato : grave pena; non avvertano che ha una certa grandezza l'idea del vincolo per la vita che porta ad espiare insieme l'innocente con il colpevole (è lo spunto cui attinge anche un popolare romanzo di Somerset Maugham, Vacanza di Natale, con connesso film): più sconcertante è il caso de! coniuge italiano che resta legato mentre la straniera che ha sposato si è ricostituita nel proprio paese una famiglia, legittima, rispettata, spesso bene detta dalla sua religione. Strano che gli antidivorzisti ripetano che, se si ammetta una sola ipotesi di divorzio, non c'è più matrimonio, sicché questo istituto, che pensiamo universale sarebbe invece proprio di un piccolo numero di Stati; e non si domandino se di fronte al problema del divorzio si debba guardare al costume più che al diritto; non ricordino, vedendo sui rotocalchi il ritratto del Duca di Windsor, che in uno Stato divorzista un re ha dovuto rinunciare al trono per poter sposare una divorziata, e non si allarmino invece della porta aperta nelle case italiane, di ogni ceto e di ogni opinione politica, a tutte le coppie illegittime. Obiezione di coscienza. Comprendo certi fogli di estrema destra che fiutano giustamente nell'obiettore l'uomo più avverso ad oani dittatura, dichiarata o larvata, attuale o virtuale; quegli che non accetta l'espediente che magari gli è offerto per salvare capra e cavoli, ma vuole affermare il principio, testimoniare con anni di carcere. Per questi fogli è vitale impedire, nonché l'ammirazione, il rispetto per l'obiettore, ridicolizzarlo o farlo apparire un vile. Ma fuori di questa cerchia, fortunatamente ristretta, non comprendo come i più non sentano che non è il caso di ricorrere ai grandi principii: che l'uomo deve avere scolpiti nel fondo della sua coscienza, ma invocare soltanto quando sia necessario. Non occorre riconoscere il diritto di non prendere le armi anche a chi viva nella città assediata, nella Costantinopoli del 1453, dove il turco si appresta a fare strage ed a trarre schiavi. Basta rifarsi al principio che lo Stato deve chiedere ai cittadini solo ciò che sia necessario; e rammentare che oggi l'eventuale guerra, ai cui pericoli tutti indistintamente rimarrebbero esposti, sarebbe però posta in essere da un ristretto gruppo di specialisti. Se non si fa un esercito solo di questi, è per il timore di creare — con l'esercito di mestiere — dei pretoriani; di produrre smantellando le strutture attuali altra disoccupazione (si pensi quel che sono le industrie militari minori, dai pirotecnici alle sartorie; si ricordi che qualche anno fa Sulmona fece una mezza sommossa per la soppressione del distretto, che nuoceva alla sua povera economia). Inoltre si ritiene che l'esercito com'è abbia ancora un compito di fusione regionale e sociale, possa strumento d'istruzione e acsplcvcscnopclacvspSlstbvc di educazione, abitui i giovani alla disciplina dell'obbedire Ma non sarebbe certo contrario al bene comune che i giovani potessero scegliere in luogo della milizia una di quelle attività ingrate od umili, da cui sempre più si rifugge: essere maestro nel comune sperduto ove nessun insegnante vuole risiedere, od infermiere in ospe dale, o becchino in un cimitero (ancora il ricordo di un film, dell'antico soldato che si dedica a quest'opera di pietà); e se fosse per due anni uno di que gli artigiani di cui tanto sen damo la mancanza (la difficoltà di avere lo stagnaro od il vetraio)? Non constato solo questa tendenza a ripetere il già detto ed a disancorare i problemi dalla realtà; scorgo anche, di fronte all'Italia del principio del secolo, una certa clcricalizzazionc non accompagnata, purtroppo, da un incremento di religiosità. Le lettere di coniugi infelici fanno appello non tanto allo Stato per chiedere: « Potete imporci un vincolo che la più gran parta degli Stati della stessa civiltà non ammette? », bensì alla Chiesa, invocando: « Dio non può addossarci quest'oliere ». Al che l'autorità ecclesiastica può impeccabilmente rispondere che i voleri di Dio sono imperscrutabili e non suscettibili di essere giudicati dall'uomo, che Cristo non ha garantito sulla terra altra felicità che quella che nasce dalla completa sottomissione alla volontà di Dio, dalla spontanea rinuncia, dall'amare gli altri più di noi; che quasi tutte le religioni vedono il compiersi della giustizia, il compenso alle sofferenze, in una vita ultraterrena. E sull'obiezione di coscienza, sento invocare teologi, sfruttare in un senso o nell'altro un passo di discorso del Papa, una frase tratta dagli atti del Concilio. Come se non fosse problema tutto politico e di legislazione statale. Malgrado la mia tenace fede nello Stato, accetterei di buon cuore questo dimenticare lo Stato per guardare la Chiesa, se lo vedessi accompagnarsi ad un rifiorire di religiosità. Ma, specie rispetto a questi problemi, scorgo invece una mentalità accomodante, quella che un tempo si diceva (ingiustamente per la Compagnia, disconoscendo il valore psicologico ed umano della casistica) mentalità gesuitica. Si è avversi all'obiettore di co- scienza, ma non ci s'indigna alsentire dei mezzucci con cui il giovane ha strappato l'esonero dal servizio militare, che gli avrebbe sottratto un anno e mezzo utili per la sua ascesa; avversi al divorzio, ma si riceve in casa, si può essere amici, con la coppia che ha risolto il problema senza chiedere la pronuncia di giudici, non preoccupandosi neppure delle rovine che può avere creato. Non ritrovo né il cattolico con l'assillo del peccato; né l'italiano di Mazzini; né il ribelle del primo socialismo. A. C. Jemolo

Persone citate: A. C. Jemolo, Mazzini, Paolo Giacometti, Somerset Maugham, Windsor

Luoghi citati: Costantinopoli, Italia, Sulmona