Anche il Senato approva l'aumento dell'indennità per i parlamentari

Anche il Senato approva l'aumento dell'indennità per i parlamentari Anche il Senato approva l'aumento dell'indennità per i parlamentari Tutti i partiti, esclusi i socialisti e qualche altro senatore, hanno votato il testo già passato alla Camera (750 mila lire nette mensili, invece delle attuali 500 mila) - Il psi aveva chiesto di limitare l'indennità a 650 mila lire lorde, con detrazioni per chi non fosse presente ai lavori - Ma la proposta è stata respinta a grandissima maggioranza (dai comunisti ai missini) (Nostro servizio particolare) Roma, 28 ottobre. Anche il Senato, dome fece la Camera il 7 ottobre, ha approvato stamane, dopo vivace dibattito, l'aumento deW indennità parlamentare dall'attuale mezzo milione mensile senza tasse ad un massimo di 850.000 lire, per quattro decimi soggette ad. imposte (circa 750 mila lire nette). Il Senato ha respinto tutti gli emendamenti socialisti che miravano a contenere gli aumenti in 650.000 lire, a collegare la riscossione della « diaria » all'effettiva presenza di deputati e senatori ai lavori delle due Camere e ad estendere l'imposizione fiscale agli eventuali altri redditi dei parlamentari (progressività dell'imposta, cui soggiacciono tutti i cittadini). Neanche modifiche minori avanzate dai democristiani sono state accettate, benché, in sostan- za, tendessero ad escludere i deputati regionali dai benefici erariali che la nuova legge riserva ai membri del Parlamento nazionale. Ratificato così dalla maggioranza che andava dai comunisti ai missini (esclusi i socialisti e alcuni senatori di altri partiti), il discusso provvedimento è ormai operante: entrerà in vigore il giorno dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. La discussione si è aperta con una richiesta del sen. Parri di sospendere « sine die » l'esame della proposta. Pur condividendo il giusto diritto dei parlamentari ad emolumenti adeguati al costo della vita, Parri ha definito del tutto inopportuna l'approvazione del progetto nel presente periodo di generali difficoltà. « Vi sono adempimenti di giustizia sociale non soddisfatti — ha detto —. Basti pensare ai numerosi vecchi senza pensione o alla situazione dei mutilati di guerra per comprendere il disagio in cui si trovano i parlamentari dinanzi ad un simile provvedimento ». Sulla proposta di sospensiva a tempo indeterminato hanno parlato il socialista Battino Vittorelli, pienamente favorevole, e il capogruppo democristiano Gava, contrario perché, a suo giudizio, il rinvio sarebbe equivalso ad una vera e propria «bocciatura» d'una legge già varata dalla Camera con conseguenti riflessi negativi nei rapporti fra i due rami del Parlamento. La richiesta, messa ai voti, è stata respinta; solo i socialisti e Parri hanno votato a suo favore. Si è quindi aperta la discussione generale. Il capo del gruppo socialista, sen. Giusto Tolloy, rilevando che la delicatezza dell'argomento, cui l'opinione pubblica è molto sensibile, imponeva un'approfondita analisi, ha richiamato il Parlamento a valutare le conseguenze psicologiche che avrebbe nel Paese l'aumento delle indennità proprio mentre ad altre categorie lavoratrici è stata rifiutata qualsiasi maggiorazione di stipendio. Tolloy, dopo aver osservato che il « provvedimento è ibrido » tanto che su 630 deputati l'hanno rotato soltanto 31/9 o 363 « secondo le discordanti indicazioni dovute ad un evidente errore ma-eriale del resoconto sommario della relativa seduta », ha criticato il collegamento dell'indennità agli stipendi dei più alti magi¬ strati. « Ci troveremo in serio imbarazzo — ha detto — ogni volta che dovremo decidere modifiche agli stipendi dei magistrati ». Infine Tolloy ha proposto il primo e sostanziale emendamento che fissava in 650 mila lire mensili il compenso con eventuali adeguamenti futuri, assoggettandolo alle normali imposte pagate da tutti i cittadini perché « un'esenzione contrasterebbe con l'art. 53 della Costituzione » che stabilisce la partecipazione di tutti alla progressività delle imposte. Inoltre la diaria doveva essere « ancorata » alla partecipazione alle sedute, elevando a 10.000 lire la trattenuta per ogni assenza. Il democristiano Carelli ha commentato ad alta voce: « Ma questa è una impostazione demagogica ». Tolloy, calmissimo: « Nient'affatto; la nostra opposizione difende oltre al centro-sinistra, anche la pratica del buongoverno ». Giuliano Pajetta (pei): « Non ci venga a dire questo, dopo che alla Camera avete approvato questa legge ». Tolloy: «Sto parlando al Senato, non a Montecitorio ». Identiche argomentazioni sono state rinnovate dal socialista Stirati, mentre il de Bollettieri, a titolo personale, ha preannunciato la propria astensione perché « la situazione del paese esigerebbe un sacrificio silenzioso e austero dei parlamentari ». Il capogruppo de sen. Cava, nella replica ha giudicato inopportuno l'emendamento sulle 650.000 lire aumentabili secondo il costo della vita, perché introdurrebbe il principio della scala mobile che il Parlamento ha sempre avversato per i rischi inflazionistici che comporta. « No — ha replicato Giuliana Nenni — la nostra modifica obbedirebbe alla logica della " politica della lesina " imposta dalla congiuntura ». L'emendamento è stato respinto, unitamente ad una richiesta del gruppo democristiano per assicurare la progi'essività della imposta nei confronti dei parlamentari che abbiano altri redditi. Questo emendamento, votato a scrutinio segreto da 229 senatori, ha ottenuto lllf voti contrari e 55 favorevoli. La stessa sorte è toccata alla proposta della trattenuta a 10.000 lire e ad altra modifica sugr/erita dai de per escludere i consiglieri regionali dalle agevolazioni previste per i parlamentari. Sono venute, poi, le dichiarazioni di voto. Ber mani ha confermato l'opposizione dei socialisti, i de Cesare Angelini, Berlanda, Monni, Santero, Torelli e Zaccari hanno annunciato voto contrario, oltre Bollettieri anche Vecellio (de) l'astensione. Il capogruppo comunista Terracini ha giustificato il voto favorevole dicendo che « l'aumento dell'indennità parlamentare può essere una base di fatto per risolvere il problema del finanziamento dei partiti e dei gruppi parlamentari », più volte sollevato dal pei. A grande maggioranza la legge è passata. Dopo la seduta il sen. Bonacina si è dimesso dal direttivo del gruppo socialista non avendo condiviso la presentazione degli emendamenti che « contraddicevano la tesi della sospensione del dibattito », da lui sostenuta. Bonacina ha chiesto la convocazione del gruppo. 1. f.

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