Mons. Pellegrino ospite del convento dove sfuggì alla caccia dei fascisti di Giorgio Lunt

Mons. Pellegrino ospite del convento dove sfuggì alla caccia dei fascisti Incontro con I' di rino Mons. Pellegrino ospite del convento dove sfuggì alla caccia dei fascisti Il presule trascorre due giorni di meditazione e preghiera nel castello di Sanfrè presso le missionarie della Consolata - « Ventun anni fa qui trovai rifugio quando mi cercava la polizia di Salò; sono tornato ora per prepararmi al mio nuovo impegno di pastore» - Domani pomeriggio si recherà a Fossano per essere consacrato vescovo (Dal nostro inviato speciale) Era, 15 ottobre. L'arcivescovo di Torino, mons. Michele Pellegrino, è da stamane ospite delle missionarie della Consolata nell'antico castello feudale di Sanfrè, che da quarantanni accoglie le novizie e le postulanti dell'Ordine fondato nel 1901 dal can. Allamano. Attualmente, il silenzioso edificio — che domina la vallata e rievoca le medievali lotte tra il casato ghibellino degli Isnardi e quello guelfo dei Solaro — prepara all'attività missionaria in Africa e nell'America del Sud una cinquantina di giovani in attesa di pronunciare i voti. Perché mons. Pellegrino ha scelto questo convento, per il « ritiro spirituale » che interromperà domenica mattina, quando partirà per Fossano dove nel pomeriggio riceverà in duomo la solenne consacrazione episcopale? Ce lo ha rivelato lo stesso presule, che abbiamo incontrato nel parco del monastero mentre passeggiava leggendo il breviario. «Mi sono rifugiato in quest'oasi di pace e di silenzio perché apprezzo particolarmente l'opera delle Missionarie della Consolata. La loro fede e la loro abnegazione le portano in terre lontane e talvolta ancora selvagge, non solo per avvicinare a Dio gli indigeni ma anche per curarli, assisterli, innalzarli al livello di tutte le creature umane. Avevo altresì un motivo di carattere personale per scegliere Sanfrè piuttosto che un'altra località. Ventun anni addie tro, in questo luogo ho vis suto una quarantina di giorni. Ero ricercato dalla polizia politica della repubblica di Salò, che mi sapeva in contatto con gli esponenti della Resistenza». Il presule ha proseguito: « A quell'epoca, Sanfrè rappresentava un ritiro imposto dalle circostanze. Oggi ho voluto tornarvi per un ritiro assai più importante: quello spirituale, per invocare da Dio — con le preghiere e la meditazione — la forza di svolgere il compito che mi attende alla guida dell'Arcidiocesi di Torino. Due giorni sono pochi, per una pratica così impegnativa, non sancita da leg gi canoniche bensì dalla prò pria coscienza. Purtroppo, non ho potuto isolarmi più a lungo. Il Concilio sta esaminando questioni essen ziali per l'avvenire della Chiesa, tutti i partecipanti a quest'assise della cristianità devono portare il loro granello per il consolidamento della casa comune» Mons. Pellegrino è arrivato a Sanfrè verso le 9 di stamane, dopo una brevissi ma sosta alla stazione di Torino dove era giunto in treno dal Vaticano. Lo accompagnavano due docenti dell'Università e due assistenti della sua cattedra. Abbiamo già accennato all'esempio di modestia da parte di mons. Pellegrino, che per la consacrazione episcopale ha rifiutato il dono della croce pettorale in oro e pietre preziose, preferendone una in legno di palissandro, scolpita in stile rustico. Un gesto al quale il 99° successore di San Massimo — primo vescovo di Torino — non attribuisce alcun peso. Ci spiega, sorridendo : « La Chiesa sta abbandonando le esteriorità. Tende, com'è giusto, più alla sostanza che alla forma. Alti dignitari della Satita Sede la pensano come l'umile sottoscritto. Nei giorni scorsi, in mia pausa del Concilio, conversavo con un illustre porporato. Lo sguardo mi è caduto sulla sua croce pettorale, che mi parve d'argento anziché d'oro. Ne ammirai la fattura, gli chiesi quale artista l'avesse incisa. Mi confidò all'orecchio: "Non è d'argento, è di metallo co mune. L'ho pagata mille lire" ». Anche nel motto che con traddistinguerà il suo stem ma episcopale, mons. Pellegrino conferma il proposito di dedicarsi soprattutto ai derelitti, ai bisognosi: «Evangelizare pauperibus», cioè recare la parola divina ai poveri, sia in senso materiale che spirituale. Giorgio Lunt Mons. Pellegrino nel chiostro del convento della Consolata a Sanfrè (F. Moisio)

Persone citate: Allamano, Isnardi, Michele Pellegrino, Moisio, Solaro