I cinque del Mec riuniti a Bruxelles forse oggi un appello solenne alla Francia

I cinque del Mec riuniti a Bruxelles forse oggi un appello solenne alla Francia la conferenza per il rilancio della Comunità europea I cinque del Mec riuniti a Bruxelles forse oggi un appello solenne alla Francia II governo di Parigi sarà invitato a riprendere i negoziati interrotti il 30 giugno - Si parla di un convegno a Venezia (o sui laghi italiani) dopo le elezioni presidenziali francesi del 5 dicembre - Nei lavori di ieri si è discusso di problemi agricoli - Tenace opera del ministro Colombo per eliminare ogni pretesto di irrigidimento da parte di Parigi e Bonn - Ma un'intesa è subordinata all'accettazione della Francia a riannodare il dialogo (Dal nostro inviato speciale) Bruxelles, 25 ottobre. Diciotto ministri e sottosegretari italiani, tedeschi, olandesi, belgi, lussemburghesi, stanno lavorando a Bruxelles alla ricerca dei fili adatti per tenere insieme l'Europa del Mercato Comune. Manca la Francia: il segno di rottura del governo di De Gaulle si era avuto la notte del 30 giugno, con il ritiro della delegazione francese dalle trattative dì Bruxelles su problemi tecnici, relativi al regolamento dei prezzi agricoli all'interno della Comunità. Oggi la famosa « sedia vuota » di Couve de Murville dominava la sala di riunione come un simbolo negativo; ma i ministri degli altri cinque paesi si sono messi all'opera, sotto la presidenza del nostro ministro del Tesoro on. Colombo, con intenti di distensione. E alla sera c'era serenità, nel palazzo di rue Ravenstein, se non proprio ottimismo. E' molto probabile che domani, a chiusura dell'incontro, parta da Bruxelles un invito alla Francia per la ripresa del colloquio interrotto. Non si sa ancora quale forma possa avere l'invito; se sarà fatto offrirà contemporaneamente soluzioni accettabili da tutti per le questioni agricole rimaste in sospeso dopo il 30 giugno. Già questa.-,sera c'era sostanziale concordanza fra i ministri dei cinque paesi sulla necessità di raggiungere un accordo sulle questioni agricole come elemento politico determinante nei confronti della Francia e sulla fedeltà al Trattato di Roma che istituì la Comunità Economica Europea (Cee), offrendo però al tempo stesso un margine di manovra per trattative anche formali e procedurali. Si sa che De Gaulle ha speciale antipatia per la Commissione della Cee, che è l'organo esecutivo della Comunità, presieduta dal tedesco Hallstein (la Commissione sembra a De Gaulle un embrione di governo sovranazionale). Un futuro incontro con i francesi potrebbe essere proposto nella forma "i incontro di ministri, per uno scambio di vedute di carattere politico, senza toccare quei temi che richiederebbero la presena degli alti responsabili della Commissione. Domani si dovrebbe decidere sul dove e come invitare i francesi (certamente dopo le elezioni presidenziali) ; qui si parla molto di Venezia o dei laghi italiani, ma parrebbe preferibile Bruxelles per conservare all'iniziativa il suo carattere comunitario. Il dissidio di fondo è noto: De Gaulle si oppone al graduale passaggio dalla semplice unione doganale dei Sei a una vera e propria comunità non soltanto economica ma politica, che sarebbe ovviamente depurata da ogni nazionalismo. A giugno, abbandonando le riunioni, i francesi vollero soprattutto evitare che si affrontassero due questioni: il rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo e la costituzione di un fondo finanziario autonomo della Comunità. I dazi doganali che oggi sono incassati dai singoli paesi sarebbero passati almeno in parte alla Comunità; li avrebbe amministrati la Commissione detestata da De Gaulle, per armonizzare le diverse politiche economiche. La Commissione sarebbe stata responsabile non di fronte ai sei governi, ma di fronte al Parlamento europeo: era il tentativo di un grosso passo verso l'Europa senza confini. Fu bloccato dal gesto clamoroso di Couve de Murville. Se ne potrà riparlare con i rappresentanti della Francia? Non prima di avere