II Cora accademico di Mosca applaudito al Teatro Nuovo

II Cora accademico di Mosca applaudito al Teatro Nuovo II Cora accademico di Mosca applaudito al Teatro Nuovo Ha presentato un programma di canti popolari, molti dei quali rielaborati da autori classici Un numeroso coro di militari dell'esercito russo venne or non è molto a Torino, recò canzoni popolari, e fu accolto con interesse e con giusti applausi per la correttezza della concertazione e la disciplina delle voci efficaci. Un altro co¬ ro, dell'* Accademia di Stato di Mosca», è venuto iersera nel Teatro Nuovo, «presentato da Torino Esposizioni con la collaborazione dell'Unione musicale », e anch'esso ha intonato, nella maggior parte dei diciassette pezzi, canzoni « popolari », cioè, per intenderci, quelle che il popolo, in questo caso il russo, canta, e può e vuol cantare, perché facili e vicine alla sua psicologia. La denominazione «Coro dell'Accademia di Stato » fa supporre che l'istituzione coltivi. i o è o e secondo la terminologia occidentale, le composizioni per così dire classiche, cioè d'alto valore artistico e d'universale spiritualità. Che il più grande ed esteso repertorio non sia ignorato da questi circa ottanta cantori, uomini e donne, e dal loro direttore, Alexander Vassilicvic Svieschnikov, è attestato dal saggio che ne han dato a Perugia, a Gubbio, con l'esecuzione di pagine di Palestrina, di Orlando di Lasso, di Lotti, di Bach. A Torino, invece, evitate le ardue interpretazioni cinque - settecentesche (giudicate da qualche attento critico imperfette per la superflcialità e l'antistoricità), gli Accademici han preferito una più lieve prova. Sta di fatto che la coralità nelle Russie fu quasi priva, per molte condizioni artistiche e sociali, di colte forme polifoniche, quali, in Italia, dal Quattro al Seicento, il mottetto, per esempio, o il madrigale. I cori russi ricorrono perciò a qualche raro connazionale di scuola tradizionale, per esempio a Dmitri Bortnianski, che visse dal 1151 al 1825, studiò a Venezia, Bologna, Roma e Napoli, fu allievo di Galuppi, diresse la Cappella di Corte, e in parecchie composizioni tentò di amalgamare i modi delle remote canzoni russe con quelli del tardo e corrotto palestrinianesimo superstite nel secolo XVIII. Fra i nomi noti e più noti inclusi nel concerto iersera erano Glinka, Ciaicovski, Tanejev, Rachmaninof, Grecianinoff, Sciostakovich. Di altri minori abbiamo cercato notizie nella utilissima Storia della musica sovietica, pubblicata in due volumi dal professor Vincenzo Gibelli, a Pavia, che già ho recensito. Dello Svieschnikov, direttore del Conservatorio di Mosca, è ricordato il balletto Marusia Bognslavka; di Alessandro Aljabiev (1787-1851), han fortuna alcune canzoni della Cabardia nel Caucaso; di Boris Ljatescinski, nato a Kiev, 1895, uno dei rappresentanti della scuola nazioìiale ucraina, alcune sinfonie, musiche da camera, canzoni corali; di Victor Kalinnikov (1866-1901), rifacimenti di canzoni popolari. I caratteri formali ed espressivi di questi « popolari » canti corali sono stati più volte descritti, e non occorre riscriverne. Come si riscontra in casi analoghi, talvolta la semplicità e il fervore primeggialo nel modo più elementare, talvolta la rielaborazione dà risalto a latenti fattori espressici, talvolta infine ciò che il gusto dei romantici tedeschi co-nchiuse nei Lieder im Volkston è serbato, diremmo, come un'atmosfera, e la personalità dell'autore resta marcatamente impressa. In quanto all'esecuzione sono da pregiare, anche stavolta, la gagliardia fonica, la correttezza tecnica, la pienezza espressiva, requisiti che nuovamente eccitarono il piacere, l'entusiasmo, del pubblico. Applausi, applausi. a. J. c. n coro dell'Accademia di Stato di Mosca ieri sera al Teatro Nuovo (F. Moisio)

Persone citate: Alessandro Aljabiev, Alexander Vassilicvic Svieschnikov, Bach, Boris Ljatescinski, Galuppi, Glinka, Moisio, Victor Kalinnikov, Vincenzo Gibelli