Professore di chimica si uccide con il veleno dopo averlo fatto bere al suo bimbo di 7 anni
Professore di chimica si uccide con il veleno dopo averlo fatto bere al suo bimbo di 7 anni Fulminea tragedia in un alloggio di via Madama Cristina Professore di chimica si uccide con il veleno dopo averlo fatto bere al suo bimbo di 7 anni Il ragazzino vomita il tossico, un aniicrittogamico con VE 605; è grave, ma si spera di strapparlo alla morte - Nel delirio invoca: «Papà, papà!»; in un momento di lieve ripresa mormora: «Mi ha dato la vitamina » - L'insegnante, 37 anni, temeva di essere colpito da un male inguaribile ai reni - Amava la moglie, idolatrava il figlio - Non lasciò trapelare a nessuno la sua disperazione e il folle proposito Un professore di chimica, convinto di essere condannato da un malo incurabile, si è avvelenato ed ha l'alto lune il veleno anche al iìglio di 7 anni. L'uomo, Giorgio Cena di 37 anni, abitante in via Madama Cristina 37, è morto in pochi minuti. Il bimbo ha rigettalo la pozione, è gravissimo al « Centro di rianimazione » delle Mollnette. Lo sue condizioni sembrano però migliorare lentamente. Ieri sera si è riavuto per qualche istante. Gli hanno chiesto: « Che cosa è successo? ». Ha sussurrato: «Papà mi ha dato la vitamina ». Poi ha invocato due volte « Papà, papà », ed è dì nuovo caduto in coma. Il prof. Cena eia nato a Chivasso, in una famiglia di agricoltori. In frazione Torassi, al numero 12 di via Maestra, vive la madre, Angela di (il! anni, con l'altro iìglio Angelo, .'il anno, che accudisce nlla cascina. Il padre. Giuseppe è morto due anni fa. Giorgio, il primogenito, aveva frequentato a Torino l'Istituto per chimici di coreo Cirìè, che ora si è trasferito in via Rovigo 111. Dopo aver conse jgulto 11 diploma, era rimasto : come assistente nell'istituto ed aveva conseguito nel 11)48 l'abilitazione all'insegnamento. Il preside, prof. Luigi Malossl, che lo aveva avuto anche come allievo, dice: «17» ottimo inse\gnante, che sapeva rendere vive e interessanti le ore di lezione. CU era stalo affidato il Laboratorio di Chimica organica e di analisi chimica, per gli allievi dell'ultimo corso ». Ancho i giovani lo stimavano e gli volevano bene, spesso ricorrevano a lui per risolvere problemi personali, chiedevano aiuto e consiglio. Nel 1955. il professore aveva sposato Liliana Lioi, che ha ora 33 anni. Avevano messo su casa Torino, in via Madama Cristina 37. Qui è nato il piccolo Marco, che l'anno scorso ha cominciato a frequentare la scuola: è risultato il primo della classe, premiato con medaglia d'oro. « Una famiglia felice e unita — dicono i vicini — il professore era' pieno di premure per la- moglie e idolatrava il figlio ». Nella primavera dello scorso anno Giorgio Cena si è ammalato di reni. E' stalo a Lurisia, ma I disturbi si sono aggravati. Quest'anno ha trascorso un paio di settimane a Fiuggi, è tornato qualche giorno fa. A una vicina oho gli ha chiesto della sua salute, ha risposto: « E' come se non ci fossi stato: La cura mi ha fatto più male che bene ». Nessuno conosce esattamente la gravità della malattia. Domenica scorsa, tornato alla casa paterna di Chivasso. il professore avrebbe confidato al fratello che era sicuro si trattasse di un male che non perdona. Ma né alla moglie, né ai conoscenti ha lasciato trapelare nulla. SI è mantenuto apparentemente sereno e tranquillo fino a pochi minuti prima di togliersi la vita. La sua ultima giornata stata ricostruita con minuzia, nel