Un concerto dedicato alla memoria di Ghedini

Un concerto dedicato alla memoria di Ghedini Ieri sera al circolo Toscanini Un concerto dedicato alla memoria di Ghedini L'opera concertistica di Ghedini, non anche quella melodrammatica purtroppo, ma son note le disgraziate condizioni del teatro In Italia, verrà ricordata con particolare significazione nei prossimi mesi a Torino, a Roma, a Genova, per quanto si sa finora. Ed è giusto, oltre che opportuno. Ma più giusto, e più opportuno, sarà il frequente ritorno nelle udizioni camerali delle sue composizioni più felici, le più schiette e semplici, quelle cioè non ancora tormentate dal dubbio e dall'ansia della novità. Il circolo Toscanini ha iniziato iersera nella «Anti Aula Magna > dell'Università, tanto Incomoda e non musicale!, la sua stagione appunto nel nome del musicista cuneese, rievocando soprattutto composizioni nella maggior parte giovanili o della prima maturità. Dopo Due Poemi e la Bissar ria per violino e pianoforte. 3932, quasi ignote, venne un serto di liriche per canto e pianoforte, fra il 1926 e il '35, le quali son tuttora da stimare fra le più poetiche non so lo del Ghedini, ma fra quante ha dato il Novecento italiano, Fobrie, affettuose, commosse intense. Esse furono interpretate con la consueta raffinatezza, precisione, intimità, dalla mezzosoprano Rosina Cavicchio]!, che nella specie camerale ha un posto onorevo lisslmo. Seguì il Concerto a cinque per pianoforte, flauto, oboe, fagotto, e clarinetto, di cui di eemmo In questo giornale un gran bene quando apparve, 1932. Ed ancora piace indugia re a ripensarlo. Consta di cinque tempi: un Allegro sostenuto, disposto a modo di ron dino, con idee ben marcate briosamente riprese e variate dal vari istrumenti; un An dante calmo in polifonia tettonica, spartita fra la tastiera, il flauto e il clarinetto; un breve Allegretto; un altro, un energico Allegro finale. L'Impasto del legni sembra una garbata conversazione, senza alcuna analogia al quartetto d'archi, conversazione agile e interessante, ora spensierata, ora accorata, talvolta esaltata, drammatica, nella ritmica e nella dinamica nervosa e calma. Tali elementi, a servigio di pensieri volubili, di accenti mutevoli, paiono frammentari, instabili, benché più volte un certo rigore formalistico intervenga a richiamarli e disciplinarli. Commentato con acume e chiarezza dal prof. Massimo Mila, il vario, attraente programma terminò con una delle ultime opere, le Musiche ver tre strumenti, flauto, violoncello e pianoforte. Insieme alla cantatrice furono fervidamente ringraziati e applauditi il pianista Enrico Lini e gli egregi strumentisti Lugli, Brancaicon, Danesin, Fighera, Mariani, Cremaschi, sempre pronti a rendere ottimi servìgi alla cultura e all'arte. a. d. c.

Luoghi citati: Genova, Roma, Torino