Isaac Babel era morto nella Lubianka alla vedova dissero per anni: «Sta bene» di Enzo Biagi

Isaac Babel era morto nella Lubianka alla vedova dissero per anni: «Sta bene» Resta misteriosa ia scomparsa dei grande scrittore «riabituato» Isaac Babel era morto nella Lubianka alla vedova dissero per anni: «Sta bene» L'autore dell'»Armata a cavallo», il creatore del «romanticismo rivoluzionario», fu arrestato il mattino del 15 maggio 1939 - «Nell'inverno mi fecero sapere che era stato condannato a dieci anni per tradimento. Passò la guerra, Stalin scomparve, e mi informarono che era morto nel 1941 e altri giudici l'avevano riconosciuto innocente» - Ma la data è inesatta: «Non so né quando, né corno morì. Il suo studio è ancora occupato dalla polizia; sono passati tanti anni dalla riabilitazione e non riesco a farmelo restituirei» (Dal nostro inviato speciale) Mosca, ottobre. E' una casa, di legno, costruita, negli anni della Nep. Attorno c'è qualche albero giallo, e la terra umida odora di foglie marce. Isaac Babel abitava qui; penso che una giornata come questa gli sarebbe piaciuta. Gli avrebbe ricordato, forse, l'infanzia a Odessa, le corse degli scolari nelle strade tortuose, i piccoli mercanti ebrei addormentati nell'ultimo sole. O l'autunno nei villaggi della Polonia, coi folli cosacchi di Budennyi, e le vicende crudeli dei suoi racconti, dell'Armata a cavallo: storie di guerrieri e di donne, t morti abbandonaii nelle stoppie, ì mattini gocciolanti e il cielo rosso del tramonto, gli spari tra gli stucchi dei palazzi, o all'ombra delle betulle, gli amori osceni nelle osterie fumose, o nelle chiese. abbandonate, sotto gli sguardi smarriti di Madonne bizantine, i mas sacri delle truppe e le tenerezze <ìei combattenti. «Non può fare a meno di sparare», diceva Babel, «perché essa è la rivoluzione ». Antonina Nikolaievna <: una donna di sessant'anni, gli occhi grigi e il sorriso mesto; è ingegnere, capo costruttore della Metropolitana, e insegna anche all'università ed c la vedova di Isaac Ema nuelovio Babel. Stiamo sfogliando un pacco di fotografie: ecco Isaac ragazzo, veaccanto s,.fo rff| collegiale, „; pi„ire. che ha l'aria seve ,-a dei vecchi rabbini: ecco Io, sorto un albero, vicino ad Antonina, lui è calvo, con gli occhiali, ha un po' di pancia, ride: lei è sottile, graziosa, e tiene Lidia, la barn bina, tra le braccia. «Era gentile ed umano » dice la signora. Un'altra immagine 'o ritrae con in testo la ber retta degli operai, seduto su una panchina, guarda OS .sorto davanti a. sé; nel retro ha scritto una breve frase, che è la sua confessione: «In lotta con me stesso, passo tutta la vita ». Ascolto le parole di Antonina Hikolaievna che mi narra la vicenda trapica e misteriosa dello scrittore che seppe evocare, col ritmo delle antiche ballate, l'epica dei soldati di Lenin, che lottavano contro il principe Radzvili e contro il pope, contro gli strozzini e i signori di campagna, e uccidevano e violentavano, e ricevevano in premio vodka e l'Ordine della * Bandiera Rossa ». e piangevano per il compagno caduto e per il cavallo morto: perché, alla fine, « gli uo- mini sono buoni », come dice una sgualdrina in una pagina di Babel. «ma gli hanno fatto credere che sono cattivi ». Nello: breve storia di Isaac Babel — il «creatore del romanticismo rivoluzionario », come lo chiamò Gorlci, l'alt- 1itole di « un'opera volgare diffamatoria ». come lo defi- ni il suo comandante, il gros¬ so generale Budennyi, carico di baffi e di medaglie, un allegrone che scherzava e fucilava — ci sono state tre donni ; e Antonina Nikolaievna è l'ultima, la più giovane, quella che lo vide uscire da questa casa di legno, e non è mai più ritornato. Guardo la stanza, il letto nell'angolo, il pianoforte. l'armadio d'abete, il quadro che rappresenta un tenero bosco verde, le doppie fine sire che proteggono dal gelo; poi guardo gli occhi grigi di Antonina Nikolaievna, che mentre parla si riempiono di lacrime. « Vennero il 15 maggio, 15 maggio 1939, alle cinque di mattina, ma Isaac Emanuelovic non c'era, sta¬ va a Peredelkino nella da I ("ranl0re capisce, lettere di eia. Mi svegliarono, e mi dissero che dovevo accompagnarli; c'era un'automobile eoi motore acceso, sulla strada, che aspettava. — Vogliamo notizie su uno che lui conosce — dissero. Lidia era piccola, aveva due anni e mezzo, lui si divertiva con gli amici a fotografarla, guardi, qui le hanno messo una bottiglia di gin, col biberon, tra le mani, e la bambina dondola la testa, sembrava proprio ubriaca Isaac Emanuelovic stava lavorando alla sceneggiatura d' un film, ma non era tranquillo; dopo l'arresto di Mejerhold e del giornalista Kolzov. aveva capito che le cose si mettevano male « Arrivammo dunque a Peredelkino. lui salì sulla vettura, accanto a me, e mi disse: — Abbi cura di Lidia, non lasciarla, altrimenti vivrà nella miseria. Dissero i due della polizia: — Contro la compagna non abbiamo nulla. Venimmo qui. perquisirono tutto, e portarono via anche le lettere che lui mi aveva mandato da Parigi, erano molto belle, lettere 1 1 | oi e ei un uomo a