Ultimatum della Cina all'India "Entro 72 ore fuori dai nostri confini,,

Ultimatum della Cina all'India "Entro 72 ore fuori dai nostri confini,, Pericoloso aggravamento dello situazione in Asia Ultimatum della Cina all'India "Entro 72 ore fuori dai nostri confini,, Minacciosa noia consegnata all'una di notte all'incaricato d'affari - Pechino chiede: 1) smantellamento immediato delle installazioni militari alla frontiera del Sikkim (territorio che è reclamato dai cinesi); 2) sospensione delle «infiltrazioni indiane» in Cina; 3) impegno a cessare le razzie di «bestiame ed abitanti cinesi», altrimenti potranno derivarne «gravi conseguenze» (Nostro servizio particolare) Pechino, 16 settembre. La Gina comunista ha avvertito oggi l'India che se non ritirerà « entro tre giorni » le sue truppe dal settore della frontiera del Sikkim, rivendicato dai cinesi, potrebbero derivarne « gravi conseguenze ». In una nota consegnata all'incaricato d'affari indiano a Pechino, J. S. Mehta, la Cina chiede specificamente: « 1) che il governo indiano smantelli tutte le opere militari per l'aggressione alla Cina, costruite sulla parte cinese del confine tra la Cina e il Sikkim o sullo stesso confine. Lo smantellamento deve avvenire entro tre giorni; «2) l'India deve sospendere tutte le infiltrazioni lungo il confine cino-ìndiano ed il confine tra la Cina e il Sikkim e restituire sia gli abitanti rapiti sul confine cinese sia il bestiame razziato nella stessa regione; « 8) l'India deve impegnarsi ad astenersi da qualsiasi altra incursione di molestia attraverso detti confini. Altrimenti il governo indiano dovrà accollarsi l'intera responsabilità di tutte le conseguenze che ne derivassero ». Il documento cinese, che ripete accuse già mosse all'India l'8 settembre, dichiara: «Ci sono attualmente 5 6 installazioni militari, piccole e grandi, costruite negli ultimi anni su tutti i passi importanti lungo il confine Cina-Sikkim, abusando brutalmente del territorio della Cina e violando la sua sovranità. « Quest'anno, il governo cinese ha protestato tredici volte con il governo indiano, ma il governo indiano ha fatto orecchi da mercante ». L'India sostiene che le accuse sono infondate e che è disposta a permettere ad osservatori indipendenti e neutrali di visitare la frontiera e verificare la cosa. In merito Pechino osserva: « Ora, il governo indiano dice con falsi pretesti che la questione può essere sistemata solo se un osservatore neutrale e indipendente andrà a guardare per conto suo alla frontiera». « Inoltre afferma spudoratamente che le truppe indiane non hanno mai attraver sato il confine Sikkìm-Cina, che è stato formalmente tracciato, e che l'India non ha costruito alcun appresta mento militare né sulla parte cinese della frontiera né sulla frontiera stessa. Que sta è una menzogna a viso aperto. Come può l'India sperare di ingannare qualcuno? ». Il gravissimo avvertimen to è stato dato all'India in modo poco consueto alla prassi diplomatica. All'I del mattino di venerdì (ora lo cale) è stato convocato al ministero degli Esteri l'incaricato d'affari indiano. La agenzia Nuova Cina riferisce che al diplomatico è stata consegnata una no ta di risposta ai documenti indiani inoltrati a Pe chino in data 2 e 12 set tembre e riguardanti il prò blema del confine cino-in diano. L'ultima nota dell'India affermava che le ripetute accuse cinesi aggiungevano « altre affermazioni infon date alle vecchie accuse accompagnandole con ingiustificate minacce e avvertimenti ». (Associated Press) Ripresi gli scontri tra India e Pakistan Attacco in forze su Lahore (Pakistan) - Viveri razionati in alcune città indiane (Dal nostro inviato speciale) Nuova Delhi, 16 settembre. Si è ripreso a combattere lungo i confini con il Pakistan: le forze indiane, si afferma a Nuova Delhi, hanno conseguito . notevoli progressi sul fronte di Sialkot e sarebbero sul punto di cogliere una grande vittoria a Lahore. Stamane hanno varcato il canale di Icchogil, largo oltre 30 metri e scavato nel 1954 sulla strada fra Wagah e Lahore, per la difesa di quest'ultima località. Il canale dista dieci chilometri da Lahore: l'averlo superato porta le forze indiane nell'immediata periferia della città. Sugli altri fronti la situazione è nel complesso calma: si segnalano però bombardamenti da ambo le parti, il principale dei quali è stato quello indiano su Peshawar. Fallita la missione di pace del segretario dell'Onu, Thant, bisogna riconoscere che sul piano diplomatico la posizione dell'India è in una luce migliore di quella del Pakistan: come risulta dal carteggio Shastri-Thant intercorso durante la permanenza del segretario dell'Onu a Nuova Delhi, pubblicato oggi, il governo indiano era disposto ad accettare un armistizio immediato a partire dalle ore 6,30 (locali) di stamani, rinviando ogni discussione politica a data da de¬ stinarsi. Nella sua lettera del 14 settembre a Thant, Shastri pregava di informarlo entro le 9 del giorno seguente se i pakistani fossero anch'essi disposti a cessare il fuoco alle stesse condizioni. Sennonché, come si sa, durante la notte il governo di Rawalpindi ribadiva al segretario dell'Onu i suoi tre punti conditio sine qua non per una tregua : 1) ritiro delle forze contendenti dal Kashmir; 2) afflusso di reparti afroasiatici dell'Onu; 3) plebiscito entro tre mesi. Stando così le cose, altro non rimaneva a Thant se non ripartire per New York. Di fronte all'ostinazione di Ayub, reiterata ieri mattina nel corso d'una conferenza stampa a Rawalpindi, in cui fra l'altro egli ha fatto appello agli Stati Uniti, gl'indiani hanno avuto buon gioco nel dichiarare, come ha fatto oggi in Parlamento il primo ministro Shastri : « Noi avevamo accettato l'armistizio, ma il Pakistan lo ha respinto ». Ora l'India appare decisa a continuare le «operazioni difensive con immutato vigore». Le notizie dal fronte parlano chiaro a questo proposito. Pur essendo desiderosa di por fine alle ostilità, non foss'altro che per la sua precaria situazione economica, l'India sembra rassegnata a sopportare un lungo periodo di guerra. A partire da oggi negli alberghi e nei ristoranti non verranno serviti più di due pasti al giorno, è illegale l'uso del kerosene se non per la illuminazione e per cucinare, a Bombay gli aerei internazionali dovranno dimezzare il loro rifornimento, la razione del riso è stata ridotta da dodici a dieci once: solo in virtù dei sei milioni di tonnellate di cereali in arrivo dall'America le scorte basteranno fino a dicembre. Igor Man U. R., yc** MWAlf WOI -,\J*simimi SIALK0T2»aJAMMU "SARGQDHA® ad$$* NUOVA DELHI INDIA Il Sikkim (che la Cina reclama come proprio territorio) è un piccolo regno, protettorato indiano, stretto fra India, Nepal, Cina e Buthan. Ha una superficie di 7290 chilometri quadrati (meno di un terzo del Piemonte) e 160 mila abitanti. La regione è ricca di giacimenti di minerali, finora non sfruttati

Persone citate: Ayub, Igor Man, J. S. Mehta, Thant