A Roma non si conferma il piano per fondere Mec ed Efta senza la Francia di Michele Tito

A Roma non si conferma il piano per fondere Mec ed Efta senza la Francia Le rivelazioni irii giornate tedesco A Roma non si conferma il piano per fondere Mec ed Efta senza la Francia Secondo la «Welt» di Amburgo, l'Italia proporrebbe un'unione economica con i sette paesi della « Zona di libero scambio » - Il progetto (si dice ufficialmente) non è stato preso in considerazione Ma dopo la dura intransigenza espressa da De Gaulle, non si esclude un riesame della situazione (Dal nostro corrispondente) Roma, 10 settembre. Le fonti responsabili smentiscono nettamente la notizia, di origine tedesca, secondo cui il governo italiano avrebbe allo studio un'iniziativa per la fusione tra il Mec e l'Efta (i sette della Zona di libero scambio) senza la Francia. Non era prevista, e si aggiunge che non era prevedibile, l'intransigenza dura mostrata ieri dal generale De Gaulle. Una serie di considerazioni, non ultime quelle che si riferiscono ai reali interessi economici della Francia, facevano sperare in un tono più moderato e in una sostanza meno scoraggiante. Nessuna ipotesi di politica di ricambio era stata, perciò, presa in considerazione. Ma queste sono le precisazioni per oggi. Al di là delle considerazioni che le fonti responsabili fanno apertamente, è abbastanza chiaro che il problema di quel che si può fare in futuro si pone. Se non si tratta, per ora, del problema di una vera e propria « strategia alternativa », c'è il timore di dover comunque riconsiderare interamente la situazione. Già all'indomani della rottura di Bruxelles, nel giugno scorso, nacque naturalmente negli osservatori politici e nei circoli diplomatici la questione della ricerca di nuove formule capaci di evitare che il rifiuto gollista costringe, gli altri Paesi europei alla paralisi totale per lungo tempo. E tra le formule di cui si parlò, mentre Fanfani riceveva dai governi del Mec il mandato di perseverare negli sforzi per la ripresa delle conversazioni con la Francia, vi fu quella dell'apertura di un discorso dei « Cinque » coi Paesi dell'Efta. Si può aggiungere che se ne parlò con insistenza e che, in alcune sedi, non governative, sono stati portati avanti studi dettagliati sul la questione. Si può dire, insomma, che il problema « è maturo al livello degli osservatori politici ». Il che significa che se i governi dovessero affrontarlo avrebbero il vantaggio di non muoversi su un terreno del tutto inesplorato. Avrebbero invece da consultarsi con grande impegno e da trovare un solido punto di accordo per la sostanza e per la tattica da seguire: i Paesi dell'Efta potrebbero essere indotti da ogni mossa incauta dei « Cinque » ad alzare il prezzo di un'eventuale intesa. Per l'immediato, l'Italia è ufficialmente impegnata a perseverare negli sforzi diretti a superare il punto morto cui è costretto il Mercato comune. E insisterà negli sforzi. Ma si ammette che il governo italiano dovrà esaminare, al ritorno dal Sud America del ministro degli Esteri Fanfani, i modi più opportuni e più utili per adempiere al mandato ricevuto. Questo esame (e qui sta il nocciolo della situazione) dovrà necessariamente tener conto dell'intransigenza francese e condurre così a pensare ai possibili rimedi. In questo quadro l'ipotesi di un sondaggio per una intesa tra i « Cinque » e l'Efta sarà certamente considerata. Ma si intende procedere con estrema cautela, ripetendo, fino a dicembre almeno, i tentativi con la Francia. La convinzione su cui ci si basa è questa: v'è una questione di tempo, perché l'Europa non può rimanere « bloccata nel tunnel » all'infinito ; ma v'è anche il vantaggio di poter agire con relativa tranquillità. La Francia, infatti, non ha strategie di ricambio possibili e non può sperare di colmare gli svantaggi economici causati dalla sua azione politica. I « Cinque », invece, hanno più di una via da battere, lasciando aperte le prospettive di unione europea aperta alla Gran Bretagna. Michele Tito

Persone citate: De Gaulle, Fanfani