Le Università sono per Wilson di Alberto Ronchey

Le Università sono per Wilson IL GOVERNO LABURISTA HA L'APPOGGIO DEI "PROFESSORI Le Università sono per Wilson Gli antichi Atenei e la sinistra intellettuale stanno dalla parte dei socialisti, come in America la cultura universitaria sostenne Kennedy - Sir Roy Harrod, docente a Oxford, amico e biografo di Keynes, afferma che oggi il grande economista approverebbe l'attività governativa - Egli criticò il vecchio laburismo; oggi Wilson è impegnato in programmi « keynesiani » di espansione e di pieno impiego - Severi giudizi sulle tendenze anti-americane del gollismo e sulla proposta di ritorno al «gold standard» - Oxford e Cambridge accolgono studenti di tutte le classi, ma il livello intellettuale è ben difeso (Dal nostro inviato speciale) Oxford, novembre. Barold Wilson ha molti amici in Oxford e Cambridge: è l'èra delle toghe laburiste. In genere la cultura universitaria gli concede una chance di successo, con l'eccezione dei neo-liberisti come il professor Jewkes e di qualche marxista ortodosso. Wilson potrebbe riuscire come Kennedy. All'inizio, John Kennedy aveva sopportato una pesante eredità (inflazione, bassi ritmi di sviluppo, una psicologia americana da « riposo del guerriero »), ma dopo un anno riuscì a scuotere considerevoli forze: anzitutto la nuova genera¬ zione universitaria, guidata dagli harvardiani. Fatte le proporzioni, direi che oggi succede qualche cosa di simile in Inghilterra. Michael Shank, allievo cambridgeano di Thomas Balogh e autore d'un libro molto noto (The stagnant Society;, che per qualche verso è il parallelo inglese di Galbraith ("The affluent SocietyJ, m'ha segnalato già a Londra una analogia: «Kennedy vinse con lo 0,1 per cento dei voti, ma alle elezioni parziali del '62 prevaleva con un forte margine. Wilson ha vinto con lo 0,7 per cento, e oggi i sondaggi gli riservano un margine dell'll per cento ». In altre parole, i cambiamenti avvengono per gradi nel mondo anglosassone, ma la tendenza poi si rafforza. Arrivando a Oxford con un vecchio treno, fra colline annebbiate, flumicelli senza ripe, alberi da flore senza fiori, e incontrando persone che immaginavo astratte nei loro studi, sento ripetere in realtà le stesse cose. Persino la sinistra intellettuale più esigente giudica l'esperimento wilsoniano con un senso di attesa. Con quattro voti parlamentari di scarto (ridotti poi a due) finora Wilson non poteva fare molto di più. Doveva dimettersi t O doveva procedere da despota, nel paese della Camera dei Comunit Bertrand Russell, che a novantatré anni strappa la tessera laburista in piazza, viene giudicato un caso a sé: è il «matematico dell'Irrealtà», già disarmista verso il nazismo, bellicista verso i russi prima dell'atomica di Stalin, quindi banditore del disarmo unilaterale e infine filo-cinese, ostile a Wilson perché rifiuta «l'amaro tè del generale Cheti». Mi ripetono: «E' un caso a sé, vive in un mondo di simboli ». Al contrario Oxford ha un debole per questo governo laburista, forse perché undici ministri provengono dalle «tavole alte» dei suoi docenti o dalle comunità dei collegiali, che un tempo davano all'Inghiterra ministri conservatori e liberali. Lo stesso Wilson vi ha insegnato, dopo essersi laureato in economia con lode, e qui riscuote fiducia: anzitutto fra i dons competenti sul terreno specifico dell'economia, nel quale il governo laburista è più impegnato. «Certo — mi dice Sir Roy Harrod. l'amico e biografo di Keynes — ho molte critiche da fare alla pianificazione laburista, ma penso che sia un'esperienza utile in sé... La politica dei redditi è necessaria, sebbene non possa riuscire del tutto a breve termine... Keynes, che criticò i vecchi laburisti, oggi approverebbe. Questa è la politica del pieno impiego... ». Harrod approva nel governo attuale la spregiudicatezza di stile kennediano (non priva di « scopi »), la duttilità quasi johnsoniana e quel tanto di austerità, pro- pria dei laburisti, che è necessaria nelle condizioni inglesi. « L'austerità — diceva Keynes — è una virtù o un vizio a seconda che la società tenda all'inflazione o alla depressione e disoccupazione ». Dall'alto dei suoi sette secoli, Oxford è quieta e ottimista; osserva la cronaca con un distacco, che finalmente offre punti di vista comprensivi di tutto. A Londra, nella misura in cui si interrogano uomini della City, managers dell'industria e dei sindacati, flnancial editors dei giornali, si smarrisce ogni opinione per caso già formulata. «Non mi meraviglio », osserva Harrod. La congerie dei fatti visti