Il PG chiede trent'anni per la moglie del giovane ucciso e tagliato a pezzi in una casa di Chivasso

Il PG chiede trent'anni per la moglie del giovane ucciso e tagliato a pezzi in una casa di Chivasso Forse stasera la sentenza della Corte di Torino Il PG chiede trent'anni per la moglie del giovane ucciso e tagliato a pezzi in una casa di Chivasso Nel primo processo Lucia Montalbano era stata assolta dall'accusa di omicidio: ora il magistrato sostiene che partecipò al crimine - II Procuratore Generale domanda 19 anni per l'amante della sposa (in Assise ne ebbe 23) - Invocata anche la condanna dei due fratelli della donna: undici anni ciascuno - Il giudice esclama: «Tutta la famiglia ha preso parte all'orrendo episodio» Il p.g. dott. Jannelli ha formulato ieri le sue richieste nel processo per l'uccisione di Ignazio Sedita, che si sta svolgendo davanti alla Corte d'Assise di Appello di Torino: 30 anni per Lucia Montalbano, la giovane vedova dell'assassinato, ritenuta colpevole di uxoricidio, di vi¬ lipendio e di occultamento di cadavere; 19 anni per il cugino Giuseppe La Bella; 11 anni per i fratelli Paolo c Francesco Montalbano; conferma della pena (5 anni e Z mesi) per la loro madre, Francesca Trapani. Nel giudizio di primo grado, Lucia, assolta per insufficienza iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiii di prove dall'omicidio, aveva avuto 7 anni e 6" mesi per vilipendio e occultamento di cadavere, mentre Giuseppe — il solo ritenuto responsabile dell'assassinio, — era stato condannato a S3 anni. Paolo e Francesco erano stati assolti e scarcerati. Il rappresentante della pubblica accusa, con le sue proposte, ha dimostrato di credere nel « delitto di clan », preordinato, se non premeditato, da tutta la famiglia. Colpevoli di omicidio, quindi, sono Lucia Montalbano e i ire raguzzi; la sostanziale differenza nelle pene dipende sia dalla misura del concorso dei singoli protagonisti, sia dal fatto che Giuseppe, Francesco e Paolo erano an cora minorenni Quando il de litto fu commesso. Inoltre i tre ragazzi sono me rìtevoli, secondo il p. g., delle attenuanti generiche. Per la madre, contro la quale il dott. Jannelli ha avuto dure parole, non si può parlare di concorso nell'omicidio perche « fu la sola a precostituirsi un alibi»; la pena richiesta per Francesca Trapani riguarda solo il concorso nel vilipendio e nell'occultamento di cadavere. Prima della requisitoria del p. g. sono stati ascoltati, in parziale rinnovo del dibattimento, alcuni testimoni, Tra t auaii i periti prof. Gilli e dott. Neri. Entrambi, su esplicita domanda del presidente dott. Ottello, non si sono sentiti in grado di escludere la possibilità che ti Sedita sia rimasto ucciso dalle rasoiate alla gola e non dalle due pugnalate al cuore. Si ten ga presente che il dott. Neri si trovò di fronte ad un cadavere sezionato in tre pezzi e rimasto per parecchie ore nelle acque di una roggia, mentre il prof, Gilli potè esaminare i miseri resti soltanto dopo due setti mane, facendoli esumare nel cimitero di Ceva. Allora sembrava pacifico che Ignazio Sedita fosse morto per le due coltellate al cuore: sol tanto in occasione del primo processo Giuseppe La Bella parlò di sgozzamento e soltanto dopo la condanna — e ieri l'altro davanti ai giudici di ap pello — accusò la cugina Lucia di avere scannato il marito Il dott. Jannelli si è anzitutto preoccupato di tracciare un quadro dell'ambiente nel quale la macabra vicenda s suo/se, indicandone il movente «Soltanto Lucia — ha detto il p. ij. — aveva interesse a sop primere Ignazio Sedita. Lucia ed i suoi fratelli, legati a lei da quell'esasperato senso della famiglia che è proprio della