A Ribera sede delle magistrali dicono «Siamo la piccola Atene della Sicilia» di Gigi Ghirotti

A Ribera sede delle magistrali dicono «Siamo la piccola Atene della Sicilia» Gli strani esami neti9istituto presso Agrigento A Ribera sede delle magistrali dicono «Siamo la piccola Atene della Sicilia» I padri di famiglia del «Circolo dei buoni amici» avevano creato la scuola e proprio adesso che vi arrivavano privatisti da tutta Italia, la severità del prof. Reviglio suscita sgomento e timori - Ma Reviglio, affermano, era giunto in commissione prevenuto: « aveva preannunciato di non accettare raccomandazioni » - La studentessa Concertina parla delle sue prove: « La metrica latina mi domandò! » ('Dal nostro inviato speciale) Ribera, 13 settembre. « Cattive accoglienze? minacce ? intimidazioni ? Ma questa è l'oasi della pace, la cittadella della buona ospitalità. Qui molti professori, venuti da tutte le parti della Sicilia, e anche dal continente, si sono acclimatati e sposati. Io, per esempio! ». Siamo nel « Circolo dei buoni amici », e chi ci parla è il direttore didattico di Ribera, prof. Antonino Armenio, padre di famiglia: anzi, presidente dei padri di famiglia, che si sono riuniti in un « comitato per l'istituto magistrale di Ribera», tre anni fa, per sovvenire alle prime, urgenti necessità dell'istituto magistrale « Francesco Crispi », appena ammesso all'onore dei ruoli di Stato. Il « Circolo dei buoni amici » è il più antico dei ritrovi cittadini : quattro divani, seggiole, poltrone, tavole per il gioco delle carte, i giornali custoditi nelle stecche di legno, il televisore, seggiole nelle sale, seggiole sui marciapiedi, per consentire ai soci la comoda osservazione del passeggio, il commento ai fatti del giorno. «Ribera è la piccola Atene della Sicilia», ci dicono, tumultuosamente, i «buoni amici». E il prof. Armenio precisa: ottantaquattro classi elementari, sessantatré classi sussidiarie, cinque asili infantili, frequenza scolastica quasi totalitaria, analfabetismo 4 per cento (indice nazionale 12 per cento) ; scuola media, ginnasio, istituto per ragionieri e geometri, istituto professionale per l'industria conserviera... Passiamo all'ordine pubblico. A Ribera i marescial1 dei carabinieri sono anche loro così soddisfatti di stare quassù, che quando è l'ora di andare in pensione, si fermano, per trascorrere in città gli anni del meritato riposo. «Delitti?». «Non un omicidio a memoria d'uomo». «Ma quel professor Lauricella, un paio d'anni fa, che, all'uscita di scuola, fu aggredito...». «Falso è! Lauricella non fu pugnalato, ma solo preso a pugni. Da uno studente che poi fu condannato regolarmente dal Tribunale di Sciacca. E a Catania allora? A Catania è stato ucciso un professore universitario. Un altro professore è stato ucciso a Salerno. E un altro, anni fa, a Verona... In tutta Italia, ci sono maneschi e malintenzionati ». « Ma un po' di mafia, qui intorno, nei paesi vicini...?». I v< buoni amici », desolatamente, allargano le braccia con un sospiro. E', sventuratamente, vero. Nel circondario, qua e là, spuntano paesi di fama un tantino ribalda. Insomma Ribera si sente offesa ed esige riparazione. « Reviglio deve essere punito! », esclamano ad una voce i soci del « Circolo dei buoni amici », fanno eco gli universitari del « Circolo dei cappelli di paglia », gli intellettuali del « Circolo Luigi Pirandello », i commercianti del « Circolo dell'unione », gli artigiani del « Circolo artigiano », i coltivatori diretti del « Circolo dei coltivatori diretti ». La quadratura di tutti i circoli di Ribera si salda in un comitato di agitazione, che ha preso vita in questi giorni, per la difesa del buon nome della città. E' presieduto dall'ex sindaco (de) di Ribera, prof. Nicolò Inglese ed è formato da padri, madri di allievi, dagli allievi stessi e dai loro insegnanti, e da ottimati, proletari e professionisti. Tutti stretti intorno all'istituto magistrale minacciato, in un'atmosfera concitata e dolente, a metà strada tra i Vespri siciliani e l'opera dei pupi. Siamo nella Sicilia esuberante, cuore grosso così, manate sulle spalle, inviti a cena, presentazione in famiglia. « Concettina, vieni che c'è l'inviato della "Stampa" che ti vuole intervistare. Sì, della "Stampa" di Torino. Che ti disse, Concettina, il prof. Reviglio?». «Nulla mi disse. Si rivolse alla sua collega e disse: "Ma questa non par¬ la. Non dice una parola nemmeno se me la sposo" ». « Che ti aveva domandato il prof. Reviglio? Dillo, dillo, Concettina. Che cosa ti aveva domandato?». «La lettura metrica, mi aveva domandato ». « Capisce, dottò la lettura metrica, la lettura metrica, aveva domandato! ». Certo, la metrica latina, a Ribera non è di casa. La città non ne ha mai sentito, in coscienza, alcun