una donna N m le ho più riavute, chi sa dovr sono finite. Poi andai con lui fino al cortile. della Lubianka; Isaac mi abbracciò: - Una volta o l'altra ei rivedremo —, disse « Ogni mese io ritornavo là dentro, avevo diritto di fargli avere 70 rubli, e il 7 novembre mi fece chiedere anche qualche vestito, della biancheria, e io misi nei fazzoletti un po' di profumo Stavo sola, con la mia barn bina, lavoravo non vedevo nessuno, non volevo coni promettere nessuno. In gen naio, o in dicembre, non ri cordo, portai i soliti mbli alla prigione ina mi dissi una guardia che lui non c'era più. era già stato giù dicato e condannato arti colo 58. che significa tradì mento della patria, o congiu re o spionaggio dieci anni di carcere senza diritto di corrispondere con la fami glia e confisca di tutti i he ni II suo studio quella stan e! za che è di là venne preso | da uno del Comitato di Si¬ curezza, uno dei due poliziotti che lo arrestarono, ed è ancora chiuso da allora, he provato a riaverlo, anche l'Unione degli scrittori ha provato, ma non è accaduto niente, ci vorrebbe del tempo, molto tempo ». Le fotografie sono sparse sul tavolo, guardo quella dove Babel è in divisa da collegiale, e mi vengono in mente i pogrom dei quali fu testimone da ragazzo, la bottega del padre devastata, il sangue e i capelli sul selciato; guardo quelle della maturità, e mi pare di capire il suo smarrimento; non riusciva più a scrivere, gli pesava la sua razza, la solitudine, «l'ansia», dice un suo personaggio, « è un malanno dei giudei », e « il giudeo», dice un contadino nei suoi racconti, « ha torto dinanzi a tutti, e dopo la guerra ne rimarrà un piccolissimo numero ». « Ogni anno j>, racconta Antonina Nikolaievna, «avevamo il diritto di sapere, si andava alla Lubianka, e uno chiedeva: — Come sta? —, e loro rispondevano: — Sta bene. Mi dissero: Sta bene nel '44, nel '45, nel '46 e nel '47 mi promisero anche che dopo pochi mesi lo avrebbero liberato. Ma nel '48 c'erano di nuovo le repressioni, e i dialoghi si fecero ancora più difficili. Andai dal Procuratore e lo pregai: — Mi spieghi quello che è successo; io sono una donna forte e non svengo —, e lui rispose: — Io ho detto la verità. Nel 1953 ho saputo che lo avrebbero riabilitato, ma solo il 23 dicembre dell'anno dopo ho ricevuto questo foglio ». Legge: «Dati i nuovi fatti il caso di Isaac Emanuelovic Babel è stato revisionato l'812-1954, e poiché non risulta alcun reato, la causa è chiusa. Firmato: il generale del tribunale militare Ceprov ». Ecco la copia della sentenza. Vi è scritto: « Nato: 13 luglio 1894. Morto: 17 marzo 1941. Luogo della morte: -■. Causa: — ». e Io credo che quel 17 marzo 1941 non sia esatto », dice Antonino Nikolaievna « e penso che sia morto dopo, e che lo abbiano fucilato. Ho scritto a Voroscilov, e il suo segretario mi ha risposto che la data è quella, e che se lui fosse vivo, sarebbe già stato • casa. Sono andata ancora dal Procuratore, e lui ha detto: — La prego di crederci, compagna Babel non c'è più. Una volta si è presentato uno strano tipo, ha raccontato che era nel campo con Isaac, ma non disse dove, poi sparì, e non si fece mai più vedere. Ma io non li odio, non odio nessuno, perché per tanti anni mi hanno lasciato la speranza. Nella pietra nera che sta sulla tomba del padre, nel cimitero degli israeliti, a Odessa, ho fatto scrivere anche il suo nome, ma la data no, il 17 marzo 1941 è solo un giorno qualsiasi, scritto in un modulo burocratico ». La prima moglie di Isaac Babel, Eugenia Borisovna, è morta a Parigi nel 1958, e Natascia, la figlia (« Non voglio che diventi una scimmietta », diceva Isaac) insegna francese a New York, alla. Columbia University, e l'anno scorso andò a Mosca, e una fotografia la ritrae, davanti a San Basilio, con Lidia, la figlia dello scrittore e di Antonina, Lidia ha sposato un medico georgiano. La sorella di Babel vive a Bruxelles, è moglie di un dentista russo, e conduce una tranquilla vita borghese. TI ragazzo che ebbe dall'altra donna, quella che è rimasta nell'ombra, e che si chiama Emanuel, come il nonno, il mercante di Odessa, Emanuel Ivanov, è un pittore, e figurava nella Usta nera di Kruscev, perché non rispetta i canoni del realismo socialista. L'ingegnere Antonina Nikolaievna insegna ai giovani del Politecnico la scienza dei trasporti. Il generale Budennyi, carico di anni, di baffi bianchi e di medaglie, va ad assistere ancora alle sfilate sulla Piazza Rossa. Gli uomini della Armata a cavallo sono scomparsi, uccisi dal tempo o dai tumulti di quel mondo che avevano voluto, e come certi suoi compagni, dispersi tra le nebbie e gli acquitrini di una palude, durante la ritirata, così è spaurito anche il combattente della rivoluzione Isaac Emanuelovic Babel, e nessuno può metter una sella, o un paio di stivali lucidi, o una bracciata di fiori di campo sulla fossa dove l'hanno sepolto. Perché, come dice Anna Achmatova, «ghiotta, ghiotta di vivo sangue, è la terra russa». Enzo Biagi Natascia e Lidia, figlie dello scrittore Isaac Babel, fotografate davanti la chiesa di San Basilio a Mosca