terra siciliana. Anche La Bella era succubo di Lucia perché amava la cugina. Amore cainaie o spirituale, non conta l'amore si veste di tutti i co lori dell'iride ». Il pubblico accusatore ha de scritto Lucia come « una figu ra dal volto di santarellina ma con l'animo di una iena » ricordando che, pochi mesi do po il matrimonio con Sedita diventò l'amante del dott. Mil le fio ri Essa non amava il marito c non voleva più saperne d lui. E non è vero che Ignazio venne n chivasso con prapa siti di vendetta. Voleva dimenticare il fossato e rifarsi una vira. <Pal carcere, pochi gior ni prima della liberazione Ignazio scriveva alla moglie manifestandole propositi di un tAs o o a e n avvenire sereno e felice e chiamandola " amore mio ". Quale marito siciliano chiamerebbe " amore mio " la donna di cui vuole vendicarsi? ». La Bella, bruciato dalla sua passione, si prestò al gioco di Lucia e, dopo il delitto, per salvare la cugina e la zia, prese ogni colpa su di sé. «Per questo, in carcere, la zia si inginocchiò davanti a lui baiandogli le ginocchia. Non are significato a questo gesto, ignifica non capire l'anima siciliana ». Il dott. Jannelli lia poi richiamato altri particolari che ccusano Lucia: la pistola carica trovata nella borsetta del a ragazza, la maglietta verde macchiata di sangue. «Era la maglia indossata da Lucia quella tragica sera >. « Se non fu un delitto socie tario — ha concluso il p. g. — fu una colluttazione alla quale parteciparono tutti. E tutti fu ono d'accordo nel fare sparire il cadavere. Anche se siete in dubbio sull' autore materiale del delitto, potete in coscienza condannarli tutti per concorso quanto meno morale ». Ha poi preso la parola il primo dei difensori di Lucia, l'av vacato Accatino, osservando che il sottile studio psicologico del p. g. non è sempre avvalorato dai fatti e dalle ri sultanze di causa. « Lucia non è una Penelope, ma neanche una Circe o una Clitennestra, Ha sempre vissuto in miseria ed è diventata l'amante di Mil lefiori quando il marito, nel giro di un anno, è finito per la seconda volta in carcere Anche il personaggio di Sedita è mutevole e contraddittorio nelle mani dell'accusa. A seconda dei casi, viene descritto come un uomo assetato di vendetta, nella mentali tà delta sua terra o come un ndividuo stanco, disposto al perdono, desideroso soltanto di rifarsi una vita. Per il difensore, solo la tesi del « delitto d'impeto», compiuto da La Bella, rimane valida. «Non abbiamo alcuna prova che le I cose si siano svolte diversamente ». L'avv. Delgrosso ha difeso | i fratelli Montalbano, Francesco e Paolo. « Guardateli — ha detto —, sono ancora due ragazzi. Ma vedeteli tre anni fa, quando il primo aveva 17 anni e il secondo 16. Ed erano I anche bravi ragazzi perché da i soli, con il loro faticoso lavo-1 ro di manovali, mantenevano dieci persone, compresi Lucia e il cugino Giuseppe. Essi, in ogni caso, non hanno nulla da spartire con il barbiere e con la parrucchiera, che stavano tutto il giorno in casa senza far nulla, In una casa piccola e piena di letti ». L'avv. Delgrosso ha chiesto per i due ragazzi l'assoluzione piena da tutti i reati. Per Francesca Trapani ha speso poche parole: « Non è la matriarca, come l'ha definita il p. g., ma soltanto una donna infelice, rimasta con otto figli da mantenere, nella più nera miseria, dopo che il marito si era impiccato». Stamane parleranno l'avv. Gabri, in difesa di La Bella e l'avv. De Marchi, ancora in difesa di Lucia Montalbano. La sentenza potrebbe già essere emessa in serata. Gino Apostolo Gli imputati Giuseppe La Bella e Lucia Montalbano ieri durante l'udienza in Corte di Assise a Torino

Luoghi citati: Ceva, Torino