Europa divisa di Ferdinando Vegas

Europa divisa BARRIERE VECCHIE E NUOVE Europa divisa Poche speranze sussistono, dopo le dichiarazioni di Couve de Murville, per la riunione che i Cinque del Mercato Comune terranno lunedì a Bruxelles. Già questo numero insolito indica che la situazione non è normale; il sesto membro infatti, la Francia, è deciso a continuare la politica della « sedia vuota », in attesa che gli altri vengano incontro alle sue richieste. E ormai — lo ha detto chiaramente il ministro degli Esteri francese — non si tratta più di superare l'ostacolo tecnico, il regolamento finanziario agricolo, sul quale si determinò la rottura del 30 giugno; ora invece la questione viene messa da Parigi sul piano propriamente politico. Per riprendere il suo posto, la Francia chiede un accordo sul ruolo della Commissione e sulle regole di votazione del Consiglio dei ministri dei Sei. Una revisione, dunque, del trattato istitutivo del Mercato Comune? H termine è stato adoperato da Couve de Murville, ma, secondo l'interpretazione del Monde, « si resta ancora nel vago: può ben trattarsi tanto di un adattamento convenzionale della marcia delle istituzioni europee alle realtà polìtiche del momento, quanto di una revisione in buona e debita forma, la quale tuttavia potrebbe normalmente essere iscritta sul calendario dei Sei ». Esiste quindi ancora uno spiraglio, un margine strettissimo di negoziabilità, nel quale appunto conta di inserirsi attivamente l'intervento della politica estera italiana. La nostra posizione è molto semplice e netta, quale insulta ultimamente dalle dichiarazioni fatte da Moro alla Camera, il 13 scorso : da una parte, « wild ferma difesa delle concezioni che costituiscono i pilastri di volta dei Trattati di Roma»; dall'altra parte, nessun irrigidimento « su prese di posizione polemi che », al contrario disposi zione « a prendere in considerazione ogni iniziativa che tenda appunto a facilitare il ristabilirsi dell'accordo fra tutti i membri della Comunità e a spianare le difficoltà che intralciano il cammino dell'impresa europea ». Per l'Italia, insomma, l'importante è che l'impresa vada avanti, tenendo sempre fissa la mèta ultima e irrinunciabile dell'Europa sopranazionale; quanto alle tappe e ai mezzi per raggiungere la mèta, essi costituiscono appunto il ter reno sul quale devono muoversi i tentativi di sbloccare la situazione. Da parte nostra, come risulta ufficio samente, non v'è alcuna intenzione di aggrapparsi a questioni di procedura, quando invece occorre affrontare realisticamente la questione di fondo, che è in dubbiamente politica : su questo si può dare ragione a Couve de Murville. Al pun to cui sono giunte le cose, solo una coraggiosa volon tà politica può disincagliare la barca europea; l'Italia ha questa volontà ed è pronta a spiegarla a Bruxelles, sperando di trovare il concorso degli associati. Questo nostro atteggiamento sul problema dell'Europa occidentale si inserisce nel quadro generale dell'attività della nostra politica estera, particolarmente sensibile ai problemi dell'intero continente europeo, il settore mondiale che più interessa, ovviamente, all'Italia. Il viaggio di Saragat in Polonia ha suscitato echi e commenti internazionali che non si sono ancora spenti; l'altro ieri la Pravda gli dedicava un commento, considerandolo un avvenimento positivo e utile per la pace e la sicurezza europea. Effettivamente, per dirla con le stesse parole del presidente al suo rientro in patria, «si è trattato di qual che cosa di più della prima visita ufficiale di un capo di Stato dell'alleanza atlantica a Varsavia... Si è trattato di una prima esperienza e di un primo passo verso la giusta direzione...». Ecco quello che veramente conta: muoversi nella giusta direzione, sia per cominciare ad abbassare le vecchie barriere tra le due Europe, sia per impedire che nuove barriere si alzino all'interno stesso dell'Europa occidentale. L'Italia è troppo cosciente dei limiti oggettivi che le impone il suo peso internazionale, per ambire a un ruoio riservato solo alle massime potenze; non vuole però e non può sottrarsi a fare la sua parte nell'opera comune della paziente costruzione di una Europa più sicura. Da questo senso di responsabilità scaturiscono quindi le iniziative in corso e quelle previste della politica estera italiana. Ferdinando Vegas

Persone citate: Moro, Saragat