Le «navicelle spaziali» russe a confronto con quelle americane

Le «navicelle spaziali» russe a confronto con quelle americane Le «navicelle spaziali» russe a confronto con quelle americane Invece di avere una forma a tronco di cono, come la Gemini, le « capsule » sovietiche sono divise in due parti, una sferica per il pilota e una cilindrica per i retrorazzi - Tre oblò in vetro speciale - Gli strumenti per la discesa e le apparecchiature elettroniche Mentre la capsula americana « Gemini » è nota nei minimi particolari, compresi quelli che hanno dato origine a inconvenienti durante il volo, le russe « Voskhod » (il nome significa sorgere del sole) sono avvolte nel segreto .più stretto e si conoscono a malapena il loro peso globale e le principali strumentazioni a bordo. Nessuna notizia è trapelata sull'efficienza o meno dei singoli apparati durante i voli; l'unico veicolo spaziale russo che finora sia stato reso di pubblico dominio, sia pure a distanza di quattro anni dal suo impiego, è la capsula «Vostok», (vuol dire Oriente) che portò Gagàrin e Titov. Questo veicolo, monoposto, è oramai superato; tuttavia esso fornisce elementi molto importanti per avere un'idea di come possano essere le capsule sovietiche attuali, dal momento che, con ogni probabilità, le principali soluzioni tecniche dovrebbero essere rimaste le stesse. Contrariamente alle cabine spaziali americane, che hanno una forma troncoconica, i veicoli russi della serie «Vostok» sono divisi in due parti, di cui quella anteriore, a forma di sfera, è l'abitacolo del pilota; il tronco cilindrico inferiore, costituito dall'ultimo stadio del razzo vettore, contiene 1 serbatoi dell'ossigeno, i retrorazzi r?r il rientro e tutti gli impianti ausiliari per il controllo del volo. La cabina sferica è dotata di tre aperture, di cui una serve per l'estrazione del paracadute di frenaggio, la seconda è prevista per il controllo a terra degli equipaggiamenti di bordo e la terza, posta esattamente dietro al seggiolino di pilotaggio, serve per l'accesso alla cabina e per l'espulsione del pilota. Il pilota è seduto su un seggiolino analogo a quello usato sui velivoli militari ipersonici che, a comando, può essere proiettato all'esterno con una carica d'esplosivo. Tre oblò in vetro speciale forniscono discreta visibilità alla cabina della « Vostok ». Sotto l'oblò principale, di fronte al pilota, è situata una telecamera che riprende in continuità tut to quanto avviene nell'atri tacolo; una seconda telecamera è posta lateralmente e riprende il pilota di prò filo. I segnali delle due te lecamere sono registrati su nastro magnetico. Come le capsule america ne, pure le « Vostok » sono dotate di complesse appa recchiature per la regolazione della temperatura, dell'umidità e del tenore di ossigeno nell'interno del l'abitacolo : l'impianto di condizionamento d'aria assicura all'interno una pressione costante di 750 mm di mercurio, con una temperatura variabile da 12 a 25 gradi, secondo i desideri del pilota; l'aria è fatta circolare in circuito chiuso e viene costantemente deputata, (Ossigenata ^e^U' midita (o essiccata) da un impianto automatico. H pilota della «Vostok», come i suoi colleghi americani, può comandare manualmente la capsula sia durante il volo orbitale che nella fase di rientro, mediante getti di gas uscenti da quattro ugelli posti nella parte inferiore della nave spaziale; non si conosce il propellente usato, ma è probabile che venga impiegato, come per i veicoli americani, il perossido di idrogeno. Le capsule sovietiche sono sempre molto più pesanti delle corrispondenti americane: la «Vostok» ad esempio, pesa sui 6100 chilogrammi, contro i 1500 della «Mercury» ed i 3100 della « Gemini », questa differenza dipende però solo da motivi strutturali: i veicoli spaziali sovietici infatti portano con lord anche l'ultimo stadio del razzo vettore, il cui peso rappresenta il 50 % di tutto l'insieme. Le navi spaziali russe dispongono di una complessa apparecchiatura elettronica, analoga a quella americana, per il controllo automatico del volo in tutte le sue fasi e per la teletrasmissione a terra dei rilievi scientifici: un piccolo cervello elettronico a bordo registra e trasmette ininterrottamente i parametri della traiettoria alla centrale di calcolo a terra, che può aggiornare così, istante per istante, la programmazione del volo, mentre altre trasmittenti forniscono informazioni in codice. Al compimento della sua missione spaziale l'astronauta russo, come quello americano, per ottenere il rientro nell'atmosfera può servirsi di un pilota automatico oppure comandare direttamente a mano l'accensione dei retrorazzi di frenaggio: nel caso di mancata accensione, il pilota ha ancora a disposizione i piccoli rassetti di controllo della capsula, che, opportunamente orientati, possono creare un'azione frenante tale da portare la nave spaziale negli strati più densi dell'atmosfera, e quindi farla discendere a terra. ; Nella fase di rientro nell'atmosfera, l'abitacolo sferico si separa dalle altre strutture e penetra negli strati più densi dell'aria in caduta libera; in questa caduta, la temperatura sulla superficie raggiunge i 10.000° C; ma la sfera è protetta contro il surriscaldamento da uno schérmo antitermico, di tipo analogo a quello americano. Quando, per effetto della resistenza aerodinamica, la velocità si è ridotta sensi¬ bilmente, si iniziano le operazioni previste per l'atterraggio che può avvenire automaticamente o, a scelta del pilota, con comando manuale. In questo caso il pilota può sganciarsi dalla capsula con il seggiolino espulsore e atterrare separatamente: in entrambi i casi il frenaggio avviene mediante un paracadutefreno a diversi stadi. E' evidente, da questa descrizione sommaria, la notevole analogia tra i veicoli sovietici e quelli americani per quanto riguarda la soluzione ai principali problemi del volo spaziale, anche se essi sono stati affrontati con tecniche e tecnologie diverse; ciò, in ultima analisi, sta a dimo strare la sostanziale parità tra le due grandi potenze nella corsa spaziale. . Mario Oggero Modello della capsula spaziale sovietica * Vostok»

Persone citate: Mario Oggero, Titov