Da Milano Saragat esorta alla fiducia nella ripresa economica della Nazione di Gino Mazzoldi

Da Milano Saragat esorta alla fiducia nella ripresa economica della Nazione Da Milano Saragat esorta alla fiducia nella ripresa economica della Nazione Il Capo dello Stato ha detto: « Si è avuto un rallentamento, vi sono state interpretazioni discordi, polemiche, ma l'indugio non giova. La sola cosa che conta è mettersi all'opera» - Il discorso pronunciato a Palazzo Marino, sede del Comune, è la prima manifestazione della visita alla città prevista per tre giorni (Dal nostro corrispondente) Milano, 25 ottobre. Il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat è arrivato questa mattina all'aeroporto della Malpensa per una visita di tre giorni a Milano. Prima di raggiungere in auto la città il Capo dello Stato si è fermato a Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese, per inaugurare i nuovi stabilimenti della Ignis — che coprono una superficie di un milione di metri quadrati — e il ccdirFppztvaconvitto-scuola intitolato aìgPaolo VI che ospita 500 giovani che lavorano nel complesso industriale. apmSaragat è poi proseguito per pMilano dove ha preso allog gio in Prefettura. La visita ha assunto carattere ufficiale questa sera nel momento in cui si è recato a Palazzo Marino, sede del comune. Il Presidente della Repubblica ha raggiunto piazza della Scala alle 18,30. Appena sceso dalla vettura, ha passato in rassegna il picchetto d'onore schierato con musica e bandiera. Lo accompagnavano il comandante del terzo Corpo d'armata, gen. Vedovato e il consigliere militare amm. Spigai. Numerosa folla, che si era raccolta in piazza della Scala e di fronte a Palazzo Marino, ha salutato con calorosa simpatia. ttforgdsactnptteezR All'ingresso della residenza comunale, Saragat è stato accolto dalle autorità: il presidente del Senato Merzagora, il rappresentante della Camera on. Butte, il ministro delle Finanze on. Tremelloni, in rappresentanza del governo; il presidente della Corte Costituzionale Ambrosini, il presidente dell'amministrazione provinciale dott. Peracchi e altre autorità civili e militari. Saragat ha fatto il suo in¬ ìgresso nella sala consiliare accolto con un caloroso applauso dai componenti dell'amministrazione civica. Il sindaco prof. Bucalossi gli ha presen- tato i componenti della Giunta e del Consiglio comunale — fra i quali il segretario del pli, on. Malagodi, che è consigliere comunale —. A tutti Saragat ha rivolto parole di cordiale saluto. Nella sala dell'Alessi, si è svolta poi la cerimonia che ha avuto il significato di un in contro diretto tra il Presidente della Repubblica e la Milano operosa e culturale. Erano presenti, oltre ai rappresen tanti dell'amministrazione cittadina e della provincia, gli esponenti della cultura, della economia e del mondo finanziario ed industriale milanese. Ricordiamo alcuni nomi: il giu- dice costituzionale Jaeger sottosegretario on. Calvi, il sen. Viglianesi. segretario generale della Uil, i senatori Banfi, Brambilla, Scotti e Cornaggia Medici, e gli onorevoli Ferrari e Servello, e il vescovo ausiliare e vicario generale mons. Schiavini, in rappresentanza dell'arcivescovo card. Colombo. Cessati i calorosi applausi, il sindaco di Milano Bucalossi ha rivolto al Capo dello Stato un indirizzo di omaggio. Dopo un vivo ringraziamento espresso a nome di tutti i cittadini, il prof. Bucalossi ha sottolineato come il Presidente inizi da Palazzo Marino un largo incontro con gli aspetti più veri e significativi della vita milanese, « nella sede che riassume e testimonia — ha detto — parte cosi importante di una lunga appassionante storia con il ricordo delle ore liete e di quelle tristi, dei momenti di eccezionale progresso e. delle inevitabili soste ». Alle parole del sindaco ha risposto il Presidente della Repubblica con un saluto « il più caldo e cordiale », a Milano e a tutte le città della Lombardia, « e il riconoscimento, l'apprezzamento di tutta la Nazione ». Ha ricordato di aver già avuto occasione di celebrare a Milano il « ventesimo anniversario della fine in Europa della