Il conflitto socialismo-capitalismo è ormai superato nell'Occidente? di Maurice Duverger

Il conflitto socialismo-capitalismo è ormai superato nell'Occidente? Ima storia Ha stMMmexatito le teorie cfi Marx Il conflitto socialismo-capitalismo è ormai superato nell'Occidente? La lotta di classe si affievolisce, le nazioni industriali più evolute tendono a rassomigliarsi, i paesi «capitalisti» accolgono riforme socialiste - Il mondo capitalista non ha saputo ancora realizzare una società veramente giusta ■ Ma sull'avvenire del socialismo pesa la prova negativa dei paesi comunisti, incapaci di assicurare la libertà e diffondere il benessere Là lotterà di Nenni ai socialisti italiani, le discussioni sull'unificazione socialista, il programma elettorale del socialdemocratici tedeschi, del tutto privo di rivendicazioni classiste e di riferimenti marxisti, e la stessa — insidiosa ed assurda — proposta del partito comunista Italiano per la creazione di un unico «movimento socialista », ripropongono con particolare Interesso all'opinione pubblica i problemi dei rapporti tra partiti socialisti e società capitalistica, dell' avvenire del socialismo dopo le smentite che 1 fatti hanno dato al marxismo, della funzione del socialisti nei paesi democratici retti dall'« economia di mercato ». Su questo tema di grande Importanza, lo studioso francese Maurice Duverger, professore, di scienze politiche ed unb dei più autorevoli collaboratori di Le Monde, ha espresso le sue opinioni personali: discutibili ma, com'è' sua caratteristica, spregiudicate e stimolanti. Si sente spesso dire che il conflitto tra socialismo e capitalismo in Occidente è superato, o sta per esserlo. Questa tesi si basa su fatti concreti. U progressivo livellamento del tenore di vita e soprattutto l'aumento generale dei redditi attenuano l'opposizione della borghesia e del proletariato. La lotta di classe si affievolisce. In Europa, persino nei sindacati operai più socialisti, i conflitti di cate goria prevalgono talvolta sulla solidarietà di classe. La battaglia per un più alto salario tende qua e là a sostituire la guerra aperta contro la proprietà capita lista. Lo statuto giuridico delle imprese sembra d'altronde meno importante della loro organizzazione tecnica. La amministrazione delle grandi società risponde ad imperativi analoghi, siano esse private o nazionalizzate. In Francia si reclutano i dirigenti delle une e delle altre tra gli stessi laureati,'!; gli ex allievi delle, medesime scuòle, i trànsfrighi da gli stessi grandi organismi statali. Il gerente jugoslavo di un grande magazzino, proprietà pubblica, ha molte rassomiglianze con il gerente americano o tedesco di un magazzino analogo, proprietà privata. Ma non si devono dimenticare altri fatti, che formano l'altra faccia della realtà. Le società industriali del 1965 sembrano in Occidente meno diseguali che non cent'anni fa. Tuttavia restano disegualissime. Il ventaglio dei redditi reali è meno largo in Russia che nei paesi capitalisti. L'ineguaglianza delle classi non è scomparsa nel mondo occidentale. La tesi della « pauperizzazione assoluta » dei salariati non è sostenibile nel capitalismo moderno. Ma la « pauperizzazione relativa» pare al contrario certa: nell'insieme dei redditi la parte dei salari tende a diminuire piuttosto che a crescere. La diseguaglianza dei redditi non è del resto il problema essenziale. Che un uomo più istruito, più intelligente, più dotato, più lavoratore sia pagato meglio di un altro, sembra indispensabile al progresso sociale: almeno finché l'umanità non avrà compiuto la trasformazione — prevista da Marx — che dovrà sostituire l'altruismo all'egoismo. L'esempio dei paesi socialisti dimostra che questa mutazione — sempre che sia possibile, ciò che è assai dubbio — non è imminente. A lungo ancora, e probabilmente per sempre, l'eguaglianza non potrà essere altro che l'« eguaglianza delle possibilità sociali » agli inizi. A questo proposito la differenza tra capitalismo e socialismo rimane considerevole. Certo, i figli di Breznev e di Kossighin hanno maggiori vantaggi iniziali dei figli di un manovale o di un contadino. L'ambiente sociale, l'educazione per osmosi che ne ricevono, le relazioni dei genitori offrono loro delle possibilità che gli altri non hanno. Non può essere altrimenti. La tendenza delle classi a ricostituirsi è un fenomeno naturale che esige una vigilanza costante e non può essere totalmente abolito. Nei paesi socialisti è limitato ad u«lpppaedcfseosrilusdmcaumrcapctstdNl«VppUstEWDct un minimo irriducibile. La « eguaglianza delle possibilità iniziali » non è completa, ma è la maggiore possibile. La diseguaglianza tra capitalisti e non-capitalisti è ancor oggi il fondamento essenziale degli Stati occidentali. La lotta di classe continua; soltanto, assume forme meno violente. Una situazione del genere può evolversi in due direzioni: o verso un capitalismo consolidato, cui i salariati si rassegneranno malgrado le ineguaglianze che parranno loro il minor male; o verso un socialismo riformista, sembrando esclusa la via della rivoluzione. * * Tutto dipenderà probabilmente dalle attitudini del capitalismo e del socialismo a soddisfare i bisogni degli uomini. