Stravaganze musicali al Festival di Venezia

Stravaganze musicali al Festival di Venezia Stravaganze musicali al Festival di Venezia Daniele Paris ha diretto il folto programma di ieri - Calorose accoglienze dello scarso pubblico (Nostro servizio particolare) Venezia, 10 settembre. Al veronese Franco Donatoni l'onore di aprire la serata del festival di musica contemporanea, con il concerto diretto da Daniele Paris alla Fenice: il suo Divertimento II ver orchestra d'archi, per quanto di recentissima fattura e di prima esecuzione, segue la traccia d'un precedente «quartetto», e ne rappresenta la dilazione su 24 parti reali. E' improntato ad un puntiglioso, e quasi disperato, intento di tormentato calligrafismo. Nuovo per l'Italia il secondo numero del programma, Immer Wieder per soprano e otto strumenti, di Roman Vlad, su testo di Tilke. L'autore ha fatto ricorso a strutture di quindici suoni: i consueti dodici attinenti alla scala temperata, più tre suoni articolati sui quarti di tono; ma l'innovazione teoretica appare difficilmente percepibile dall'ascoltatore, ed Immer Wieder, indugiante su lunghi vocalizzi eccellente interprete la giapponese Michico Hirayama — non si discosta dall'ormai fa miliare linguaggio di derivazione weberniana. Di ampie ed eccessive di mensioni, e di cospicue ambizioni, non disgiunte da intenti di gratuita provocazione, le due Pièces de chair del fioren tino Sylvano Bussotti, per mezzo soprano, baritono, stru mento ad onde Martenot e orchestra. Rappresentano una sorta di compromesso tra informale e pop art, chiamando ad assurdi cimenti la voce del mezzosoprano. A questo autentico arsenale di stravaganze vocali e stru mentali, di esperienze ormai fruste e largamente scontate dal provincialismo musicale (ma convien ricordare la dedizione del mezzo-soprano Cathy Berberian e del baritono negro William Pearson) faceva seguito una pagina, per altro verso curiosa, dell'italo magiaro, Ivan Vandor, Esercizi per ventitré strumenti a flato, intesi a determinare nell'ascoltatore — secondo le dichiarazioni dell'autore — una progressiva concentrazione, e consigliando all'uopo di spegnere le luci della sala. Ma nessuna concentrazione è sca turita dall'audizione. I diritti della musica, mortificati dal Bussotti e dal Vandor, si profilavano nuovamente nella sciroccale serata veneziana ad opera del romano venticinquenne, e fresco di studi, Marcello Panni: il quale nel suo Canto di Empedocle, su testo di Hoelderlin induceva la voce del baritono (il citato William Pearson) su direttrici non nuove. Al maestro Daniele Paris, specializzato in siffatte tenzoni, alla brava orchestra della Fenice, prodigatasi con passione nei compiti più improbi, agli interpreti tutti, e agli autori presenti, il pubblico al quanto scarso ha riserbato cordiali accoglienze. Pi.

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