Quattro film spettacolari in prima visione a Torino

Quattro film spettacolari in prima visione a Torino S IJ LLO SC UER M O Quattro film spettacolari in prima visione a Torino Lord Jim: riduzione da un romanzo di Conrad - Giulietta degli spiriti: la discussa pellicola di Fellini Mary Poppimi un racconto per bambini e per adulti - Casanova '70: Mastroianni fra tante donne (Ambrosio) — Chi è Lord Jim? Superflua per i lettori di Conrad, che ne conoscono troppo bene il romanzo pubblicato nel 1900, la risposta va al gran pubblico del cinema cui il regista e sceneggiatore americano Richard Brooks ha dedicato l'odierna trasposizione sul grande schermo a colori. Lord Jim è il relitto d'un ufficialetto di marina dell'era, vittoriana, pieno d'entusiasmo, che un maledetto giorno, per un soprassalto di viltà, saltò da una nave di pellegrini musulmani votata al naufragio per salvarsi col capitano e altri due uomini dell'equipaggio. Da questo « salto » Jim non si rimettei'à più, come avviene agli idealisti frustrati una volta. Processato e radiato (per una stregoneria del mare la nave toccò l'approdo, pubblicando l'infamia di chi la comandava), fugge sempre più lontano, di porto in porto del Medio Oriente, accettando a titolo d'espiazione le più aspre fatiche, finché, rifluitogli un certo rispetto di se stesso, su proposta di un vecchio entomologo amico degli indigeni, corre in aiuto degli abitanti di Patusan, in Malesia, tiranneggiati da un feroce bandito, li salva a prezzo di eroismi e rimane per sempre fra loro gustando la dolce parte del benefattore, e l'ingenuo titolo di « lord >. Ora l'illusione d'essersi rifatto è perfetta. Ma ecco un bieco pirata, venuto a predare il tesoro dell'isola e catturato sul fatto, invocare, da peccatore a peccatore, la fiducia di Jim, che sulla parola, contro l'avviso degli indigeni, e offrendo in garanzia la propria vita, lo lascia libero. Quello ritorna e fa una strage, onde Jim, che si sente responsabile del tradimento e si vede nuovamente reietto dalla stima degli uomini, conclude la sua « fuga > invocando e ottenendo la morte. Brooks non è stato un lettore così superficiale di «Lord Jim » da averlo totalmente preso per quello che non è, ossia per un libro d'avventure e di mare. Anzi si è avvisto che quel tanto mare e quelle tante avventure si dispongono in figura di simboli su un piano, talvolta un po' faticoso, d'investigazione morale, che l'errore che perseguita'Jim (il « saltò >) non è altra.che il peccato originale, e che insomma Conrad incrocia qui, con scafo flaubertiano, nelle acque di Dostoiewski. Ma le giuste percezioni critiche di un regista devono venire a patti col cinema e si sa come generalmente vanno a finire. Nel migliore dei casi rendono testimonianza di sé in qualche sprazzo del dialogo (che qui suona spesso letterario anche in bocca del canagliume), o anche s'affidano, come nel nostro caso, all'interpretazione d'un attore colto e ambizioso come Peter O' Tool» (onde un Jim puntualmente nevralgico per non dire nevrotico). Pel rimanente, si lascia che il film si organizzi più o meno commercialmente sui fatti, che per grazia del cielo qui abbondano, dal drammatico episodio iniziale alla peregrinazione nei porti, alle scene di battaglia (bellissime) nell'isola, al tragico rivolgimento finale; si lascia che affiorino i vecchi ma sempre validi motivi dell'avventura, dei buoni selvaggi, della viltà riscattata a prezzo d'inaudite prodezze; si cura in tutti i modi lo spettacolo, sia pure con eccessi pirotecnici e folcloristici, si estrae il meglio da un cast che comprende, col bravo protagonista, ausiliari quali James Mason, Curd Jurgens, Eli Wallach, Jack Hawkins, Daliah- Lavi, Paul Lukas e molti altri; si allestisce insomma un filmone di grande respiro, decoroso sempre e in molte pagine avvincente. * * (Lux.) — Di Giulietta degli spiriti si è detto diffusamente pochi giorni fa; sicché, ora che di balza in balza il firn di Fellini è rotolato anche al pubblico torinese, basterà aggiungere poche parole di richiamo e orientamento. Una giovane signora della grassa borghesia romana è in crisi: gelosa del marito, di cui sospetta e poi accerta l'infedeltà, caduto pezzo per pezzo 11 mondo in cui credeva, depone l'abito borghese secondo cui la moglie è un « personaggio » condizionato da secoli di tradizione, e ciò facendo si salva Quello che poteva anche essere un racconto scarno, per linee interne, diventa alle mani di Fellini una fantasmagoria di forme e di colori oggettivanti i pensieri, i ricordi i sogni e le visioni del personaggio; il quale personaggio non è ben certo che sia sempre quello della signora Giulietta e non diventi per lunghi tratti quello del regista prevaricatore. Un altro cospicuo saggio, dunque, della tumultuaria, barocca immaginazione felliniana, e insieme della sua splendida facoltà di ordinare il mondo in visione cinemato grafica, qui arricchita dall'uso del colore, da