Dachau, «città pittoresca»

Dachau, «città pittoresca» SECONDO UNA GUIDA TURISTICA TEDESCA Dachau, «città pittoresca» Neppure un cenno al tragico campo in cui perirono 200 mila prigionieri - Ora è ordinato come un giardino, le camere della tortura ed il crematorio hanno le pareti intonacate di fresco Ma non si può visitarli senza un senso d'angoscia : le ombre dei morti aleggiano sul « Lager » (Nostro servizio particolare) Parigi, 30 settembre. Le guide turistiche hanno un vantaggio sui libri di storia: possono ignorare deliberatamente che al fascino di un luogo si mescolano talvolta ri-! cordi fastidiosi ed imbaraz-f zanti. Alla fine dell'estate, durante una visita ai dintorni di Monaco di Baviera, mi accadde di leggere nella guida Grieben (edizione francese del 1958, pagina 57) questa definizione: < Dachau: pittoresca cittadina adagiata sulle rive dell'Amper. Mèta di escursioni ambitissime dai monacensi. Interessanti da vedere: l'antico castello dei Wittelsbacher ed il suo bel giardino, con splendido panorama sulle Alpi Bavaresi e sulle montagne di Salisburgo fino all'Allgaii ». E' press'a poco ciò che un turista poteva leggere nel Baedeker del 1907... Un oblio senza dubbio involontario, che non impedisce ogni giorno a uomini e donne di andare incontro — dietro al filo spinato del campo — ai fantasmi dei 200 mila prigionieri di trentotto naziona lità morti a Dachau tra il 1933 ed il 1945. Al visitatori commossi e angosciati (molti non ignorano quale fine tremenda fece un parente od un amico), Dachau appare imbellettata e carica di orpelli come quelle megere che vogliono sembrare ingenue. Gli edifici dell'amministrazione, dove si -trovavano le camere di tortura ora ridipinte a nuovo; la piazzetta dell'appello, dove tanti uomini caddero sfiniti nel fango, oggi ricoperta di ghiaia fine; il crematorio con i suoi sinistri locali dissimulati da cipressi e siepi ben potate; le baracche abbattute e sostituite ben presto da poggetti fioriti; la cap pella espiatoria all'inizio di un bel viale alberato che i depor tati conoscevano come la «stra da della morte», un chiostro tranquillo inaugurato un anno fa: tutto ha assunto l'aspetto sereno di una terra innocente. Certo, nel museo aperto negli edifici in cui un tempo < officiavano » le SS e gli aguzzi ni della Gestapo si possono ve dare fotografie e documenti Essi dicono che cosa fu Da chau, vero tempio di sevizie, ma le didascalie che li illustrano sono scritte soltanto in tedesco, < per ragioni tecniche », come precisa un cartello. Il nerbo di bue ed il cavalletto sul quale tanta gente venne frustata a morte non sono stati nascosti agli sguardi; sono forse le sole reliquie che provano la vergognosa realtà di un tragico passato. Qualche giorno dopo, a Berlino Ovest, ci fu concesso di fare « il giro del muro », dove ciascun morto tedesco caduto al confine con il mondo comunista ha la sua corona di fiori e la sua lapide. La presenza del muro-frontiera di Berlino colpisce la ragione prima del cuore. Ma il campo di Dachau — malgrado l'intonaco fresco e le fronde pimpanti — continua a commuovere, perché si sente che le ombre dei torturati non abbandone ranno mai questa « pittoresca cittadina adagiata sulle rive dell'Amper ». Maurice Denuzière Copyright di « Le Monde » e per l'Italia de ila Stampa»

Persone citate: Amper, Maurice Denuzière

Luoghi citati: Berlino, Berlino Ovest, Dachau, Italia, Monaco Di Baviera, Parigi, Salisburgo