Campane a stormo a Roato Chiusani il paese dov'è nato mons. Pellegrino

Campane a stormo a Roato Chiusani il paese dov'è nato mons. Pellegrino Campane a stormo a Roato Chiusani il paese dov'è nato mons. Pellegrino E' una frazione di Centallo con 850 abitanti - I suoi compaesani lo conoscono schivo di ogni onore e si chiedono: «Si adatterà davvero a indossare i ricchi abiti del vescovo?» (Dal nostro inviato speciale) Fossano, 20 settembre. Roata Chiusani ha saputo dal suono delle campane a festa che mons. Pellegrino era stato chiamato a dirigere l'Archidiocesi di Torino. Le campane suonavano dalla parrocchia di San Bernardo, la stessa chiesa in cui mons. Pellegrino fu battezzato sessantadue anni fa. Era la mezza, il piccolo borgo contadino a pochi chilometri da Centallo era deserto sotto il sole. In un attimo le strade si sono animate. Nel cortile dell'asilo, che sorge proprio accanto alla sua casa na tale, i bambini si sono messi a battere le mani. Il parroco, don Sebastiano Ambrosino, ha Anito di agitare la corda delle campane ed è corso a portare la grande notizia alla signorina « Laurina », Laura Ristorti, la zia ot tananovenne di mons. Pellegrino. E' lei che lo ha allevato fino a nove anni, dopo che era rimasto senza la madre, morta quando lui aveva tre mesi. Lo ricorda come un bambino docile, studioso e gentile. Ricorda anche come mori sua madre: «Le venne il tifo, poi altre complicazioni, e la notte prima di spirare cantava nel delirio una canzone di al loro: "Lo so che devo morir, ma non so l'ora...". Poverina, non ha avuto la gioia di ve dere il suo bambino diventare così importante, così stimato anche dal Papa... Diceva sem pre al padre (che non aveva molti soldi per farlo studiare e avrebbe preferito vederlo muratore, come lui): "Devo diventare prete". Chissà ora quando lo rivedrò: tre mesi fa, l'ultima volta che è venuto a Roata Chiusani per i funerali di un nipote, gli ho chiesto di passare in casa mia a farmi una visita. Mi ha risposto: Adesso non posso, ma ti prometto che verrò presto, starò tutto un giorno con te". Ma dovessi anclie andare a Torino per vederlo arcivescovo, prenderò il treno e ci andrò...». Oggi tutto il borgo ha fatto festa all'anziana signorina, mentre sulla torre dell'antica casa dei Pellegrino, proprio ai margini del paese, veniva issato un tricolore. Altre bandierine sono spuntate poco alla volta a tutti i balconi. E' stato un gran giorno per Roata Chiusani, un paese molto generoso di preti: ne ha ora viri quattordici, su una popolazione di 850 anime. Non è un paese che sì vada spopolando: i bambini dell'asilo sono cinquantasette, si costruiscono nuove case, si vive bene con il lavoro dei campi. Qui mons. Pellegrino ha molti amici, molti antichi compagni d'infanzia, di scuola e di seminario. Domenica saranno tutti nella chiesa di San Bernardo per un « Te Deum > di ringraziamento, che si celebrerà nel pome riggio. La notizia della sua designazione alla diocesi di Torino è stata salutata con gioia in tutta la diocesi, in cui egli è ben noto. Lo ricordano con particolare affetto non soltanto i sacerdoti che ha avuto come allievi al seminario, ma anche e soprattutto gli abitanti di alcuni paesi che durante la guerra ebbero da lui un aiuto prezioso in circostanze tristissime. A Levaldigi, per un'azione di partigiani contro il locale aeroporto militare, occupato dai tedeschi, fu minacciata una rappresaglia: le case del paese sarebbero state bruciate, come a Boves, se non si consegnavano gli autori del sabotaggio. Mons. Pellegrino, che era allora vicario srenerale del¬ la diocesi, intervenne presso il comandante dell'aeroporto e lo convinse a rinunciare alla crudele vendetta. Era un prete coraggioso: aveva frequenti contatti con le formazioni partigiane, e per due volte, in occasione della Pasqua del '44 e in quella del '45, trascorse una settimana con gli uomini di una banda « GL > che operava nella zona per prepararli alla festività religiosa. Alla diocesi di Fossano è rimasto sempre molto legato. Tutti i sabati veniva a insegnare patrologia ai giovani del seminario, e la domenica mattina celebrava la Messa nella cattedrale. Sarà proprio in questo tempio — come ci ha comunicato oggi il vicario generale della diocesi, mons. Canale — che Michele Pellegrino sarà consacrato vescovo in una delle due ultime domeniche del prossimo me3e di ottobre. I tre vescovi consacranti saranno certamente quello di Fossano, mons. Dadone, forse quello di Vercelli, mons. Imberti, e forse mons. Giuseppe Beltrami, internunzio in Olanda, anch'egli fossanese. Veniva spesso a predicare al clero di questa città: tutte le volte erano lucidi discorsi sulla necessità che la Chiesa diventi, come vuole il Concilio, la « Chiesa dei poveri >. Lui stesso è sempre stato l'esempio di questa vocazione alla perfetta povertà sacerdotale; non sono pochi, oggi, quelli che si domandano: « Si adatterà davvero a indossare l'abito del vescovo? ». Una domanda non inutile per quanti lo hanno vi sto anche solo una volta e per quanti lo conoscono, semplice umile, assolutamente alieno da ogni forma di fasto ecclesia stieo. Questa povertà Michele Pel legrino l'ha certamente ereditata dalla sua famiglia. Figlio di un muratore, abbiamo visto oggi la casa in cui è nato: due stanze una sotto l'altra, in un povero edificio che adesso ser¬ ve da deposito per il carbone dell'asilo. Al balcone i bambini avevano legato una bandierina tricolore e una bianco-gialla del Papa. Giuseppe Del Colle A Roata Chiusani, un paesano issa una bandiera sulla torre della vecchia casa dove mons. Michele Pellegrino visse gli anni della sua infanzia (Foto Moisio)