lui trattato si può dire per la prima volta e con effetti sorprendenti. Ma anche un film di sosta, che assommando varii motivi del regista (da «Lo sceicco bianco» a «Otto e mezzo»), non li trascende e lascia immutata e per ciò stesso un po' stanca, la prospettiva dell'artista. Così mentre sul piano dello spettacolo Giulietta degli spiriti convince e spesso avvince per la profusione dell'estro figurativo, sul piano dei significati appare non poco confuso e languido, e come sforzato dalla grossa mano di Fellini. Giulietta Masina interpola la sua lucida prosa nel delirio onirico dei contesto; e ciò fa di lei l'unico personaggio umano in mezzo a una folla di figure emblematiche evocate da un prestigioso stregone. * * (Daria) — Per bambinelli civili e adulti nostalgici dell'innocenza, Mary Poppins, coi suoi 5 Oscar e la malleveria di Walt Disney, è quello che ci vuole, anticipa il Natale. Estratto dai noti romanzi di Pamela Travers, presenta la vecchia « fata » nei panni nuovi e deliziosamente britannici della bambinaia, dal cinema ringiovanita sino a prendere la grazia e la bravura di Julie Andrews. Il contrasto fra le aperture fantastiche di questa istitutrice dell'allegria e della bontà, col conformismo della società edoardiana, ligia alla tradizione e alla correttezza, è sottolineato con garbo e frutta gli episodi più azzeccati, fra i quali splendido di humour quello della Banca d'Inghilterra e del suo minacciato crack. Diretto da Robert Stevenson, riboccante di «effetti speciali » e mescolato di attori in carne e ossa e di disegni animati, Mary Poppins è uno spettacolo composito (e la composizione qua e là si sente e pesa) che va un poco sfrondato per essere gustato appieno; sfrondato nell'apparato tecnico-organizzativo (che tiene del « colosso ») e goduto nei tratti fluenti d'invenzione figurativa e musicale che coincidono quasi sempre con le operazioni che Mary compie per affermare, agli occhi dei due frugoletti che ha preso in custodia, i diritti della fantasia, sulle cose del mondo. Non c'è pertanto bambino che non sognerebbe di avere una sua Poppins, che dotata di poteri magici, fra i quali una lunghissima parola che a saperla dire si diventa felici, gl'insegnasse non già le cose utili e tanto meno le noiose, ma le superflue e poetiche che formano l'educazione del cuore. Fatta la tara ai troppo scoperti influssi del musical hollywoodiano, a, qualche luogo comune della produzione disneiana e, per quanto ci riguarda, ai soliti inconvenienti delle canzoni doppiate in italiano, il film, ricco di attori bravi e simpatici (Glynis Johns, Dick Van Dyke, David Tomlinson, Ed Wynn, e i piccoli Karen Dotrlce e Matthew Garber), costituisce una rara occasione per condurre al cinema, senza rimorso, i nostri rampolli. * * (Cristallo) — Casanova '70, di Mario Monicelli, presentato a San Sebastiano e a Locarno, non sarà un film di con¬ cetto: conformemente al titolo, ambisce a divertire sviluppando il sempreverde motivo (qui rimanipolato da sei sceneggiatori) dell'amore condito dal rischio. Varietà di sfohdi (Sicilia, Puglia, Cervinia, Parigi, Vicenza) e varietà di belle donne (da Marisa Meli a Liana e Moira Orfei, da Virna Lisi a Margaret Lee, Michèle Mercier, Beba Loncar e altre), un protagonista di collaudata simpatia come Mastroianni, affiancato da Enrico Maria Salerno. Guido Alberti e Marco Ferrerl, e li tocco leggero e spesso spiritoso del regista, ne fanno uno spettacolo gradevole e pungente. Il sugo delle avventure per cui passa questo moderno Casanova, un ufficiale italiano della Nato, è che la conquista della donna è cosa troppo facile ai giorni nostri perché il maschio conquistatore non debba crearsi degli ostacoli ai fini di animarsi, di ritrovare il gusto della sudata espugnazione. SI sflora così la satira del costume ma senz'entrarci; a quel modo che il mito del « seduttore », bersaglio ormai stucchevole di tanti film e filmetti, è demolito senza cattiveria, sull'onda di spunti comico-grotteschi non sempre, purtroppo, di prima scelta. Offrite all'eroe una conquista agevole, e le sue vele di conquistatore immediatamente si afflosceranno: gli bisogna scavalcare davanzali e cancelli, penetrare in gabbie di leoni, entrare in letti napoleonici, sfidare padri e fratelli siculi, travestirsi, e insomma amare e sedurre sempre sul margine del rischio. Dopo una visita allo psicanalista, che spiega quel comportamento come effetto di una degenerazione sessuale, il racconto riparte per altre e più paradossali avventure, concludendosi poi con un matrimonio alla buona, ma sempre sottoposto a condizioni di rischio. Le trovatine si rincorrono fino a fare un po' di confusione, ma non è un gran male per chi chieda al cinema uno spasso compatto, un turbine di distrazione. Mastroianni va a rotelle, in mezzo alle belle attrici che abbiamo citate. Leo Pestelli

Luoghi citati: Locarno, Malesia, Medio Oriente, Parigi, Puglia, Sicilia, Torino, Vicenza