Nuove ricerche in Germania sui rapporti tra clima e saylute di Angelo Viziano

Nuove ricerche in Germania sui rapporti tra clima e saylute Un incontro di studio al ««Max Planck Institut» di Dortmund Nuove ricerche in Germania sui rapporti tra clima e saylute «Camere climatiche» che permettono esperimenti di ogni tipo e la valutazione delle condizioni fisiche e psichiche - L'applicazione al mondo del lavoro - Una specie di « sauna » che la donna affronterebbe volentieri per farsi la linea - L'allenamento al calore radiante e umido (Nostro servizio particolare) Dortmund, ottobre. Un'altra giornata al «Max Planck Institut fiir Arbeitsphysiologie» è trascorsa in un giro d'orizzonte sul «clima caldo », anche se alle porte bussava già aria assai fredda e nel bel viale ove sorge quel Centro di studio una pioggerella era francamente uggiosa. Gilnther Leumann, direttore dell'Istituto, mi aveva ancora atteso nello studio di lavoro con l'inseparabile suo grosso cane guardiano, che è il primo a concedervi cordiali accoglienze. Vi arrivai col cortese intermediario del nostro incontro, il dottor Claas, dell'Alta Autorità della Ceca, la Comunità europea per il carbone e l'acciaio; che nel programma istituzionale contempla, in primo piano, di « promuovere il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro », per cui incoraggia, collega e finanzia le ricerche concernenti la sicurezza del lavoro, sì da poterne mettere i risultati a disposizione degli interessati. E' per noi motivo di compiacimento che a capo della Direzione generale di questo servizio sia un valoroso esperto italiano, il dottor Convenevole. Va da sé che la Ceca ho pur finanziato le ricerche di Dortmund sui problemi dell'acclimatazione alle alte temperature. Tale questione si spande ai dì fuori del puro ambiente di lavoro; nasce anzi dal di fuori, dallo studio dei climi. Ha larghe interferenze, quindi, con la vita un po' di tutti, sovente per nostri trapassi anche di diporto in regioni tutt'altro che temperate, ora che i trasferimenti in aereo sono tanto rapidi, ma sovente ancora per situazioni stagionali. Basta pensare al perdurare di lunghe gior- nate torride di talune esiati pure nel nostro Paese. Certo è che se facessimo un computo dei casi dei gravi disturbi da calore verifica- tisi nel corso dell'estate appena passata si arriverebbe ad una cifra impensata. Anche l'Organizzazione mondiale della sanità ha promosso studi in merito. Collasso, edemi (gonfiori delle caviglie e dei piedi), sfinimenti od esaurimenti, crampi, eritemi (arrossamenti ed eruzioni della pelle), ed infine il famigerato colpo di calore formano la gamma dei guai da caldo eccessivo. Riaffiorava alla mia mente tutta quella patologia particolarmente potenziale per i lavoratori esposti a forte calore radiante, della quale anni addietro fui io stesso relatore ufficiale al congresso nazionale d'igiene a Saint-Vincent, quando il Lehmann, assentendo ad una chiamata telefonica, propose di scendere subito al piano sotterraneo ove il suo collaboratore dottor Wenzel stava dirigendo un interessante esperimento, precisamente della catena degli studi sulla metodologia per l'acclimatazione al fine di scongiurare t/uei processi patologici. Scendemmo. In una saletta dello speciale laboratorio stava un gruppo di ricercatori vigilanti sulle continuative informazioni che registratori e calcolatori elettronici venivano fornendo sulla situazione di un organismo umano, un intelligente giovane, ben distinguibile in un monitor televisivo e per noi anche direttamente attraverso una porta vetrata, situato in una attigua ben isolata camera cosidetta climatica, capace cioè di riprodurre il «clima» sperimentale voluto, subtropicale o tropicale, oppure ambientale di miniere diverse o di particolari officine. Fili per il collegamento con i lontani apparecchi gli dipartivano dal lobulo delle orecchie, tramite un minuscolo strumento ideato dal prof. Milller, dello stesso Istituto, atto a rilevare l'andamento delle pulsazioni; altri dalle immediate vicinanze