È giunto il momento del rilancio economico di Ferdinando Di Fenizio

È giunto il momento del rilancio economico Ima coM*ff£wMM*twM*a in Italia dopo lai pausa estiva È giunto il momento del rilancio economico L'aumento dei prezzi è rallentato, adeguandosi alla media europea: 4,4 per cento in 12 mesi, contro il 6,7 degli anni precedenti - L'attivo della bilancia dei pagamenti, previsto in 600-650 miliardi di lire per il 1965, permette di sviluppare le importazioni, in caso di pressioni sul mercato interno - In queste condizioni una politica di stimolo alla produzione industriale, ancora in ombra, non è più pericolosa e si presenta quanto mai necessaria La situazione congiunturale, alla ripresa dopo la pausa estiva, appare soprattutto migliorata in due campi. Dapprima, per quanto riguarda l'andamento generale dei prezzi. Gli ultimi dati disponibili si spingono solo fino al luglio '65: ma sono abbastanza significativi. I prezzi all'ingrosso, in confronto al luglio '64, palesano un aumento dell'I,6 per cento soltanto: in parte parallelo a quello di taluni grandi indici, per materie prime internazionali. Quanto ai prezzi al minuto, il loro incremento — sempre fra il luglio '64 ed il luglio '65 — è del 4,4 per cento: rapporto notevolmente inferiore a quello che si può osservare in analoghi periodi precedenti. Fra il luglio '62 e il luglio '63; oppure, nel successivo periodo, luglio '63-luglio '64, l'incremento è stato del 6,7 per cento. Ora, questo più dimesso aumento non solo si riflette sull'indice del costo della vita; ma, soprattutto, attraverso gli indici sindacali, avrà benefici effetti sulla scala mobile; pertanto, sugli impulsi riguardanti la massa salariale, provenienti da questo lato. Si può dire anzi qualcosa di più. I prezzi al minuto — riferiti a periodi di tempo non molto dissimili da quello considerato — si accrescono del 5,3 per cento in Gran Bretagna: del 4,5 per cento in Svezia; del 4,1 per cento in Belgio; del 2-3 per cento nella Germania Occidentale e in Svizzera. L'Italia dunque, in questi ultimi mesi, si è via via maggiormente adeguata al livello medio di svalutazione per tutta l'Europa occidentale. Una notevole conquista, ottenuta soprattutto attraverso una politica monetaria e finanziaria, particolarmente avveduta. L'au tunno purtroppo è un periodo delicato. Bisognerebbe essere sicuri di non compromettere quanto è già stato connuistato. Il secondo campo, nel quale si riscontra un netto miglioramento congiunturale, può individuarsi nel quadro della bilancia dei pagamenti. Il saldo merci, durante i primi sette mesi dell'anno, mostra ancora un passivo; tuttavia, in misura pari ad un quarto del disavanzo medio del biennio '63-'64. Si ageira dunque sui duecento miliardi ri' li re. Il saldo delle partite correnti, abitualmente po sitivo, ma a livello quasi trascurabile, sale invece a quattrocentosessantasei mi bardi: più di tre volte il saldo attivo del '64. Quan to al saldo della bilancia di base ("che considera tutte le voci precedenti, ed in più i movimenti di capita le autonomi"), esso è positi vo per quasi cinouecento miliardi di lire: cosicché vi è chi valuta ad almeno 600 650 miliardi il probabile nostro saldo attivo, durante tutto l'anno corrente. Ben inteso, solo in parte ci si può compiacere di que sto fenomeno. Le importa zioni — soprattutto di ma terie prime e di macchina ri — sembrano purtroppo molto limitate; e non danno affidamento, né per quanto riguarda la normale ri costruzione delle scorte; né per ciò che concerne lo svolgersi degli investimenti industriali, al tasso normale Queste disponibilità accre sciute, tuttavia, ci permei tono di effettuare, tranquil lamente, una certa politica di rilancio economico. Si potrà infatti argomen tare, nel caso di future pres sioni, per quanto riguarda il livello dei prezzi: even tuali importazioni di mate rie prime (soprattutto ali mentari!) possono esercita re una benefica azione sta bilizzatrice. Di questa politica di rilancio economico (che già ha avuto qualche manifestazione concreta con i provvedimenti per i tessili e per l'edilizia) l'economia italiana, purtroppo, palesa l'opportunità, non appena si ap¬ prdanodazicocorebuglnicrtededanmvera■Ce(dicDsmtfrmlirttcrsF profondisca il significato dei dati riguardanti il fenomeno produttivo. Al ritorno dalla pausa estiva, la situazione della produzione agricola ha bensì dato qualche conforto. La produzione cerealicola è stata ottima; buona quella dei legumi, -iegli ortaggi e delle coltivazioni industriali; normale l'incremento dei prodotti zootecnici. Cosicché, l'aumento della produzione lorda vendibile, alla fine del corrente) anno, si può prevedere in misura del 3-3,5 per cento. Non si vedono ancora, invece, sicuri segni e rassicuranti di solida ripresa in¬ dustriale. I grandi rami in ombra (come la meccanica, i tessili e l'edilizia) dominano ancora (e più domineranno nei prossimi mesi, per ragioni stagionali) sui rami che, per una ragione o per l'altra, si possono ancor dire in ripresa: come la siderurgia ed i derivati del petrolio. Se si ricordano le annate di robusta espansione industriale (durante le quali giungevano regolarmente a manifestarsi incrementi dell'ordine del 10 per cento) non si può non avvertire la chiara differenza, in questo andamento. La stasi dell'industria è, indubbiamente, un fenomeno di breve periodo. In un modo o nell'altro, essa sarà, tra poco, dietro le nostre spalle. Ciò, però, non dovrebbe farci dimenticare che i mutamenti -erificatisi nelL. situazione italiana, dui-ante gli ultimi anni, hanno indubbiamente recato un « salto quantico » nel nostro tasso di sviluppo ; e così profondo che giova ad alterare ( come purtroppo dovette ammettere, di recente, l'Iseo) le stesse correnti serie statistiche, per la diagnosi congiunturale. Consideriamo, tanto per badare solo ad un periodo recente, i sei anni fra il 1960 ed il 1965. Il tasso medio di aumento del reddito nazionale lordo, nel primo triennio, è dell'ordine del 6,5 per cento. H tasso medio di sviluppo del secondo triennio (6365) non è ancora noto; ma non potrà superare il 3-3,5 per cento. Lo stacco è del tutto evidente. Una mutazione così profonda implica tutta una serie di conseguenze nei comportamenti economici, non solo collettivi, ma individuali. A codesti nuovi orientamenti non tutti si sono, almeno per ora, adeguati. Ferdinando di Fenizio

Persone citate: Quan

Luoghi citati: Belgio, Europa, Germania Occidentale, Gran Bretagna, Italia, Svezia, Svizzera