chiarito i disegni di De Gaulle, nel nlfClqlblgSlèAgrlmpuPconvegno in progetto. Una cauta serenità viene dal fatto che fino a oggi il governo di Parigi non ha richiesto formalmente la re visione del Trattato di Roma, istitutivo della Comunità Economica Europea. Oggi i ministri dei « Cinque » hanno lavorato per eliminare ogni pretesto di irrigidimento francese sulle questioni agricole. All'inizio della seduta il ministro Co lombo ha riferito che l'incarico di prendere contatto col governo di Parigi era stato adempiuto, ma che le pubbliche dichiarazioni di De Gaulle e di Couve de Murville erano state tali da spiegare perché oggi c'era una sedia vuota nella sala di riunione (De Gaulle ha, fra l'altro, deriso i « tecno crati » di Bruxelles, Couve de Murville ha posto condì zioni, nel suo discorso all'Assemblea Nazionale, che ridurrebbero la Comunità Europea a una semplice zona di libero scambio). Subito dopo l'olandese Luns ha proposto di discutere la risoluzione del Parlamento europeo di Strasburgo sulla crisi attuale. Qui si è visto che la possibilità di distensione era prevalente; i ministri dei « Cinque » hanno preso atto della risoluzione e basta, passando subito ai problemi tecnici. Si trattava di agricoltura C'è, questa sera, una « larga convergenza > sui temi trattati, non un accordo, che si spera di raggiungere domani. Un certo disagio è venuto dalla speciale posizione dei ministri tedeschi. Schroeder (Esteri) e Schmuecker (Agricoltura) hanno insistito sul fatto che il nuovo governo di Bonn non è ancora insediato (domani pomeriggio ci sarà il giuramento nella capitale federale), osservando che ciò limitava le loro capacità di azione. Colombo, mostrando tenacissima e paziente abilità, è riuscito a rimettere sul tavolo le questioni in sospeso, analizzate più profondamente in una seduta ristretta, finita poco prima delle ore 20. Superando le riserve tedesche un accordo di massima fra i « Cinque » dovrebbe essere raggiunto domani : sarebbe sempre un « accordo aperto » suscettibile di modificazioni dopo l'auspicata ripresa di trattative con la Francia. Quale valore avrebbero, infatti, decisioni sui prezzi del grano francese se il governo di Parigi iiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiimmiii non rientrasse nel solco della Comunità? Non tutto è stato facile fra i ministri dei « Cinque ». Colombo aveva cominciato la sua opera di mediazione questa mattina, avendo colloqui con Spaak, col lussemburghese Werner, con l'olandese Luns, nel pomeriggio aveva continuato con Schroeder. Il problema della politica agricola comune è tutt'altro che semplice. Aveva avuto un primo regolamento, con la collaborazione di Couve de Murville, nel 1962. Quel regolamento, che scade nel '65, prevedeva la formazione di un Fondo monetario, i sei Paesi dovevano versare con- tributi diretti in aggiunta alle somme imposte sulle importazioni di prodotti agricoli di paesi estranei alla Cee. Con i mezzi finanziari così raccolti si garantivano ai produttori dei paesi associati (per ora i produttori di cereali) prezzi stabili e sicurezza di vendere anche le eccedenze. In pratica, per tre anni i francesi, che sono forti prò 1111111111M i M111M 1111M1 « 11111M ! M1 11duttori di grano, ebbero no-tevoli sovvenzioni a spese degli altri membri della Comunità. Si tratta ora di estendere il sistema : l'Italia chiede la sua parte di sovvenzioni (il termine è improprio, ma illustra il meccanismo) per gli ortaggi, la frutta e l'olio d'oliva, anche per ammodernare certe colture troppo costose, come quella degli agrumi. Stasera non si è fatto cenno a questi dettagli: il ministro Ferrari Aggradi, dopo la seduta, ha preferito rinviare a domani ogni commento. ' La volontà pacificatrice è comune ai « Cinque », pur non disposti a cedere sui grandi impegni di unifica zione. E' un gioco sottile, che si affida molto ai contatti personali: questa sera i ministri erano a cena dall'ambasciatore italiano Venturini, per discutere fino a notte sull'atteggiamento da prendere con la Francia. Mario Fazio