Forze comuniste armate dagli insorti stanno combattendo all'interno di Giava

Forze comuniste armate dagli insorti stanno combattendo all'interno di Giava Gravi sviluppi nella rivolta militare indonesiana Forze comuniste armate dagli insorti stanno combattendo all'interno di Giava L'aviazione si sarebbe unita ai ribelli -1 governativi affermano di avere la situazione in pugno a Giakarta - Ammettono di aver perduto (e poi riconquistato) la città di Gio-Giakarta - Accuse di atrocità ai rivoltosi: scoperti i cadaveri mutilati di sei generali - Morta la figlia (6 anni) del ministro della Difesa Nasution, ferita il primo giorno della sommossa - Incerta sorte di Sukarno: colpito da un grave collasso o prigioniero dei generali di destra? (Nostro servizio particolare) Giakarta, 4 ottobre. Più sangue di quanto si credesse — e fosse stato detto ufficialmente in un primo tempo — è scorso nel fallito tentativo di rivolta militare in Indonesia: ed altro se ne va spargendo, come confermano le notizie secondo cui i gruppi ribelli si starebbero arroccando all'interno di Giava per far fronte ai governativi. Sono stati scoperti, ha annunciato oggi il capo dei servizi d'informazione delle forze armate generale Subroto, « i cadaveri di sei generali e di un tenente, che risultano essere stati uccisi dai ribelli nei giorni sGorsi». I generali uccisi sono Achmad Yani, capo dello Stato maggiore, Harjono, Parman, Suprapto, Sutojo, Pandajtian. Il tenente si chiama Panggain. I cadaveri sono stati trovati in località Lobang Buaja, non lontana dalla base aerea di Halim, che unità paracadutiste hanno ripreso solo ieri ai ribelli. L'annuncio ufficiale precisa che i sei generali ed il tenente ucciso avranno domani esequie pubbliche solenni. Quanto alla resistenza anti-governativa, le notizie di oggi parlano di unità paramilitari passate ai ribelli e di gruppi armati del partito comunista attualmente in marcia verso il centro dell'isola di Giava. Qui, in una regione favorevole alla guerriglia, esse contano di arroccarsi per sviluppare un'azione inizialmente di disturbo e quindi (almeno, nelle loro intenzioni) di diretta offensiva contro il governo al potere. Alla testa dei gruppi ribelli è il leader dell'insurrezione, il colonnello Untung. Le armi, secondo quanto affermano le fonti governative di Giakarta, sarebbero state distribuite ai membri del partito comunista indonesiano dagli uomini della rivolta, nel breve periodo in cui essi furono di fatto al comando della situazione. Braccio destro di Untung nell' organizzazione di una forza di guerriglia è il colonnello Usman, già a capo di una divisione che agiva nelle piazze militari di GioGiakarta e di Magalang. Il governo, per controbattere l'azione ribelle, sta muovendo contro i rivoltosi la forte divisione « Siliwangi », già utilizzata in passato contro ir comunisti. Mentre l'esercito detiene saldamente il potere a Giakarta, notizie non ufficiali parlano con insistenza di scontri e di concentramenti di truppe ribelli in più zone provinciali del paese. Il governo cerca con ogni mezzo di stroncare la rivolta. Una drastica disposizione militare, oggi ovunque radiodiffusa, avverte che tutti i militari alle armi che si siano allontanati dalle rispettive unità (e in particolare si nomina l'organico della guardia presidenziale «Chakrabirawa», da cui ebbe inizio la ribellione) devono ripresentarsi in sede « entro 72 ore » : trascorso tale tempo essi saranno considerati disertori, e « passibili delle sanzioni del caso». Le regioni dove le truppe della « Siliwangi » sarebbero a contatto dell'avversario, il quale oppone resistenza, sono soprattutto quelle di Jakarha, Bogor e Bandung. Pare che raggruppamenti di guerriglieri comunisti si trovino anche assai vicino a Giakarta, in prossimità della periferia sud-orientale e non lontano dalla base aerea di Salem. Le forze governative hanno ripreso ai ribelli la città di Gio-Giakarta. A Giakarta questa sera venivano installate unità di artiglierie antiaeree. La misura è in relazione alle voci secondo cui almeno -parte dell'Aviazione sarebbe passata ai ribelli. Elementi del comando supremo dell'Aviazione sarebbero responsabili, secondo accuse formulate oggi dal capo del l'esercito generale Suharto, dell'eccidio dei sei generali i cui cadaveri sono stati rinvenuti « orrendamente muti lati e con segni di percosse subite prima di essere uccisi». E' stato confermato che è in vita — e sempre dalla parte governativa — il generale Nasution, ministro della Difesa, il quale «è tornato al quartier generale». Oggi Nasution ha avuto «un lungo colloquio con il presidente Sukarno», cui ha partecipato il ministro degli Esteri Subandrio (che secondo i ribelli era passato dalla loro parte). E' morta, all'ospedale di Giakarta, la figlia di sei anni del generale Nasution, ferita venerdì durante gli attacchi degli insorti. La celebrazione della «Giornata delle Forze Armate », che doveva aver luogo domani, è stata rinviata al 10 novembre; da oggi, e per sette giorni, si avrà in tutta l'Indonesia un periodo di «stretto lutto nazionale», decretato da Sukarno in memoria dei generali assassinati dai ribelli. Sukarno non è stato visto oggi in pubblico, ma ha parlato alla radio negando la complicità dell'Aviazione nella rivolta (Suharto lo ha poi smentito). Le voci più disparate continuano a correre su di lui: che sia di fatto prigioniero dei generali dell'estrema destra, che abbia subito un collasso ieri subito dopo la fine del discorso pronunciato ai microfoni per rassicurare il paese sulla sua sorte. (United Press) ITwiie le vie del centro di Giakarta sono ancora sorvegliate da reparti dell'esercito (Tel. Associated Press)

Persone citate: Achmad, Suharto, Sukarno, Usman