Il «Nobel» Chain sarà assolto in istruttoria o rinviato a giudizio per oltraggio al P.M.? di Guido Guidi

Il «Nobel» Chain sarà assolto in istruttoria o rinviato a giudizio per oltraggio al P.M.? il telegramma al Pubblico Ministero della eaxssa JMax*o##a Il «Nobel» Chain sarà assolto in istruttoria o rinviato a giudizio per oltraggio al P.M.? La Cassazione si è limitata ad incaricare la Procura di Velletri di accertare se lo scienziato inglese ha compiuto un reato - Tuttavia si ritiene che si farà il processo - Chain si difende: «Ho soltanto inteso tutelare il mio onore contro affermazioni arbitrarie » - E domanda se è lecito ad un magistrato ledere la reputazione di una persona estranea al dibattito (Nostro servizio particolare) Roma, 4 novembre. Potrebbe anche verificarsi che la Procura della Repubblica di Velletri decida di archiviare il caso di cui è protagonista Ernst Boris Chain, direttore del dipartimento di biochimica all'lmperial Institute of Science di Londra e Premio Nobel per la fisiologia e la medicina. Potrebbe anche verificarsi, cioè, che il magistrato in istruttoria assolva lo scienziato dalla accusa di aver offeso con un telegramma il pubblico ministero, dott. Renato Ricciardi, del processo al prof. Domenico Marotta e al prof. Domenico Giacomello per la gestione dell'Istituto Superiore della Sanità. Ma tutto lascia supporre che l'indagine svolta con il rito sommario dal Procuratore della Repubblica si concluda con il rinvio a giudizio dello scienziato inglese dinanzi al Tribunale di Velletri prescelto dalla Cassazione a giudicare l'episodio in verità così straordinario. E il dibattimento dovrebbe essere celebrato fra qualche settimana: quasi certamente entro novembre. Potrebbe trattarsi di un dibattimento rapido destinato ad esaurirsi in poche battute: i giudici non dovrebbero fare altro che esaminare il telegramma inviato da Ernst Chain al magistrato e il contenuto della requisitoria pronunciata dal dott. Renato Ricciardi, il quale ha raccolto la sua fatica in un bel volume di 96 pagine. Tuttavia il caso potrebbe assumere proporzioni clamorose. La tesi difensiva dello scienziato inglese esiste già, è semplice, si articola su due argomentazioni: una principale, una subordinata. Entrambe hanno come obiettivo l'assoluzione perché il fatto non costituisce reato. La prima argomentazione: il telegramma non è offensivo. Lo scienziato si è limitato a protestare perché qualcuno pubblicamente, sia pur in una aula del Tribunale, gli ha attribuito qualcosa lesiva della sua reputazione. E insieme alla protesta di essere accusato di avere fatto l'uomo d'affari sfruttando le sue capacità scientifiche, il prof. Ernst Chain ha chiesto anche, esercitando così un proprio diritto, una rettifica di quanto il P. M. dott. Ricciardi aveva detto: che lo scienziato inglese aveva compiuto degli esperimenti nei laboratori dell'Istituto Superiore della Sanità e aveva poi venduto i brevetti, conseguenza di quegli esperimenti, ad alcune società private. Non solo: ma il magistrato aveva aggiunto di avere le prove che gli consentivano di essere certo che quelle sue affermazioni erano valide ed attendibili. La seconda argomentazione investe invece un problema giuridico di più vaste proporzioni. Anche senza partire dal presupposto che le accuse, o meglio le insinuazioni, mosse nei confronti di Ernst Chain non siano attendibili (la reazione del lo scienziato è stata imme iiiiiimiiiiiiiiiiimiii ititi imi diata e vivace), un magistrato — ed in particolare un pubblico ministero — ha il diritto di esprimere la propria opinione negativa nei confronti di chi nel processo non ha alcun ruolo specifico: cioè non è né imputato, né testimone? Ernst Chain, infatti, ha lavorato per l'Istituto superiore della Sanità per alcuni anni dopo il '45; avrebbe voluto essere interrogato come testimone dal Tribunale che ha giudicato il prof. Marotta e il prof. Giacomello; ma ì giudici hanno ritenuto che la sua presenza fosse superflua. Lo scienziato rilasciò delle dichiarazioni, scrisse delle lettere agli mputati, firmò appelli al Capo dello Stato insieme con altri 11 premi Nobel in favore dei dirigenti dell'Istituto superiore della Sanità. In polemica con le sue iniziative, il P. M. dott. Ricciardi è intervenuto con quelle frasi che hanno dato origine al telegramma e quindi alla incriminazione per offesa al magistrato. E' vero che secondo la legge « non sono punibili le offese contenute negli scritti presentati o nei discorsi pronunciati dalle parti o dai loro patrocinatori nei procedimenti dinanzi all'autorità giudiziaria », ma è anche vero che queste offese debbono concernere « l'oggetto della causa ». Può considerarsi oggetto della causa la accusa mossa a Chain di essere stato, diciamo così scorretto per avere venduto brevetti ottenuti sfruttando il danaro pubblico? Ed in quale modo — questa è la tesi difensiva che l'avv. Pietro Lia, legale del prof. Chain sta approntando — lo scienziato avrebbe dovuto reagire ad una affermazione che obiettivamente è grave? Chiedendo la immediata ret tifica al dott. Ricciardi che aveva pronunciato quelle af fermazioni: ed è quello che ha fatto. Di conseguenza: o lo scienziato non ha commesso il reato perché il contenuto del suo telegramma non è offensivo o ha reagito ad un fatto ingiusto altrui. Se poi il dott. Ricciardi ritiene che era nel suo diritto di accusare Ernst Chain di essere uno speculatore dovrà dimostrarlo: e questo presuppo ne un processo o quanto meno una indagine approfondita. Un caso, in sostanza, quello di cui è protagonista lo scienziato inglese più complesso e delicato di quanto non potesse prevedersi. Guido Guidi Il professore inglese Ernst Boris Chain (Telefoto)

Luoghi citati: Londra, Roma, Velletri