Si è cercata un compromesso

Si è cercata un compromesso IL NUOVO SCHEMA CONCILIARE SUGLI EBREI Si è cercata un compromesso Sia lecito a chi da vari anni sinceramente si allieta del nuovo corso impresso alla Chiesa, di questo suo aprire le braccia al mondo; ed a chi altresì non una sola volta ha ricordato che il Papa non è solo il Vicario di Cristo, ma il capo di una organizzazione che ha complesse strutture e procede con l'assistenza divina ma con mezzi materiali, e che pertanto anche la prudenza deve presiedere a decisioni e scelte: aia lecito a questo di ritenere un errore il mutamento dell'originario schema sugli ebrei e la sua edulcorazione. Va da sé che per un uomo del nostro tempo il problema del deicidio (termine per fortuna eliminato nel decreto) e della responsabilità collettiva non ha senso. Se ogni popolo dovesse essere chiamato responsabile di ciò che i suoi antenati fecero duemila anni or sono, dove mai andremmo a finire? Quante atrocità commisero tutti, senza eccezioni! Può aggiungersi che il tumulto e la crocifissione di Gesù fu evento tutto gerosolimitano, di cui non dovettero sapere proprio nulla i più numerosi ebrei sparsi in tutto il mondo mediterraneo (ed un accenno a questo nel decreto c'è). E se ci si pone su questo terreno (che mi pare il più inaccettabile), deicidi anche e più 1 romani; perché gli ebrei non avevano alcun potere politico e dovevano chiedere ai romani una condanna a morte; ed abbiamo sempre visto soldati romani raffigurati ai piedi della Croce ed a guardia del Sepolcro, e sono soldati romani che scherniscono e battono Cristo. Vogliamo dire che tra ebrei e romani c'è il rapporto tra mandante e mandatario (inesistente, perché il mandante nulla poteva)? Ma la pena è sempre stata eguale per gli uni e per gli altri; ed allora quanti si riempiono la bocca di romanità, si rassegnino ad essere bollati in eterno come deicidi. Ma è questo un argomentare di uomini del Medioevo. Ciascuno sa invece che il Concilio ha la preoccupazione, portata soprattutto dai vescovi più a contatto con l'Oriente, del feroce odio attizzato tra gli arabi, particolarmente da certe correnti che fanno capo a Nasser, verso Israele; la preoccupazione di non compiere mossa che possa irritare gli arabi, che già stanno perseguitando in ogni modo missioni cattoliche. Ora è già un tratto non bellissimo che di fronte al problema dell'esistenza dello Stato d'Israele, rifugio dei relitti di cento persecuzioni, la Santa Sede adotti una linea di condotta che non si allinea con quella della massa degli Stati occidentali, dì quelli cristiani anche legati da più intimi rapporti con lei. Che mentre questi hanno tutti relazioni, diplomatiche con Israele, essa non ne abbia; che entrando in Palestina il Pontefice abbia salutato il popolo d'Israele e non il presidente della repubblica come tale. Ma finché si tratta di relazioni diplomatiche, e non si è sul terreno strettamente religio¬ so, possono invocarsi le ragioni della prudenza. Qui si trattava di una dichiarazione religiosa; e qui erano note universalmente due cose: le minacce arabe, e l'esistenza in tutti i paesi d'Europa e di America di correnti naziste e fasciste, non ricche di appartenenti, ma che non disarmano, che tutte hanno nel loro programma l'antisemitismo, e che nei paesi cattolici amano apparire attaccatissime alla Chiesa, persino disposte a mostrarsi depositarie della vera fede contro il Papa ed i vescovi. Ora è lecito pensare che la fiducia in Dio e l'onore inteso nel senso militare (che di fronte alla Imposizione di un prepotente esige si tiri diritto), coincidessero nel suggerire che nulla doveva mutarsi all'originario schema, nulla comunque che apparisse una concessione al nazionalismo arabo. E non sarebbe anche savio ammonimento pastorale dire ben chiaro, specie ai giovani, che la Croce ed il fascio non possono avere nulla in comune? Preoccuparsi che non ci sia alcun solenne atto della Chiesa che possa, anche se interpretato con sottigliezza ed astuzia, venire in aiuto agli antisemiti? Non corroborare le velenose pagine di Peyrefitte, che mostrano due egregi religiosi, uno fllosemita e l'altro antisemita, che fanno contrappunto? Ci si potesse illudere che gli addolcimenti rappresentano un venire incontro ai pochissimi vescovi che ancora vivono nello spirito delle Decretali; ma tutti sappiamo, e lo si è fatto anche chiaramente capire, che si è avuta la preoccupazione di non ferire Na3ser ed i suoi alleati. Non importa guardare ai termini della dichiarazione, che in sé potranno anche essere soddisfacenti, che certo segna un progresso rispetto ad affermazioni di altri tempi; è l'attenuazione, la edulcorazione che ha rappresentato un errore. A. C. Jemolo

Persone citate: A. C. Jemolo, Gesù, Nasser, Peyrefitte

Luoghi citati: America, Europa, Israele, Palestina