L'India accetta l'ordine dell'Onu di cessare gli scontri con il Pakistan di Igor Man

L'India accetta l'ordine dell'Onu di cessare gli scontri con il Pakistan L'India accetta l'ordine dell'Onu di cessare gli scontri con il Pakistan Annuncio ufficiale a Nuova Delhi: «Sospenderemo i combattimenti alle 7 di stamane (ora italiana), a condizione che il Pakistan faccia altrettanto» - Il governo di Rawalpindi non ha ancora risposto all'ingiunzione delle Nazioni Unite - Oggi scade l'ultimatum di Pechino all'India La Cina dichiara! «L'India ha smantellato le sue fortificazioni» (Dal nostro inviato speciale) Nuova Delhi, 21 settembre. L'India ha comunicato all'Onu che accetta la risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Sospenderà le ostilità domani alle 7 (ora italiana), sempre che il Pakistan faccia altrettanto. Le informazioni non incoraggianti sull'atteggiamento del Pakistan hanno determinato i leaders dell'opposizione a chiedere al primo ministro di rinviare la sua dichiarazione al Parlamento, e Shastri ha convenuto sulla necessità di attendere che l'altra parte si pronunci prima di presentarsi alle. Cambre, cui si rivolgerà domani pomeriggio. Anche la riserva « sempre, che il Pakistan faccia altrettanto » nella risposta àll'Onu si deve all'insistenza dell'opposizione di destra e di sinistra: ■ Nonostante le fortissime pressioni esercitate, spècie nelle ultime ore, su .Rawal¬ pindi, da americani, russi e inglesi, l'atteggiamento del Pakistan rimane incerto. La collusione con la Cina, qui ritenuta sicura, può sempre ribaltare la situazione; questo timore è diviso anche da molti osservatori diplomatici. Turbata dall'incognita pakistana, l'India deve far fronte alla minaccia sempre maggiore ai confini con la Cina. D'ora in ora la pressione cinese cresce, notizie che giungono dal Ladakh e dal Sikkim sono gravi; la nuova nota cinese, conosciuta qui solo stamani a causa dei fusi orari, ha creato un senso di viva costernazione. Il primo ministro Shastri ha rinviato a domani la sua dichiarazione alla Camera prevista per oggi, il comitato di emergenza del governo siede in permanenza per seguire i preoccupanti sviluppi della situazione. Truppe cinesi continuano ad affluire ai confini del Sikkim e del Tibet, il fuoco è stato nuovamente aperto all'alba nell'area di Nathula c da tre direzioni; gli indiani hanno reagito, secondo notizie di radio Nuova Delhi, sparando dalle loro postazioni. Ma non sono segnalate vittime. Sul fronte del Ladakh si sono intensificati i movimenti di reparti cinesi nelle zone di Demchok, Hot Spring e Daulat Beg Oidi. Convogli vengono segnalati vicino a Khurnak Fort e nei pressi di Sirijap. Gli spostamenti proseguono anche di notte e l'oscurità è rotta dallo sfrecciare dei razzi illuminanti. L'ultimatum cinese scade alla mezzanotte di domani, (in Italia, le ore 17), le guarnigioni di frontiera sono state rafforzate dagli indiani, specie al confine del Ladakh, dove una eventuale azione cinese potrebbe esercitarsi con maggior peso. Prima delle ostilità del 1962 i cinesi costruirono a tempo di primato una strada che taglia il saliente nord-est del Ladakh. Questa strada militare, che congiunge le regioni occidentali del Sinkiang col Tibet meridionale, consente .toro di manovrare Speditamente e di impiegare mezzi cingolati, mentre gli indiani per raggiungere le postazioni hanno solo la strada di circa trecento chilometri che, partendo da Srinegar, giunge fin oltre i 4500 metri. Si tratta di comunicazioni possibili soltanto fino al primo scorcio dell'autunno, poi la neve a quella quota impedisce l'afflusso di rifornimenti e di uomini, laddove invece i cinesi possono manovrare più agevolmente per linee interne. Il tono della tersa, e per ora ultima, nota cinese, seguita alla denuncia di un preteso sconfinamento indiano per una profondità di quattro chilometri al confine occidentale e all'accusa di avere aperto il fuoco contro civili a Dumchele, lascerebbe capire che la Cina intenda comunque muovere all'attacco, prima o dopo la scadenza deZZ'ultimatum. Igor Man