Una piattaforma galleggiante esplode in mare a Ravenna: tre morti, 35 feriti

Una piattaforma galleggiante esplode in mare a Ravenna: tre morti, 35 feriti Sufi9 «risola artificiale » dell9 Agi p che entrati metano Una piattaforma galleggiante esplode in mare a Ravenna: tre morti, 35 feriti Le vittime: un geologo di 40 anni, un tecnico di 34 e un elettricista di 29 - I feriti colpiti da sintomi di asfissia e choc - La sciagura sul «Paguro» mentre si trivellava un pozzo petrolifero a 2800 metri sotto il livello dell'acqua - L'esplosione e la drammatica fuga nelle tenebre durante l'infuriare della burrasca - Poi il pozzo si è incendiato: fiamme alte trenta metri sono visibili da tutta la cesta (Dal nostro corrispondente) Ravenna, 29 settembre. Tre persone sono annegate e altre 35 sono rimaste semiasfissiate o colpite da choc mentre cercavano di allontanarsi precipitosamente da una piattaforma galleggiante che rischiava di essere avvolta dalle fiamme in seguito ad mia violenta fuoruscita di metano da un pozzo sottomarino. La sciagura è accaduta poco primo di mezzanotte sul Paguro, una mastodontica piattaforma deil'Agip Mineraria che è attraccata a 20 chilometri dal litorale ravennate, all'altezza di Cervia. Il galleggiante, che ha una stazza di 6000 tonn., è dotato di tre grandi torri metalliche che gli consentono di appoggiarsi saldamente sul fondale. Al momento della disgrazia stava conducendo a termine la escavazione di un pozzo di metano alla profondità di circa 2800 metri sotto il livello del mare. Verso le 21 di ieri sera dalle strutture della sonda è fuoruscito, violentissimo, un getto di fango. Gli operai ed i tecnici addetti al sondaggio sapevano che il fango era sospinto dalla sottostante pressione della falda di metano e che il gas, se non si tamponava la falla, non avrebbe tardato ad uscire, creando una gravissima situazione di pericolo. L'incidente, abbastanza frequente nel corso di scavi di idrocarburi, non destava eccessivo allarme fra le SS per sone che si trovavano sul Paguro, anche perché la piattaforma i- appositamente attrez zata per far fronte a questa evenienza. Venivano immediatamente pompate grosse colate dì fango pesante per tamponare la falla. Questo espediente però non è stato sufficiente. I tecnici sono allora ricorsi ad un secondo tentativo: quello di bloccare tutte le strutture della sonda. Anche questa volta però non si è raggiunto il risultato sperato. Erano le 23,30 quando, co?i un sinistro boato, accanto al fango è cominciato a uscire anche il metano: una scintilla sarebbe stata sufficiente a causare una terribile catastrofe. Bisognava allontanare immediatamente la piattaforma. A questo punto sono accadute scene di panico. Molti, per timore del precipitare della situazione, si sono tuffati immediatamente in mare col salvagente che avevano in dotazione e indossavano costantemente; altri si sono gettati sulle zattere pneumatiche. L'oscurità e le avverse condizioni del mare hanno però ostacolato l'ordinata evacuazione della piattaforma. Uno degli zatteroni pneumatici, capace di accogliere 15 persone, è stato trascinato via dalle onde prima che qualcuno potesse salirvi sopra. Altri canotti pneumatici sono finiti in mare, rovesciati. Uno solo degli zatteroni è stato utilizzato completamente. La disperata fuga dal galleggiante che rischiava di incendiarsi è così avvenuta in modo caotico. Fortunatamente una notizia giunta per radiotelefono alla direzione dell'Agir, Mineraria a Ravenna ha permesso di organizzare sollecitamente i soccorsi. In poche decine di minuti sono giunte sul posto ben dieci imbarcazioni a motore. Si trattava della « Calabria », del € Corte di Cadore », del¬ l'* Abruzzi », appartenenti al la flotta dell'Agivi; di due natanti noleggiati dallo stesso ente minerario, di motovedette e motolance della Guardia di finanza, della Capitaneria del porto e dei vigili del fuoco, e di un rimorchiatore. Per primi sono stati raccolti 15 scampati che avevano preso posto sullo zatterone poi via via numerosi altri operai e tecnici che si dibatteva7io fra le onde o che erano disperatamente aggrappati al galleffgiante. Verso l'una il ^Calabria* traeva a bordo il corpo del geolo go Arturo Biagini, 1,0 anni, nativo di Siena ma attualmente residente a Ravenna. Purtroppo il Biagini, nonostante la cintura pneumatica di salvataggio, era già annegato. Un luttuoso epilogo hanno avuto anche le ricerche dell'operatore Pietro Peri, 31, anni, da Collecchio di Parma, ricuperato quando ormai ogni soccorso era vano. Alle 3 di stamane, all'appello mancava solo l'elet tricista ventinovenne Bernardo Gervasoni, da Roncobello di Bergamo. Nonostante l'estenuante incrociare dei natanti nella zona, il suo corpo è stato avvistato solo alle prime luci dell'alba da un elicottero e recuperato più tardi dal * Gordon P ». La tragedia si era così chiusa col pesante bilancio di tre morti, mentre altre 35 persone sono state costrette a ricorrere alle cure dei medici dell'ospedale di Ravenna per sintomi di asfissia, per ferite e per stato di choc. La sciagura avrebbe potuto assumere proporzioni disastrose se si fosse sviluppato un incendio mentre il personale del Paguro era ancora a bordo della, piattaforma. Verso le 9 di stamane, infatti, una scintilla, probabilmente provocata da un oggetto lanciato in aria dalla violenza della fuga del metano, ha dato origine ad un immane rogo. Le fiamme si sono levate a una trentina di metri di altezza e sono visibili da tutto il litorale ravennate. E' un drammatico spettacolo destinato a protrarsi per molti giorni, fino a quando, cioè, non saranno risolti tutti i difficili problemi tecnici che si frappongono alla estinzione del rogo. La piattaforma riporterà danni gravissimi. Molte delle sue strutture, infatti per la lunga esposizione al fortissimo calore, si sono fuse. Il galleggiante, costato alcuni miliardi di lire, è sprofondato in mare, adagiandosi su un fondale di 25 metri. Attualmente, dalle fiamme e dalle acque emerge solo la grande torre metallica che sorregge la pista di atterraggio degli elicotteri. u, J, La piattaforma mobile «Paguro» già semisommersa dalle onde ed avvolta dalle fiamme dopo l'esplosione che l'ha quasi completamente distrutta (Tel. Ass. Press)

Persone citate: Arturo Biagini, Bernardo Gervasoni, Biagini, Gordon P, Pietro Peri