Il «Gemini 6» fenici domani il primo appuntamento spaziale

Il «Gemini 6» fenici domani il primo appuntamento spaziale UN'IMPRESA MAI RIUSCITA AImIm'UOMO Il «Gemini 6» fenici domani il primo appuntamento spaziale Tutto è pronto a Cape Kennedy per il lancio - Gli astronauti Walter Schirra e Thomas Stafford hanno compiuto a terra 50 «appuntamenti spaziali» simulati - Il «Gemini» entrerà in orbita poco dopo le 16,20 (ora italiana); l'aggancio con il missile «Agena» (lanciato 101 minuti prima) avverrà verso le 22,40 - Il rientro della navicella nell'Atlantico è previsto per martedì pomeriggio - Diecimila uomini, 118 navi, 50 aerei mobilitati per il recupero della capsula Come avverrà 1 «incontro» La missione Gemini 6 che, salvo imprevisti, dovrebbe incominciare domani, per concludersi prontamente (fors'anche nelle ventiquattr'ore), si presenta difficilissima, per l'aspetto tecnico, tra quante finora sono state compiute da americani o sovietici. Alla coppia di navigatori è affidato, questa volta, l'incarico di conseguire il collegamento meccanico nello spazio, tra la capsula da essi pilotata e il veicolo-bersaglio, messo su un'altra orbita. Si ritorna insomma, si insiste, cui famoso rendez-vous, questa volta inteso nel significato di attracco, di giunzione meccanica, di innesto (e successivo disinnesto) tra i due oggetti. Come i nostri lettori ricorderanno, nei voli Gemini 4 e Gemini 5, del giugno e dell'agosto, furono tentate manovre di appuntamento spaziale (ci si sarebbe accontentati anche di semplici avvicinamenti) ; ma esse non riuscirono. Gli insuccessi non scoraggiarono le autorità della Nasa, che non credettero di dover rallentare o posporre le scadenze prestabilite. Il volo di domani (che segna il punto di mezzo del progetto Gemini) dovrebbe essere il primo di una serie di sei voli, destinati a rendere la manovra della giunzione di parti nello spazio, sempre più perfetta ; fino a ottenerla familiare e sicura, come sembra si sia riusciti per le manovre di lancio e di ritorno dei veicoli con equipaggio. (Non v'è -raccia, nei servizi dedicati alla prova di domani, della minima apprensione per l'incolumità dei cosmonauti). L'impresa è difficile, anzitutto perché gli oggetti in gioco sono due, ciascuno lanciato per suo conto: da razzi diversi, ma con un intervallo di tempo bene stabilito; su traiettorie diverse, ma prefissate con una rigorosa geometria, in modo da rendere fattibile l'incontro. Prima viene lanciato il veicolo-bersaglio (Agena D), che dovrebbe disporsi su un'orbita circolare a trecento chilometri di altitudine; poi (cento e uno minuti dopo) è mandata nello spazio la capsula abitata Gemini, la quale invece si pone in un'orbita ellittica, tutta interna però, anche nel suo punto più alto, rispetto all'orbita dell'altro oggetto. Si prevede che, qui giunta (all'apogeo, cioè, a- 270 chilometri dal suolo), la Gemini, valendosi di razzi suoi, insegua l'Agena, innalzandosi, sorpassandolo dal basso (nello spazio non c'è soltanto il sorpasso a destra e a sinistra, ma anche dall'alto e dal basso: e da tutta una rosa di posizioni intermedie) ; e ciò fatto si capovolga, per presentare all'Agena il codolo della capsula (la punta del cono) destinato alla giunzione; poi si prevede che freni, che si faccia raggiungere dall'Agena, vi si attacchi. In un secondo tempo la capsula si distaccherà per tornare a Terra. Tutto ciò è abbastanza semplice a dirsi. Ma quando si pensi all'esiguità di quegli oggetti, rispetto alla vastità dello spazio, dove nessuna via è segnata; si ponga mente alla circostanza che quei veicoli, l'uno e l'altro, non possono né accelerare né ritardare senza mutar di orbita, senza alzarsi o abbassarsi; si rifletta che la loro manovrabilità è limitata dalla riserva di propellente; ebbene ci vuol poco a consentire che si tratta di un'operazione di sublime acrobazia, che comporta, per il possibile sopravvenire di imprevisti an che marginali, un alto gra do di improbabilità: anche mettendo nel conto i molti soccorsi strumentali. Eppure alla riuscita di questa manovra (in questa o in successive prove) è le- gato il destino del progetto Apollo, che prevede l'invio sulla Luna (e ritorno) di esploratori umani. Come è previsto in quel progetto, per il quale è in atto uno sforzo tecnologico senza precedenti (e un corrispon¬ dente impegno finanziario), sulla superficie lunare dovrà discendere una capsula, distaccatasi da un più grande veicolo spaziale, messo a parcheggiare in orbita intorno alla Luna; e ad esso veicolo tale capsula dovrà poi ricongiungersi "per il ritorno sulla Terra. Ciò presuppone la manovra del rendez-vous. Se questa si dimostrasse impossibile o di esito occasionale, precario, bisognerebbe o rinunciare alla esplorazione del¬ la Luna da parte di uomini, o trovare qualche altro modo per andare lassù e ritornarne. La prova di domani è perciò di grande significato: siamo certi che i responsabili del progetto Apollo, la seguiranno con speciale trepidazione. Didimo II disegno schematico illustra la manovra dell'Agena e del Gemini. Il punto A indica la zona dove il Gemini comincia' a modificare la sua orbita ellittica per inserirsi in un'orbita circolare, vicina a quella dell'Agena. Il punto B indica l'inizio, da pai-te dei due astronauti, della manovra di capovolgimento del Gemini. In C, i retrorazzi vengono accesi ed il Gemini si « appoggia » al collare dell'Agena

Persone citate: Cape, Kennedy, Thomas Stafford, Walter Schirra