Milioni di persone hanno reso omaggio al Pontefice nelle strade di New York

Milioni di persone hanno reso omaggio al Pontefice nelle strade di New York Milioni di persone hanno reso omaggio al Pontefice nelle strade di New York La visita al quartiere negro di Harlem e la sosta nella basilica di San Patrizio - Cordiale colloquio con Johnson al Waldorf Astoria - II Papa e il Presidente degli Stati Uniti hanno parlato del Vietnam e di Santo Domingo - Si sono trovati d'accordo nel ritenere che continuerà la minaccia della guerra sino a che centinaia di milioni di uomini rimarranno nell'analfabetismo e nell'indigenza - Johnson conferma la lotta contro « il marciume del razzismo » (Dal nostro inviato speciale) New York, 4 ottobre. Peace, Paix, Paz, Pace, Pacem in terris: queste le scritte che più frequente mente ì newiorchesi hanno presentato agli occhi di Paolo VI lungo i 37 chilometri che dall'aeroporto Kennedy lo hanno portato fino al centro di Manhattan, davanti \alla cattedrale di San Pa¬ trizio. Quelle invocazioni di\pace spiccavano in tutte le forme, spesso accompagnate con immagini di una natura ingenua e popolare, altre volte formavano vario- pinte pareti sullo sfondo di case povere, dì una folla tra giuliva e commossa. Le nude invocazioni alla pace — una scritta lunga una decina di metri nel quartière portoricano diceva: « La pace è vivere » — attestavano con nettezza che i newiorchesi hanno capito pienamente che il Papa passava in mezzo a loro soprattutto come pellegrino della pace. Tuttavia, qua e là non mancavano scritte polemiche verso il governo americano: Come queste: « Pace a San Domingo », « Pace | anche con Cuba ». Il cielo era senza nubi, ma tirava un vento freddo e teso. Alla automobile del Papa avevano aperto il tetto trasparente, ma percorsi appena un centinaio di passi qualcuno ha fatto fermare il corteo uscito dall'aeroporto e ha provveduto ad abbassare il tetto. E già si vedevano le prime file di americani in attesa. Alcune donne indossavano pellicce oppure si erano avvolte in coperte e plaids, i bambini battevano i piedi per terra. Da quel momento abbiamo incontrato folla ininterrottamente lungo ì 37 chilo j meli del percorso. Special- \mente nei quartieri più lon-1tani non era molto fitta, ma via via che ci avvicinavamo al quartiere di Bronx, abitato da gente non ricca, incontravamo ai crocicchi migliaia e migliaia di persone. Nei tratti di campagna, dove la strada scorre incassata fra lievi o rapidi pendii, pareva che la gente si fosse adunata lì per una scampagnata. Vedevate sedie e tavoli, famiglie- distese al sole: e all'improvviso era tutto un agitarsi confuso, un correre disordinato, continuo il grido: «The Pope, the Pope ». Eravamo cinque i giornalisti italiani che avevamo viaggiato da Roma insieme con il Papa e le autorità americane ci avevano consentito di seguirlo da vicino durante il tragitto dall'aeroporto alla cattedrale di San Patrizio. Tutti e cinque crollavamo dalla stanchezza (ci avevano chiesto di trovarci alla stazione aerea di Roma alle 3,15 di notte), e ora a New York non facevamo che meravigliarci per l'aspetto tranquillo e disteso del Papa. Durante le nove ore di volo due volte Paolo VI aveva voluto visitarci, la prima per conoscerci e stringerci la mano, la seconda per recar¬ ci in dono una medaglia co niata per ricordare il suo viaggio all'Onu. L'impressione che si ha, quando lo si avvicina è di una continua lotta fra un cervello acuto severo e le esuberanze del cuore. Ha lo sguardo penetrante, le parole di una benevola affabilità. Ebbene, dopo una notte quasi insonne anche per lui e un vólo transatlantico (la rotta era stata spostata molto a Nord, fino a passare sulla banchisa polare a causa di perturbazioni meteorologiche), e il lavoro per metter a punto i molti e imminenti discorsi, Paolo VI presentava l'aspetto di una persona che proprio allora si sia levata dal letto dopo una buona nottata di sonno. E quanti hanno quotidiana occasione dì vivergli accanto mi dicono che è la forte padronanza del sistema nervoso a dargli quel suo aspetto sempre ordinato e tranquillo. Fu nel quartiere portoricano e negro di Harlem, dove la miseria assume aspetti particolarmente drammatici nella prospettiva dei vicini e orgogliosi grattacieli, che la folla si fece sempre più fitta, sempre più osannante. Cinque negretti reggevano altrettante lettere dell'alfabeto su piccoli cartelli quadrati e formavano così la parola peace. Ho visto vecchie negre piangere e altre gettarsi come cenci sui marciapiedi. Intensa e diffusa era la commozione, gli evviva e gli applausi riempivano l'aria, ma non c'era nessuna manifestazione eccessiva: gente attenta, gente che dava l'impressione di trovarsi lì con l'animo pieno di speranza, e che certamente intuiva l'importanza dell'avvenimento che sta¬ | Kd ll d dll Ni l Aitd P) Il Pontefice si intrattiene con Jacqueline Kennedy nella sede delle Nazioni Unite (Tel. Associated Press)