bisogno, ed è sempre andata avanti lo stesso. Ventimila abitanti, cinquanta chilometri da Agrigento, pochi chilometri dal mare, paesaggio collinoso, campi opimi, arance che sono le più grosse e le più pregiate di tutta la Sicilia, pesche, pere, mandorle, fragole esportate per via aerea anche a Londra, vigneti, pomodori, olive. Sette pastifici, cinque mulini, quindici oleifici, cinque banche, due cinema, due saloni da ballo. Sindaco comunista, deputato democristiano. Il più alto indice di meccanizzazione agricola della Sicilia e forse d'Italia, automobili private: una ogni sei abitanti. Un record. E' alto anche il numero dei protesti cambiari: ma questo, ci spiegano, è un segno di vitalità e di intraprendenza. In questo quadro di febbrile e robusta attività economica, che c'entra la metrica latina? La povera commissione d'esami dovette rinunciare ad insisterci, ma quando interrogò le candidate maestre sulla capitale della Toscana, sulla foce del Po, sulla posizione geografica della Spagna e ugualmente non riuscì a vincere il mutismo delle candidate, allora le cose presero un'altra piega e si diffuse in città il panico, la impressione che fossero arrivati i guastafeste. Fu allora che i padri di famiglia cominciarono la loro ronda ansiosa dietro le finestre della sala d'esami, con il corruccio dipinto in volto, 10 sguardo teso e allarmato, i cuori esulcerati, i pugni chiusi, piantati sulle anche. Che volessero minacciare, nessuno può dirlo. Però, questo comitato di omaccioni, lì fuori della porta, doveva aver l'aria più che di raccomandare le lóro figliole alla pietà degli esaminatori, di volerli squadrare, per fissare i connotati nella memoria. Naturalmente, il « Circolo dei buoni amici » respinge con forza questa interpretazione. « Eravamo preoccupati, e ne avevamo ragione! Tanti sacrifici, ci costò questo istituto magistrale! ». E tante speranze si erano formate ed erano cresciute intorno alla scuola. Il « comitato dei padri di famiglia » raccoglie trecento soci, che si tassano volontariamente, ogni anno, per il piacere di vedere l'istituto magistrale prosperare, e i figli e le figlie avviarsi al sicuro diploma. Il primo anno, 1963, i soci pagarono diecimila lire a testa, il secondo tremila, il terzo mille. E proprio adesso che le cose cominciavano ad andar benino, e in fitta schiera cominciavano ad arrivare da tutta l'isola — e anche dalla Sardegna, dalla Calabria, persino dal Piemonte —, privatisti errabondi, proprio adesso, trac, la metrica latina! « Il prof. Reviglio era prevenuto contro la Sicilia ». « Come fate a dirlo ? Se andava persino dicendo che sarebbe ritornato in Sicilia, e a Ribera, anche in viaggio dì nozze! ». « A un suo collega confidò che non avrebbe accettato pressioni né raccomandazioni di nessun genere ». « Ebbene? ». « Allora si vede che si immaginava di trovarne! ». « E le trovò ? ». « Dottò, siamo in Sicilia, e se a qualcuno dici che la raccomandazione è inutile qui ti fai un nemico ». Questo è ciò che si sente dire al « Circolo dei buoni amici », fondato nel 1844 da un giovanotto che si fece la sua strada, probabilmente senza raccomandazioni, nella storia d'Italia: Francesco Crispi, il più illustre dei riberesi defunti. 11 più illustre dei viventi, invece, è l'on. Gaetano Di Leo, deputato (de) di Ribera in pianta stabile (42 mila prefereni* in media per ogni legislatura) ; uomo vigoroso, baffi neri, voce calda, spalle da lottatore. Il dito indice dell'onorevole si leva imperioso in aria: « Reviglio non era venuto in Sicilia soltanto perché gli piaceva l'archeologia. Gli piaceva anche interrogare le candidate, a tu per tu! ». Anche questo bisogna sentire. L'onorevole picchia un potente pugno sul tavolo. Sobbalza sulla scrivania il foglio su cui è scritto il testo della sua interrogazione al ministro : « per chiedere mediante l'espletamento di un'inchiesta, rivolta ad accertare concretamente fatti, protagonisti e modalità di svolgimento degli episodilamentati; ad adottare con estremo rigore i provvedimenti conseguenti, a rendere di pubblica ragione le risultanze dell'inchiesta stessa». « A Ribera — conclude Di Leo — nulla accadde ; è tutto una montatura ». Questa, della montatura, fu la tesi esposta sabato scorso anche dal prof. Alberto Meli, provveditore agli Studi di Agrigento. Sabato il provveditore smentì il prof. Reviglio, affermò che le professoresse della commissione erano state « suggestionate » da lui. Ma oggi le tre professoresse smentiscono il provveditore. Esse asdredcanelluminili ( mm iiiiiiiiiiiiiiiiiiii non hanno affatto ritratta- to quanto dichiararono all'indomani degli scrutini. I fatti denunciati vi furono, e furono tali da costringere la commissione a riparare ad Agrigento per le ultime formalità. Gigi Ghirotti