Martedì si vota a New York per eleggere il nuovo sindaco di Nicola Caracciolo

Martedì si vota a New York per eleggere il nuovo sindaco Le piò importuniti «camniiniNtrtitivc»»» «Begli Ntati Uniti Martedì si vota a New York per eleggere il nuovo sindaco Tre candidati in lizza: il democratico Bearne, il repubblicane Lindsay ed il conservatore Buckley (rappresentante dell'estrema destra di Goldwater) - La lotta è ristretta ai primi due - New York (roccaforte democratica) è una città caotica e tumultuosa: ospita «il più alto numero di cervelli di tutta l'America », ma anche di malati di mente, di drogati, di « gangster* » - Ha 10 milioni di abitanti e tende a spopolarsi: la folla, lo «smog», il rumore hanno allontanato in pochi anni 800 mila persone (Dal nostro corrispondente) New York, 30 ottobre. La battaglia per le elezioni del 2 novembre a New York, nelle quali si dovranno rinnovare le caricho del sindaco e dei principali componenti dell'amministrazione municipale, viene portata avanti con asprezza e nessuno è in grado di prevedere quale potrà esserne l'esito. E' una battaglia che tutta l'America sta seguendo appassionatamente. Nelle prime pagine di tutti i quotidiani del pomeriggio l'intervento del presidente Johnson e favore del candidato democratico Bearne fa passare in secondo ordine ogni altra notizia. Allo stesso modo la stampa di tutto il paese riporta giorno dopo giorno le dichiarazioni del candidato repubblicano Lindsay, un giovane politico di 43 anni che basandosi unicamente sulla sua grande popolarità personale spera di impadronirsi di questa roccaforte del partito democratico, e del candidato conservatore Buckley che sa di non poter vincere ma che vuol cogliere l'occasione per dimostrare che l'estrema destra goldwateriana è ancora una forza con la quale nella vita politica americana si debbono fare i conti. Le cause di questo interesse sono varie. Due problemi sono strettamente collegati e la loro importanza trascende lo stretto quadro di una competizione locale dando alle prossime elezioni di novembre il valore di un caso esemplare che investe il destino dell'intera società americana. Il primo riguarda la città di New York stessa, questa enorme megalopoli di circa 10 milioni di abitanti, l'altro l'avvenire della struttura pubblica americana. Che cosa è New York, l'immagine di una delle grandi supercittà del futuro nelle quali, se condo le previsioni degli economisti, dovrebbe nei prossimi decenni concen trarsi la stragrande mag gioranza della popolazione americana? Oppure è una specie di mastodontica torre di Babele che perde ogni misura umana? Ambedue le ipotesi sono sostenibili. Ma la vera funzione di New York è di essere, per usare il linguaggio degli urbanisti, un « centro dirigenziale » che non ha uguali. Nelle poche centinaia di metri quadrati di Wall Street, il quartiere degli affari della città, si radunano le sedi centrali delle più grandi compagnie finanziarie americane e delle più grandi industrie. Qui vengono prese decisioni che incidono sull'evoluzione di tutta la struttura del paese. E gli uomini che prendono queste decisioni hanno dietro di sé non solo il prestigio del denaro e della posizione ma anche quello di avere avuto una parte determinante nell'evoluzione di un sistema economico il cui successo è indiscutibile. Ma questa immagine di New York non è certo l'unica. La città non ha soltanto, come ha detto il suo sindaco Wagner, il privilegio di| dar lavoro « al numero più alto di cervelli di prima qualità che ci siano negli Stati Uniti », ma anche altri primati ben diversi. Malgrado il Comune disponga di una forza di polizia di 27 mila uomini, i delitti di sangue sono aumentati del 13,8 per cento l'anno scorso. In media circa 800 persone all'anno vengono assassinate a New York: un numero più alto che non le perdite nello stesso periodo di tempo dell'esercito americano nel Vietnam. La città ospita il maggior numero di dediti agli stupefacenti di tutti gli Stati Uniti, nelle sue strade ha luogo, in rapporto alla popolazione, il maggior numero di rapine. Circa 500 mila dei suoi abitanti non riescono — o non viene data loro la possibilità — di provvedere a se stessi e vivono a carico dell'assistenza pubblica. Il direttore del New York State Psychiatric Institute, Lawrence Kolb, sostiene che è il tono stesso della vita di New York a creare queste tensioni: «mrpdi utgbtcVtfaasusedfngtzntpadgrnturqettuniqsncNrtdBat i e i rRzvllstqddmF« La folla, il traffico, il rumore, la competizione generano insieme il meglio e il peggio dalla gente. I forti diventano più produttivi e i deboli vanno sotto ». E' una tesi convincente: metà dei malati ricoverati negli ospedali della città sono bisognosi di cure psichiatriche. Il numero dei suicidi è in costante aumento. Vivere a New York diventa sempre più difficile e difatti i ceti medi tendono ad allontanarsi dalla città, per andarsene nei sobborghi. E un'emigrazione di massa che ha coinvolto negli ultimi quindici anni qualcosa come 800 mila persone, e che non nasce solamente da tensioni soggettive: il fatto è che in termini economici far coesistere tanta gente in così poco spazio è terribilmente costoso. I prezzi delle abitazioni giungono a livelli incredibili, il traffico pone problemi insuperabili, le acque intorno alla città, che è circondata da un fiume, l'Hudson, vengono contaminate dagli scarichi; lo smog, nelle giornate di nebbia e senza vento, assume livelli altissimi e un programma per purificare l'aria è al di fuori di qualsiasi reale possibilità economica oggi; l'acqua potabile, se, come è accaduto negli ultimi anni, piove un po' meno del consueto, non basta alle necessità delia popolazione. Il problema è appunto questo. La tendenza dello sviluppo economico moderno porta a una progressiva crescita dei grandi centri. Nell'anno duemila gli americani si aspettano che tutta l'area che oggi comprende città come New York, Boston, Baltimora e Washington diventi un immenso agglomerato urbano abitato da quasi 50 milioni di persone. In quell'epoca la popolazione americana dovrebbe raggiungere i 330 milioni di abitanti, l'ottanta per cento dei quali do-'vrebbe essersi radunato ininon più di cinque o sei gran- di megalopoli. E il compito di New York è in questo , ii- Iquadro in qualche maniera tragico : allo stesso mode come gli astronauti del Gemini devono dimostrare che è possibile all'uomo vivere per periodi di tempo relativamente lunghi nello spazio, così New York deve riuscire a provare che è possibile concentrare una decina di milioni di persone in pochi chilometri quadrati senza che le basi stesse della vita sociale cedano per la tensione e lo sforzo eccessivi. E' un problema non solamente tecnico e amministrativo; coinvolge anche la struttura politica che la citta sarà in grado di darsi. Sono cose di una complessità infinita. La rapida evoluzione della società americana in questo periodo tocca e modifica anche la struttura tradizionale del mondo politico americano quale si era andata configu- rando dopo il 2Vew Deal di Roosevelt: l'esito dell'elezione del 2 novembre dovrebbe anche decidere quale sarà il nuovo assetto politico dell'America di Johnson, questa America per tanti aspetti così diversa da quelle che l'hanno preceduta. Nicola Caracciolo

Persone citate: Buckley, Goldwater, Johnson, Lawrence Kolb, Roosevelt