Clark e Stewart: complimenti fra scozzesi

Clark e Stewart: complimenti fra scozzesi Clark e Stewart: complimenti fra scozzesi I due corridori sono amici, si sentono uniti da un sentimento di solidarietà per essere nati nella medesima terra - Stewart ha foderato l'abitacolo della sua macchina con i colori del « clan »: rosso, verde e giallo - JJ parere di Surtees e Bandini - « Geki »: un esordio positivo Da uno dei nostri inviati Monza, lunedì mattina. Per Jackie Stewart, uno scozzese di 25 anni, secondo pilota della casa itiglese B.R.M., si è avverato ieri pomeriggio a Monza un sogno accarezzato da molti anni: vincere un Gran premio, una prova cioè di quel Campionato del mondo conduttori che dell'automobilismo sportivo costituisce la più importante manifestazione. Stewart, figlio di un proprietario di garage di Berwich, nel sud della Scozia, ha imparato a guidare la macchina fin da bambino, divertendosi a sistemare le vetture dei clienti nell'autorimessa paterna. A 18 anni la prima gara, poi tante altre nelle categorie sport e gran turismo. Nel '61 debutto nella formula S di 1000 ce. e l'anno scorso, infine, l'ingaggio della B.R.M., che non aveva rinnovato il contratto al già affermato pilota statunitense Richie Ginther. Nel giro di un anno Stewart si è fatto conoscere sui circuiti internazionali come guidatore sicuro e deciso, in grado di inseriirsi in quel ristretto numero di corridori che da tre o quattro anni domina le competizioni di formula 1: Jim Clark, John Surtees, Graham Hill. Qualcuno, ieri a Monza, ha voluto definire Jackie « ntiovo Clark », ma proprio Clark ha tenuto a correggere l'espressione. « Direi che Sten-art è un Clark giovane ». Comunque, per lo scozzese che nel Gran Premio d'Italia è riuscito a superare in un duello ad armi pari il suo co-équipier Graham Hill e a reggere il ritmo di Surtees e di Clark prima del loro ritiro, il futuro è ricco di promesse. La prossima meta sarà forse il Campionato mondiale '66. Gli sportivi italiani hanno applaudito con calore la vittoria di Stewart e, dopo la premiazione, gli si sono stretti attorno per avere un au¬ tografo, per toccargli la spalla, per dirgli « bravo ». Erano molti, troppi, e a un certo punto lo scozzese ha operato imo scatto degno della sua B.R.M. per andarsi a rifugiare nel pullman della Dunlop. Si è sistemato in una poltroncina del salottino panoramico posteriore, calmo, rilassato. Attorno dirigenti della sua casa, giornalisti inglesi e... Jim Clark. Sono entrambi scozzesi, sono amici, si frequentano anche al di fuori delle corse. Si stimaiio a vicenda e sono uniti particolarmente proprio dal fatto di essere nati nella medesima terra. Stewart, addirittura, ha foderato l'abitacolo del suo bolide con i colori del «clan»: rosso, verde e giallo, a grandi quadrettoni e ha dipinto una striscia con gli stessi co¬ lori sul casco bianco da pilota. Il « clan », uno dei più famosi e dei più antichi di Scozia, è quello degli Stuart. Clark e Stewart, seduti a fianco, chiacchierano fitto tra loro, s'interrompono per brindare con una coppa di champagne al successo di Jackie, si alzano per salutare compitamente la proprietaria della B.R.M. Riprendono a parlare. «Sabato prossimo cor- rerò a Oulton Park in formula 1» — dice Stewart, e Clark, pronto: «In Inghilterra non vincerai. Mi hai battuto oggi, non prentendere troppo». E tutti e due scoppiano in una allegra risata. Qualche domanda rapida al vincitore, che risponde senza esitazione, sotto gli occhi benevoli del compagno, abituato da molto tempo alle noie della celebrità. « Quando ha capito di poter imporsi? ». «Al penultimo giro, quando Graham Hill ha sbandato nella curva parabolica ». « Come si sente? ». « Molto bene, magnificamente ». « Dedica a qualcuno questa vittoria, forse a sua moglie? ». «No, a me stesso». Poche battute, e si capisce che Stewart è un giovane simpatico, scanzonato, ma anche deciso e sicuro. Se Clark non è apparso dispiaciuto per aver dovuto abbandonare la competizione, Surtees, invece, era molto contrariato. «La gara, per me, è finita prima di cominciare. La frizione mi ha fatto un brutto scherzo, ci tenevo a piazzarmi bene a Monza. Un anno sfortunato, speriamo che il prossimo sia migliore ». L'altro uomo della Ferrari, Lorenzo Bandini, è rimasto abbastanza soddisfatto del quarto posto. «Ho compiuto una bella rimonta nella prima parte della corsa e poi sono riuscito a rimanere fra i quattro soli concorrenti che lianno concluso a pieni giri ». Contento anche « Geki » Russo, ieri all'esordio in formula 1. « La Lotus di Ghapman è una macchina splendida, l'inconveniente che mi ha fermato è stato occasionale. Non ho voluto sforzare, ma credo che con Clark e Chapman come maestri potrei fare molto cammino anch'io in formula 1. Forse andrò in Inghilterra». Avremo presto anche in Italia un nuovo Jackie Stewart? m. f. Surtees, in terza posizione col n. 8, insegue Clark (n. 24) e Stewart (n. 32); ancora un giro, poi l'inglese dovrà abbandonare la gara (Telefoto a «Stampa Sera»)