del timpano sbucando dal condotto uditivo dell'orecchio; altri da un condotto ben più lontano, diciamolo pure, dall'estuario dell'intestino. Così erano particolarmente notificate, oltre le variazioni del polso, quelle della temperatura in varie sedi interne, l'una più vicina al cervello, le altre a varia altezza dell'ultimo segmento intestinale. Quel giovanotto non eseguiva alcun lavoro affaticante muscolarmente. In semplici mutandine se ne stava seduto in un ambiente di cui pure venivano registrate le variazioni del forte calore radiante, riflesso da idonee pareti metalliche, e della umidità relativa dell'aria, nonché del movimento di questa. Soltanto, con gomiti appoggiati idoneamente, quel «paziente», impugnata una bacchetta per ogni mano, inseguiva con la lor punta su una plancia di fronte gli spostamenti di un anello per colpirne tempestivamente il centro. Rapidità ed errori elettricamente segnalati risultavano pure registrati e istantaneamente computati. Si è trattato, dunque, di un particolare studio sui limiti di mantenimento dell'attenzione dell'individuo in ambiente di forte caldo-umido anche in condizione di relativo riposo muscolare. Già, perché il fattore termico ambientale ha influenza ovviamente pure stille funzioni psichiche, ed oggi che i lavori fisici più penosi, con l'avvento della automazione, possono essere eseguiti da macchine ed il ruolo del laVoratore diuiene sempre più di tipo psichico è indubbio che valutazioni del genere acquistino maggiore interesse. I contributi apportati anche da B. Metz, di Strasburgo, pure con l'aiuto della Ceca, /lamio dimostrato diversi effetti molto significativi del calore sulle operazioni psico-sensoriali e sui coordinamenti sensorio-motori. La funzione psichica di « vigilanza », può essere deteriorata da certe condizioni termiche, con un allungamento dei tempi di decisione Quel giovane di nostra osseri-azione — che a conclusione dell'esperimento confermò il valore della sua acclimatazione già conseguita — colava sudore abbondante, ed è in base a quelle perdite sudorali che alla fine della prova, durata una novantina di minuti in aria fortemente caldo-umida con una appena discreta ventilazione, era calato di un chilo e mezzo circa di peso (anche il peso era controllato dall'esterno, ogni quarto d'ora). Un bel surrogato di « sauna » si direbbe, cui qualche donna adiposa si assoggetterebbe forse di buon grado qualche volta per rifarsi «la linea», per quanto drastico ne sia lo sforzo acuto richiesto, se potesse surrogare la perseveranza in lunghissime terapie dimagranti soprattutto a base di restrittive regole alimentari. Il sudore è certamente il fattore decisivo per la perdita del surriscaldamento corporeo, evitando un ristagno di calore interno, fautore di gravi fenomeni; ma ne occorre la evaporazione e questa è subordinata in gran parte all'umidità dell'aria ed alla ventilazione. Condizioni individuali, fattori psichici, l'alimentazione, il bere, il vestiario condizionano le possibilità dell'acclimatazione, che significa acquisita capacità del corpo a reagire più favorevolmente dopo ripetute esposizioni al calore. Un alto grado di allenamento al lavoro in ambiente surriscaldato, secondo La■venne, si ottiene meglio esponendo il soggetto a sollecitazioni massime ma di breve durata piuttosto che a sollecitazioni più moderate ma di durata maggiore. Questa esperienza sembra valida per i fenomeni di assuefazione in genere. D'altra parte il fatto accertato che l'allenamento fisico agisce favorevolmente per la resistenza al calore e' che, parallelamente, un allenamento a resistere al calore influenza positivametite il rendimento fisico, fa asserire al Lehmann che si tratta di due fenomeni di identica genesi. Comprensibile, dunque, che uomini abituati ad un pesante lavoro fisico sopportino più facilmente un clima tropicale. prof. Angelo Viziano Esperimenti nella « camera climatica.» a Dortmund

Persone citate: Lehmann, Leumann, Max Planck

Luoghi citati: B. Metz, Dortmund, Germania, Saint-vincent, Strasburgo