I primi scontri al Concilio sulla libertà di coscienza di Filippo Pucci

I primi scontri al Concilio sulla libertà di coscienza fi Ogni uomo ha diritto di credere e agire come vuole „ I primi scontri al Concilio sulla libertà di coscienza Favorevoli sono gli americani Spellman e Cushing, il tedesco Frings, l'olandese ÀUrink, il patriarca di Venezia Urbani - Gli italiani Ruffini e Siri, lo spagnolo De Amba si oppongono perché «una sola è la vera religione» (Dal nostro corrispondente) ' Città del Vaticano, 15 settemb. Con una rapidità inaspettata, facendo seguire la pratica realizzazione al' primo annuncio dato appena 24 ore prima, Paolo VI ha giuridicamente costituito il «Sinodo episcopale > con un < motu proprio » che ha vigore da oggi. La divulgazione del documento si è avuta questa mattina in Concilio e più tardi attraverso gli organi di informazione. Il Papa è sceso in San Pietro all'inizio della prima «congregazione » di questa quarta sessione conciliare, accompagnato da tre soli ecclesiastici e la sua presenza ha suscitato sorpresa sui banchi dell'aula. Ha assistito alla celebrazione della messii ed ha recitato poi egli stesso, dal tavolo della presidenza sul quale aveva preso posto, una invocazione allo Spirito Santo che sempre apre le riunioni del Vaticano II. Allora il segretario del Concilio mons. Pelici ha annunciato l'emanazione del « motu proprio » intitolato « Apostolica sollicitudo> che Istituisce il Sinodo episcopale come organismo « per sua natura perpetuo», e il cardinale Marella l'ha Illustrato, sottolineando come esso sia una prova « della stima e dell'affetto che il Papa ripone nell'episcopato, animato dal proposito di fare della sua suprema autorità un "primato di servizio"». Del consiglio episcopale faranno parte patriarchi e metropoliti delle Chiese orientali di rito cattolico, esponenti degli ordini religiosi, vescovi designati dalie «Conferenze episcopali nazionali » con l'approvazione del Papa, i cardinali posti a capo delle congregazioni della Curia romana. In più il Papa potrà Immettervi di sua autorità altri elementi, in numero tuttavia che non superi in percentuale il 15 per cento rispetto a quello totale dei componenti il Sinodo. Come si vede, Paolo VI ha ideato un organismo che raccolga egualmente le influenze e le sollecitazioni provenienti dalle zone periferiche e dal centro della Chiesa, nella sua estensione ideologica e geografica. L'organismo è « sottoposto alla autorità diretta ed immediata del Papa >, il quale lo convocherà quando gli parrà utile, indicherà il luogo delle riunioni, stabilirà le questioni da discutere, notificandole almeno sei mesi prima della trattazione, preciserà la materia da prendere in esame. Ma pur con tutte queste clausole, la costituzione del « Sinodo » rappresenta un avvenimento di portata storica nel governo centrale della Chiesa: il «motu proprio» ammette infatti che oltre alle funzioni consultive, i vescovi che ne faranno parte ne potranno avere anche deliberative, quando il Papa, per ragioni di necessità o di utilità, decidesse di attribuirgliele. Al termine della lettura del suo documento, li Papa ha lasciato l'aula conciliare. Ha pre so la parola il cardinale Tlsserant, primo dei porporati facenti parte del consiglio di presidenza del Vaticano II, ed ha assicurato che la quarta sessione del Concilio potrà di sporre del tempo che sarà ne cessano, che <la libertà di pollare e di esprimere le proprie opinioni sarà salva ed integra ». Grandi applausi hanno salutato la lettura dì un telegramma inviato per l'apertura della quarta sessione a Pao 10 VI dal patriarca di Costantinopoli Atenagora, per formulare « congratulazioni fraterne e auguri per una felice e gloriosa conclusione dei lavori », Quindi si è dato inizio al lavoro di esame dello schema di dichiarazione sulla libertà religiosa che riconosca ad ogni uomo il diritto di credere o di agire secondo coscienza. Il vescovo di Bruges mons. De Smedt ha letto una relazione ufficiale e otto cardinali si sono levati a parlare sul dirli oile tema. Gli americani Spellman, e Cushing, il tedesco Frings, l'olandese Alfrink e 11 patriarca di Venezia Urba ni, sia pure con qualche leg gera riserva quanto alla for mulazione, si sono dichiarati favorevoli alla sostanza dello schema. Contrari in gran par te si sono invece detti gli ita liani Ruffini e Siri, arcive scovi di Palermo e di Geno va, e lo spagnolo De Arriba arcivescovo di Tarragona. « Una sola è la vera religio ne — ha detto Ruffini —, alla quale compete, per sé, il dirit to alla libertà E' compito dei responsabili del bene comune garantire la libertà alle for me di culto di coloro che affermano di prolessare la vera religione II ■ Concilio non ima limitarsi a richiedere allo Sta to la sola osservanza degli articoli ts. 19 e 20 della Dichiarazione sui diritti dell'uomo: l'intento delle Nazioni Unite di favorire la concordia civile tra gli uomini di diversa confessione religiosa è degno di lode, ma risente di indifferentismo agonistico ». Oggi pomeriggio si è avuta una conferenza-stampa del cardinale Alfrink, arcivescovo di Utrecht in Olanda. Il suo accentò è stato polemico nei confronti del giornali che in questi giorni hanno fatto riferimento al pericolo di uno scisma in seno al cattolicesimo dei Paesi Bassi. Ha dichiarato l'attaccamento della comunità cattolica d'Olanda, ha definito < caricatura » le descrizioni fatte delle condizioni attuali di essa. Ma, In velata polemica con la Curia, ha detto che Io « spirito antiromano che esiste in alcuni settori del cattolicesimo olandese non va interpretato come " spirito antipapale"». «Se si vuole intendere che alcune persone della comunità cattolica olandese — ha dichiarato — formulano delle obiezioni, talvolta in modo veemente, contro certi metodi dell'apparato di governo romano e contro il modo con cui certe persone usano metodi, in questo caso io non potrei e non vorrei contraddire». Ha ammesso che le cose con Giovanni XXIII e Paolo VI sono migliorate, con¬ cludendo: « Sarebbe comunque un errore grave credere the questo spirito antiromano si manifesti solamente nei Paesi Bassi: questo spirito si trova un po' dappertutto, lo si trova anche a Roma. In definitiva l'intenzione non è altro che quella di togliere dall'abito della Chiesa ogni macchia e piega falsa per amore verso la Chiesa, secondo la parola di Paolo, l'apostolo, che Papa Giovanni ha dato come motto al Concilio ». Filippo Pucci Paolo VI ieri al termine dei lavori del Concilio. Il Papa è salutato dal cardinale argentino Caggiano, a sinistra, e dal primate polacco Wyszinski (Telefoto A. P.)

Luoghi citati: Città Del Vaticano, Costantinopoli, Olanda, Paesi Bassi, Roma, Utrecht, Venezia