seconda guerra mondiale: fu per onorare la Resistenza che, per la Valle Padana, ebbe in Milano il suo centro e la sua guida. Onoravo allora uno dei due aspetti essenziali dell'anima milanese, quello eroico che nel secolo scorso ebbe il suo vertice glorioso nelle Cinque Giornate, e nel secolo nostro culminò nella cacciata dei nazisti. Oggi sono a Milano per onorare la sua attività di pace, la sua operosità che ha ripreso con iìlritmo generoso dopo le lottecruente per la libertà». Ha proseguito: « Cerfo l'anima di una città è fusa in una unità inscindibile e non si intenderebbero le Cinque Giornate, non si intenderebbe il compito che Milano assolse nella Resistenza se non si intendesse il ritmo pulsante della Milano del lavoro. Sono i due aspetti di una stessa anima generosa e libera, perché senza libertà non c'è vita operosa, non c'è vigore d'intelletto, forza i-nvenfira. Questa mia visita di oggi si collega, quindi, con quella del 9 maggio in una continuità ideale che esprime la logica dello sviluppo della vostra città pronta a lottare per la libertà e, una volta la libertà riconquistata, alacre e infaticabile nelle opere feconde del lavoro ». Il Presidente della Repubblica ha aggiunto: «Venti anni di lavoro fecondo, visibile nel le opere realizzate, fabbriche, edifici, strade, trasporti e quasi, direi, incorporate nel modo di essere degli abitanti, stanno di fronte a noi come mirabili prodotti di ciò che l'at¬ tività di una grande comunità! cittadina, posta ai vertici del-ìla civiltà e del progresso, può\me attività pratica — è inte-\so nel suo valore intrinseco e\soggettivo, come spinta inte- riore, come dovere, come virtù'civile». ifare per il bene proprio e per quello della patria. Quale spettacolo confortante! ». Saragat ha affermato che Milano è un centro vitale di efficienza e di organizzazione. « La città dove il lavoro, prima ancora che nel suo significato oggettivo — co Rivolgendosi agli esponenti del mondo del lavoro, operatori economici, titolari di imprese, dirigenti, sindacalisti, lavoratori, si è compiaciuto con loro e li ha esortati a proseguire « con l'usato coraggio, con la tradizionale tenacia. Proseguire o riprendere, se credete sia meglio detto. Poiché se si è avuto un rallentamento nel ritmo della vita economica del paese e se, contemporaneamente, vi sono state interpretazioni discordi e talvolta risentite e polemiche di questo rallentamento; eb-\bene, voi sapete che l'indugio ! non giova e che la sola cosa\ che giovi e che conti è il met-\tersi all'opera. Virilmente e /Hducìosamente. E fare tutto ciò che è in potere nostro, affln-1che il diagramma del nostro sviluppo non s'interrompa né ideclini, ma prosegua e si in-1nalzi », Con forza il Presidente della Repubblica ha ribattuto: «Le mie parole sono di fede: sono di augurio e di speranza. Riconciliati nella libertà e nella democrazia, noi siamo oggi chiamati a questo. A noi si offre cioè la prova, l'impegno, il dovere — ma anche l'orgoglio, se saremo da tanto — di realizzare gl'ideali che sono propri della libertà e della democrazia: la. pace, la giusti- riannodano a quelli di indipendenza e di libertà che presiedettero, nella mente degli uomini più illuminati, alle lotte del nostro Risorgimento ed ai quali pertanto a maggior ragione, e cioè per ossequio a rà, ,j benessere; ideali che si un retaggio ricevuto dalle passate generazioni, noi debbiamo oggi essere rigorosamente fedeli». E qui ha ricordato i Beccaria, i Verri, i Manzoni, i Porta, i Cattaneo, i Casati, « i quali furono esponenti di una cultura intesa nel senso più pieno della parola, furono esempio nel medesimo tempo di dottrina e di alto valore civile», ed ancora i grandi sindaci (Caldara e Filippetti socialisti, Greppi liberale); e Filippo Meda « che tra i pri- rne assicurò, dopo un travagliato periodo, la partecipazione dei cattolici alla vita politica italiana »; e Filippo Turati promotore di « quella conciliazione fra libertà e socialità, fra socialismo e democrazia, che qui si operò ». Le parole del Presidente della Repubblica sono state accolte da un lungo scrosciante applauso. Gino Mazzoldi