tentativo di trovare una spiegazione al tragico gesto. Giorgio Cena e la moglie sono usciti di casa ieri mattina verso lo 8. insieme. Lei per recarsi nella tabaccheria che possiede in via Madama Cristina, lui per andare a scuola. Racconta il preside: « Soltanto ora abbiamo trasjerito i laboratori di chimica dalla vecchia sede di corso Cirio a questa. Si preoccupava della loro sistemazione: mi ha suggerito l'acquisto di alcuni armadi metallici, ha discusso la disposizione dei banchi ». Il prof. Malossi aggiunge: «Mi è sembrato normale, tranquillo. Certo, da qualche tempo si lamentava dei suoi disturbi, era diventato più chiuso e silenzioso. Ma non era mai stato molto espansivo ». A questo proposito, la moglie ha aggiunto: « Soffriva moltot in un anno era ca¬ lato di sette chili, e negli ultimi tempi era nervoso e preoccupato. Ma non mi ha mai lasciata capire di aver perso ogni fiducia nella guarigione. Pareva dovesse trattarsi di un intervento chirurgico non molto difficile ». Alle 9,30, Giorgio Cena lascia la scuola. Saluta cordialmente 1". bidello Milano, che gli chiede notizie della sua salute. Risponde: «Ho passato una fiottatacela ». Ma lo dice sorridendo e aggiunge: « CI vediamo nel pomeriggio ». Alle 9,40 è a casa. La donna di servizio, Antonietta Veronesi, 24 anni, via Cigliano 36, gli chiede: «So resta lei con il bambino, io scendo a faro un paio di acquisti ». 11 professore le rispondo di andare, raggiungo il figlio nella sua cameretta. Racconta la Veronesi: «Ho ancora messo dentro il cai>o per chiedergli se non gli occorreva nulla, mi ha risposto di no. Mi è parso del solito umo¬ re, tranquillo. Li ho lasciati chini sul quaderni di scuola, stava spiegando qualcosa al bambino-/,. E' rimasta fuori pochi minuti: « Forse sei o sette »; afferma. Poco prima delle dieci é già di ritorno. 11 corpo del professore è disteso sul pavimento della cucina, senza vita. Ha una schiuma verdastra alle labbia, il sangue gli cola da due lievi ferite al mento e a uno zigomo, che si è prodotte cadendo. Il bimbo è disteso sul suo lettino: anche lui privo di sensi. Ma ha rigettato il veleno sulla coperta. Antonietta Veronesi grida, accorrono dei vicini. Il professore, con il viso insanguinato, sembra il più grave: si telefona alla Croco Rossa, un'ambulanza lo porta alle Mollnette. Ma è tardi. Frattanto, un vicino ha caricato 11 corpo di Marco sulla sua automobile ed è corso anch'egli all'ospedale. Il bimbo è gravissimo: ha un grave edema polmonare, il blocco renale. Sono 1 sintomi dell'avvelenamento con la stricnina o con l'È 605. Quest'ultimo si trova in commercio con il nome di « Parathlon », è un estere fosforico estremamente tossico: poche gocce possono uccidere un uomo. Non è difficile procurarselo: è In vendita come antlcrlttogamlco, usato in molte cascine. Marco giace nella «camera di alta rianimazione»: delicati strumenti elettronici tengono sotto costante controllo tutte le funzioni dell' organismo, dalla pressione alla circolazione sanguigna, e i principali organi. Nel primo pomeriggio, si è riusciti a decongestionaro i polmoni e a sbloccare I reni. Ora 1 medici nutrono qualche lieve speranza di salvare il bimbo, che. incosciente, continua a mormorare: «Papà, papà». Il prof. Giorgio Cena; la moglie affranta presso il capezzale del suo bimbo - Il preside dell'Istituto per chimici
Persone citate: Antonietta Veronesi, Giorgio Cena, Liliana Lioi, Luigi Malossl
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