Forse oggi sarà scarceralo per il «giallo dell'autostrada»
Forse oggi sarà scarceralo per il «giallo dell'autostrada» Forse oggi sarà scarceralo per il «giallo dell'autostrada» Il torinese Rubino era sospettato come mandante del delitto - Le accuse contro di lui sarebbero risultate inesistenti - Il suo nome fu fatto dal presunto uccisore (Dal nostro corrispondente) Vercelli, 29 ottobre. Un primo capitolo sul «giallo dell'autostrada > dovrebbe concludersi nella giornata di domani con la probabile scarcerazione del torinese Giovanni Rubino, di 33 anni, sospettato come mandante dell'uccisione del trentunenne Luciano Anerdi, avvenuta la sera del 19 giugno scorso. Sia il Rubino sia il presunto esecutore materiale del delitto, Antonio Zavatta, di 27 anni, pure abitante a Torino, si trovano in carcere a Vercelli da un paio di mesi in quanto il delitto avvenne a Balocco, la cui competenza territoriale spetta alla Procura di Vercelli. Vittima del delitto fu l'Anerdi, di origine genovese ma abitante a Torino. Il giovane, freddato con un colpo di pistola, venne poi abbandonato su una piazzola dell'autostrada nei pressi del casello di Balocco. Il suo cadavere fu scoperto solo il mattino successivo da un automobilista di passaggio. L'assassino, che era salito con l'Anerdì, partito la sera del 19 alla volta di Milano, soppresse il giovane con un colpo di pistola, lo abbandonò sull'autostrada e rientrò a Torino, abbandonando poi l'auto alla periferia della città. I carabinieri ai primi di settembre riuscirono a mettere le mani sullo Zavatta, il quale indicò il Rubino come mandante del delitto. Il Rubino ha sempre negato di essere implicato nella sanguinosa vicenda. L'aw. Perla, nel suo memoriale presentato al giudice istruttore, sostiene che il Rubino non ha mai conosciuto l'Anerdi, che con lui non ha mai avuto contatti diretti o indiretti, né rapporti di affari, né motivi di rivalità. Altro mo tivo addotto a sostegno della difesa è la collaborazione spontanea del Rubino prestata a: carabinieri per rintracciare e arrestare lo Zavatta. Appare evidente la inconciliabilità della posizione del suo cliente come collaboratore delle forze di polizia con quella del presunto mandante del delitto. Terzo motivo, l'evidente volontà dello Zavatta di vendicarsi del Rubino, spinto da animosità nei confronti di colui che ha portato i carabinieri ad arrestarlo, v. n. Giovanni Rubino è detenuto nel carcere di Vercelli psdd
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