Le commosse parole del Presidente

Le commosse parole del Presidente Le commosse parole del Presidente Cracovia, 16 ottobre. Ecco il testo del discorso pronunciato dal presidente Saragat ad Auschwitz (il nome in polacco è Oswiecim). « Non potrei prendere la parola in questo luogo di dolore, di morte e di sacrificio senza rivolgere a nome del popolo italiano un pensiero di gratitudine per il popolo polacco che, nel corso dei secoli, è stato colpito più dì ogni altro dalle tempeste della storia e che ha visto nell'ultima guerra mondiale il suo sacrificio ascendere alle vette supreme del martirio, ma sempre ha affrontato il suo destino con indomito coraggio, con fede nei valori della vita e ha visto alfine la sua lotta gloriosa coronata da una rinascita che non conoscerà più tramonto. « Sia gloria al popolo polacco, per questo esempio di amore per la propria patria, amore che mai si è associato all'odio per le patrie altrui. Sempre il popolo polacco ha nobilitato le sue lotte con l'animo teso oerso un ideale di umanità che abbraccia tutte le nazioni e tutti i popoli. « Osiviecim è come il supremo simbolo di questa universalità della Polonia anche nel dolore e nel sacrificio. In questo luogo, infatti, vittime di tutta l'Europa, affratellate nel sacrificio con l'immensa schiera delle vittime polacche, hanno sigillato con la morte un patto di solidarietà contro la guerra e la ferocia della dittatura nazista ed hanno gettato nella coscienza dell'umanità il seme di una rinascita della pace e della concordia. « In nessun luogo come questo, che ha visto il più orrendo genocidio di tutti i tempi, lo spirito si sente così turbato dal pericolo mortale a cui l'umanità si è sottratta dopo sei anni di lotte implacabili. Qui a Oswiecim siamo nel mondo dell'orrore e del delitto; nel luogo in cui più che in qualsiasi altro del nostro pianeta l'umanità è stata profanata. Milioni di creature, bambini e donne innocenti, uomini inermi, sono •stati sterminati dalla bestialità nazista. Sempre gli uomini considereranno, impietriti dallo sgomento, questa mostruosa officina di morte. Oswiecim ci fa sentire quanto immane fu il pericolo di vedere spazzata via dal nostro mondo ogni traccia di civiltà e di progresso, ogni segno della millenaria ricerca che l'umanità faticosamente conduce per l'avvento della giustizia, della libertà e della pace. « Sempre gli uomini si sono affrontati in guerre crudeli e sempre sangue è stato versato. Durante millenni, paci precarie si sono alternate con guerre implacabili e l'umanità ha percorso il suo cammino nel dolore e nel sacrificio. Ma, anche nei periodi più foschi della storia, mai il patto umano che lega gli uomini è stato totalmente rinnegato. Col nazismo, assistiamo, invece, a un deliberato ripudio dì ogni forma anche la più elementare di umanità. Esso fu veramente, come è stato detto dal grande filosofo italiano Benedetto Croce, in una epigrafe che ricorda il massacro di limili creature, " non l'umano avversario nelle umane guerre, ma l'atroce nemico dell'umanità ". hi questo l*>ogo, l'atroce nemico dell'umanità ha spiegato tutta la sua ferocia e la sua tecnica spietata, per l'orrore nostro e delle generazioni che verranno. « Oswiecim è una tomba, su cui l'umanità atterrita, ma vigile, si raccoglie per trarre dal luogo sinistro la lezione degli eventi terribili che vi si svolsero. « Non si uccidono milioni di creature senza ferire tutta l'umanità; noti si massacrano centinaia di migliaia di donne e bambini senza spargere una fredda ventata di paura in tutte le case del mondo in cui donne e bambini si affidano, per la loro difesa, all'umanità dei loro simili. « Rievocare queste vicende, benché penoso per coloro che sonò stati colpiti nei loro affetti e per le nazioni che qui hanno visto scomparire tanti dei loro figli, è un dovere. E' un dovere perché rimanga fermo il ricordo di ciò che è accaduto e che non doveva accadere, perché rimanga fermo il richiamo affinché l'orrore del nazismo non si ripeta mai più'. « La prima lezione di Oswiecim è che questo abisso di orrore non sarebbe stato possibile, se la libertà non fosse stata oppressa nella maniera più assoluta, se gli ideali di libertà, di dignità e di giustizia non fossero stati sostituiti dai miti della razza e del sangue, che negano l'uomo, la sua personalità, l'opera di lento e faticoso progresso che egli ha compiuto per millenni sulla terra. La libertà — non ci stancheremo mai di ripeterlo — è uno dei beni più preziosi che l'umanità abbia conquistato. Senza di essa, il mondo ripiomba in un caos dove tutto è assurdo, tutto è irrazionale, tutto è crudele e si apre la via agli orrori della totale inumanità. « La seconda lezione di Oswiecim è una lezione di fiducia e di coraggio. Coloro che qui hanno cercato di uccidere l'uomo, non sono riusciti che a renderlo più forte, più nobile. Co- e e a a a a . iZoro che hanno cercato di [sopprimere i valori dell'u ìmanità, ftanno gettato, sen\za saperlo, il seme di una \sua rinascita solenne e [grandiosa. Oswiecim