da vicino è fluida, sfugge da ogni parte (Max Planck, ideatore della teoria dei quanta, diceva che da giovane avrebbe voluto studiare economia, ma l'aveva trovata troppo difficile, proprio a causa del carattere elusivo del comportamento di gruppi e moltitudini). Vi è in Oxford un clima da debating society, senza venerazione per le ortodossie e senza amore di paradosso. Ho chiesto d'incontrare sir Roy Harrod, perché insieme con Richard Kahn (ora in America) può essere considerato fra gli uomini più rappresentativi del gruppo keynesiann universitario: e Keynes è stato il legame fra liberalismo anglosassone e laburismo, avendo insegnato come si può usare lo Stato in modo utile, così che oggi sarebbe impossibile comprendere gli stessi MJilsoniani senza tale punto di riferimento. Harrod è tornato appena dall'ultima riunione del Fondo monetario e ne parla a lungo. «I francesi — osserva — respingono il dollaro come valuta di riserva, ma non si pongono il problema urgente di sostituirlo con qualche cosa... ». Teme che nazionalismo e gold standard vengano messi al servizio di nuovi orrori deflazionistici. E a proposito della Francia, ricorda il ritratto d'uno statista, descritto da. Keynes in The Economie Consequences of Peace, che sembra di oggi: « ...aveva della Francia la stessa concezione che Pericle ebbe di Atene: essa solo aveva valore, niente altro era importante. Ma la sua interpretazione della politica era bismarckiana, aveva una illusione, la Francia, e una delusione, il genere umano, francesi e colleghi compresi... ». Non sembra De Gaulle? Ma era Clémenceau. La conversazione di Harrod divaga volentieri sui tempi passati, come accade ai biografi: ma sempre per tornare al presente. Osserva per esempio che molti giudizi di Keynes, anche fuori dell'economia, rimangono attuali. Fu il primo inglese ad abbandonare al gran mercato dei luoghi comuni i pregiudizi sulla società americana: « Vi trovò qualche cosa, di cui avvertiva da tempo la mancanza in Inghilterra... gli Stati Uniti erano una grande civilità ». E questo oggi è vero anche per i laburisti, che un tempo videro l'America come « il nemico ». Pure in A short view of Russia, Keynes anticipò molte opinioni oggi correnti: «...A conti fatti, se fossi un russo, come darei più volentieri la mia opere, alla Russia sovietica che a una Russia zarista! Non potrei accettare la nuova fede ufficiale più di quella vecchia, detesterei le azioni dei nuovi tiranni come quelle dei vecchi, ma sentirei che i miei occhi si volgono verso, non contro la possibilità delle cose, che dalla crudeltà e stupidità della vecchia Russia niente poteva nascere, ma dietro la crudeltà e stupidità della nuova può nascondersi qualche riflesso sull'ideale ». Si può convenire che in questa tranquillità e lucidità è l'impronta peculiare, fissata dal tempo, sia di Cambridge (dove Keynes studiò e insegnò) che di Oxford: una cultura non filistea e insieme non ideologica secondo pregiudizi astratti. Domando in che cosa oggi sono cambiate queste due Università. «Non nel valore dell'elite — risponde Harrod. — Conosco studenti molto rigorosi, spregiudicati, spesso geniali. Solo, si pranza alla mensa, non più negli appartamenti. Non ci sono più camerieri. Tutto è più laburista». Dal dopoguerra, lo Stato mantiene l'ottanta per cento degli studenti: molti di più che ì «geni poveri» d'un tempo, fra i quali fu Harold Wilson. Anche questo spiega perché l'Università gotica e il laburismo convivano in armonia. Colin Clark, un altro professore oxoniano, ha osservato in un saggio pubblicato da Encounter col titolo « Oxford reformed »: « Per descrivere le conseguenze di tutte le idee generate in Oxford, dovremmo riassumere la maggior parte della storia di questo paese, dalle dottrine religiose di Wycliffe nel quattordicesimo secolo, attraverso il regalismo del diciassettesimo, il torismo di Chiesa alta del diciottesimo, il riformismo empirico e moderato di Peel e Gladstone, il tipo di hegelismo che ispirò i radicali edoardiani e i fabiani... Ora, l'Università dove insegnarono Cole e Beveridge produce 1 suoi frutti nelle idee di Harold Wilson e di altri leaders laburisti: ci possono piacere o non piacere, ma non è dubbio che avranno un'influenza importante sulla nostra storia politica ». l<:tlM!llMIPMIIiIIIIIIJIIllil!lltJ!ldM[|l!EMMIl>MM>l1[IIIM: MIIItlllllllllirilIIIIIIIIIItllitlMIIIIt {■•■{■IIIItlllMtlllllItllliriIMMrlllMIItlllIIMIIt riKIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIFIIIIIIIMIIIIII MllillllllllllMIIIMMIIMl MltiMItl'IllIMlllIllllllllllillll Alberto Ronchey