Macchine pensanti
Macchine pensanti LA FILOSOFIA DEGLI AUTOMI Macchine pensanti La cibernetica potrà costruire macchine capaci di imparare, giocare, riprodursi; ma dell'autentico pensiero esse non avranno mai la libertà - Soltanto l'uomo può proporsi il «problema dell'uomo» A coloro che ancora credono che il pensiero sia una prerogativa esclusivamente umana si può consigliare la lettura dell'antologia che è stata pubblicata da Vittorio Somenzi nella « Universale Scientifica Boringhieri », La filosofia degli automi. Somenzi ha incluso in essa una serie di conferenze tenute nel 1950 alla radio britannica con il titolo Le basi fisiche del pensiero e passi di autori (Shannon, Turing, von Neumann, Wiener), matematici e cibernetici, che hanno studiata la possibilità teorica delle «macchine pensanti». Com'è noto, questa possibilità ha cominciato a prospettarsi dal momento in cui è stato possibile costruire macchine a retroazione {feed-back) che hanno la capacità di controllare il loro operato e di correggerlo quando esso devia da uno standard prestabilito. Poiché questo potere di autocontrollo e di autocorrezione appartiene in grado eminente al cervello umano e ne costituisce la caratteristica principale, la possibilità di concepire (se non ancora di costruire) macchine che abbiano gli stessi poteri fondamentali del cervello costituisce oggi un argomento di ricerche e di studi da parte di numerosi gruppi di scienziati di tutti i paesi. Esistono, certamente, limiti teorici dei poteri delle macchine, e il limite fondamentale è quello stabilito dalla teoria logica delle matematiche (teorema di Godei), secondo la quale in ogni linguaggio logicamente organizzato vi sono enunciati che non possono essere né provati né confutati nell'ambito del linguaggio stesso. Il cervello umano può trovare un nuovo linguaggio in cui sia possibile la prova o la confutazione di quegli enunciati; la macchina non può farlo, quindi, in presenza di domande che si riferiscano a enunciati di quel tipo, o non risponde o dà risposte errate. Questo limite è comunemente ammesso dagli scienziati cibernetici che, per il resto, sono molto ottimisti sui poteri eventuali delle macchine. Essi parlano, oltre che di macchine logiche e calcolatrici, di « macchine che giocano », « macchine che imparano » e « macchine che si riproducono ». E, conseguentemente, considerano con un certo disdegno le obiezioni che il senso comune, i teologi e i filosofi, rivolgono alla possibilità di queste prospettive sull'avvenire delle macchine. Tutto ciò che si può dire in favore di una distinzione tra la macchina e l'uomo è che la macchina dev'essere nutrita dall'uomo, non solo per ciò che riguarda le informazioni ma anche per ciò che riguarda le regole in base alle quali essa deve elaborare le informazioni medesime. Regole e informazioni devono dunque essere già in possesso dell'uomo; e se si pensa che possono essere date alla macchina da un'altra macchina e a questa da un'altra ancora, si arriverà sempre, infine, alla fonte, che è l'uomo. Questa considerazione non basterà certo a scoraggiare gli ideatori e i co¬ struttori di macchine pensanti, ed è bene che sia così; ma basta forse a far tacere l'orgoglio offeso del re dell'universo. E, si può aggiungere, l'uomo è sempre alle prese con il « problema dell'uomo », cioè con il problema di scegliere la sua vita, di autoprogettarsi ; mentre è difficile che la macchina possa mai proporsi, in questo senso, «il problema della macchina». O in altri termini: macchine pensanti, sì; macchine filosofanti, no. Nicola Abbagnano (VITTORIO SOMENZI: La filosofia degli automi - Editore Boringhieri, Torino, - 300 pagine - 900 lire). Il ritratto di Winckelmann nel museo di Weimar
Persone citate: Nicola Abbagnano, Somenzi, Turing, Vittorio Somenzi
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