E' morto Biagi il radiotelegrafista della spedizione Nobile al Polo Naord
E' morto Biagi il radiotelegrafista della spedizione Nobile al Polo Naord E' morto Biagi il radiotelegrafista della spedizione Nobile al Polo Naord In una clinica romana - Aveva 67 anni e da venti gestiva un distributore di benzina Nel 1928, quando il dirigibile «Italia» precipitò, riuscì a far funzionare una radio da campo - Si ebbe allora una gara di solidarietà per salvare i naufraghi bloccati su un « pack » (Nostro servizio particolare) Roma, 1 novembre. Giuseppe Biagi, il radiotelegrafista della spedizione di Umberto Nobile, si è sp.nto oggi in una stanzetta della clinica Baduel del sovrano Ordine di Malta, in via Col di Lana 24. Era affetto da una complicata forma di cirrosi epatica e da scompenso cardiaco. Soltanto chi ha superato il traguardo dei cinquant'anni si ricorda di Biagi come di un personaggio che fece parlare di sé il mondo. Nel 1926 Umberto Nobile, insieme a Roald Engelbert Amundsen, sorvolò il Polo Nord sul dirigibile « Norge -> ; tornato in Italia preparò una grossa aeronave per ritentare la prova con un equipaggio esclusivamente italiano. Biagi, sottufficiale della marina, fece parte della spedizione come radiotelegrafista. Il dirigibile si chiamò « Italia». Il 19 marzo 1928 parti da Roma, passò per Milano. attraversò la Pomerania e raggiunse la Baia dei Re dove un hangar, un pilone e la nave « Città di Milano » lo aspettavano. Da quella base nello Spitzbergen, dopo due voli di prova, il 23 maggio, alle ore 4,28, il dirigibile puntò verso il polo. Biagi, nella cabina della radio, manteneva i contatti fra l'« Italia » e la « Città di Milano ». Il 24 maggio, a mezzanotte e venti minuti, il dirigibile arrivò sul polo. Alle 2,20 ripresero la via del ritorno. Il giorno dopo, alle 10,33, l'« Italia » s'appesantì repentinamente; precipitò a grande velocità sul pack; si spezzò, lanciando sul ghiaccio metà dell'equipaggio. I naufraghi credettero di es sere arrivati al termine -della loro avventura. Nobile nella caduta s'era spezzata una gamba e fratturato un braccio. Fu rizzata una specie di tenda di tela rossa. Ma chi l'avrebbe veduta? Improvvisamente Biagi, restato nel gruppo, gridò: |« Abbiamo la radio campale: {forse riusciremo a salvarci!». Girò le manopole; vide che la cassetta funzionava; cominciò a lanciare messaggi. Il 6 giugno, quando nessuno credeva più alla possibilità di un salvataggio, Biagi, con la cuffia alle orecchie e un quaderno sulle ginocchia, sentì che qualcuno rispondeva. Si mise a scrivere: «L'ambasciata dei Sovietici ha informato il governo italiano che...». I naufraghi appresero così che il 3 giugno un certo Schmidt, giovane russo, aveva intercettato per combinazione alcuni frammenti dell'appello. Tutto il mondo si commosse; ci fu una gara per organizzare soccorsi; il 12 luglio la tenda rossa fu raggiunta. Alla fine del mese Nobile e Biagi tornarono a Roma con la famosa cassetta. A poco a poco il nome del radiotelegrafista fu dimentica to; Biagi continuò a servire nella Marina come maresciallo capo. Era nato a Medicina, in provincia di Bologna, nel 1897 Venne la seconda guerra mondiale: il 4 aprile 1941 gli inglesi entrarono a Mogadiscio; Biagi, capo di quella stazione radio, fu fatto prigioniero e finì in un campo a Bopal in India. Tornò a Roma nell'aprile 1946 e fu congedato. Dovette adattarsi a badare ad un distributore di benzina, ai principio della strada di Ostia. «Tanto nessuno mi riconosce, — diceva ogni tanto — adesso ho tutti i capelli bianchi». Lavorò fino al 26 agosto scorso, quando fu ricoverato in clinica. Per quas vent'anni riempì i serbatoi del le automobili che da Roma vanno verso il mare. La sera tornava a casa, in via del Governo Vecchio, con l'ultimo tram verso l'una. All'alba era di nuovo in piedi. Il figlio Giorgio, sposato, è impiegato in un botteghino del Lotto; la figlia Italia vive con la madre Anita. Nacque mentre il padre stava armeggiando con la sua cassetta sul pack. Attraverso quella radio il radiotelegrafista seppe che la bimba era venuta al mondo. Rispose che le mettessero il nome del dirigibiU. ». g.
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