ha proìvato, una volta di più, che • nessun abisso di orrore può ! travolgere l'umanità e vincere la volontà dell'uomo di \vivere nella libertà, nella diìgtiità, nella giustizia. i « La terza lezione di Oswiecim è una lezione di pace, da questo abisso di orrore e di sofferenze si leva un'irresistibile lezione di pace. Noi disperderemmo il vero e profondo significato di questo abisso di orrore e di dolore se dovessimo dimenticare che il nazismo è stato il più inumano dei flagelli e che mai più il mondo potrà tollerare la sua presenza. Ma, se i volti della strage sono innumerevoli, tutti però si caratterizzano per la loro totale inumanità. Dove i valori umani sono negati, dove l'ingiustizia, la violenza, l'aggressione dominano, la guerra è in agguato e, con la guerra, il corteo di orrori che l'accompagna. «Ma noi disperderemmo anche il significato di Oswiecim se identificassimo il nazismo con il popolo tedesco. Lungi da noi tale assurda identificazione. La responsabilità morale, politica, storica di quanto è accaduto ricade su quelle persone che hanno rinnegato il patto umano, che hanno fatto di sé idoli mostruosi per una demoniaca volontà di potenza e, in nome dei miti assurdi del sangue e della razza, hanno ingannato e tradito il loro stesso popolo, nell'atto in cui portavano la strage e la distruzione presso i popoli occupati. « Noi viviamo in un mondo in cui la guerra tra le grandi potenze è diventata logicamente impossibile,perché si risolverebbe in un suicidio universale, ma in cui la pace si regge, unicamente, sull'equilibrio delle forze. Tra una guerra logicamente impossibile ed una pace precaria, l'umanità non trova tregua alla sua ansia, poiché la impossibilità logica, umana della guerra, potrebbe essere dissolta da -un evento imponderabile. «La via della pace è, quindi, la via della distensione e del disarmo co?itrollato, premessa per la soluzione dei problemi rimasti insoluti nel mondo. Oggi le Nazioni Unite, nonostante l'immenso prestigio morale di cui godono, non hanno ancora lo strumento della loro politica, il mezzo per assolvere appieno la loro missione. Se un conflitto dovesse sorgere fra le grandi potenze, le sanzioni delle Naìzioni Unite non potrebbero [essere che morali e, quindi. ! inefficaci dì fronte a chi eleI vasse la forza a legge suprema: occorre, quindi, che le Nazioni Unite abbiano la forza a loro disposizione per imporre a tutti la legge della giustizia. E' questa una concezione utopistica ? « Ma il problema è di sapere se l'umanità sarà condannata a fondare la propria sopravvivenza sull'equilibrio del terrore oppure saprà trasformare l'utopia in realtà, e potrà vivere secondo il proprio destino, che è quello di diventare sempre più umana Mai, nei secoli, il mondo si è trovato di fronte a un problema più arduo, ma mai la necessità della propria sopravvivenza lo ha spinto con tanta forza a trovarne la soluzione. « La soluzione non si tro¬ va nelle facili vie della improvvisazione e del velleitarismo, ma per quella aspra, dura e difficile della distensione e del disarmo controllato; la soluzione si trova attraverso una politica, la politica di pace nella giustizia, attuata nell'indipendenza e sicurezza di tutte le Nazioni. « Ciò che è accaduto in questo luogo, il messaggio lasciato dai morti, gli atti di insuperabile coraggio che hanno illuminato queste tenebre, sarebbero vani se non si accompagnassero alla volontà di ricostruire i rapporti umani e di ristabilire la comprensione fra le Nazioni. « Oswiecim non è soltanto simbolo di ignominia per coloro che ne furono responsabili, e di eroismo per coloro che lottarono contro la dittatura. Oswiecim è anche un grande tempio della pietà umana, che ci invita a dedicare la nostra vita alla pace, alla comprensione fra gli uomini, alla solidarietà intemazionale. « Dinanzi a vite sacrificate per ideali universali non esistono distinzioni di sorta. Ciò che accomuna coloro che sono morti qui è molto più importante delle differenze di lingua, di nazionalità o di fede che essi portarono con sé varcando la soglia di questo luogo or¬ rendo. Ma, come presidente della Repubblica Italiana, io penso oggi, naturalmente, con particolare doloroso rimpianto e con emozione, agli italiani che sono morti in questo campo. Non posso, come vorrei, dire il nome di tutti. Ricorderò soltanto quello di una donna die, dopo aver perduto il marito, fucilato a Parigi, venne a morire qui per le sue idee: Vittoria Nenni. Ricordiamo il vuoto incolmabile che ognuno di essi lasciò nel cuore di chi ne aspettava il ritorno. Onoriamo i morti lavorando per la pace nella indipendenza e sicurezza di tutte le Nazioni ». L'on. Saragat si china ad osservare la fotografia di Vittoria Nenni custodita nel Museo di Auschwitz. La figlia dell'on. Nenni, arrestata a Parigi, dove il marito era stato fucilato, fu deportata ed uccisa nel lager nazista (Telef. Ass. Press)

Persone citate: Benedetto Croce, Nenni, Saragat, Vittoria Nenni

Luoghi citati: Cracovia, Europa, Parigi, Polonia, Repubblica Italiana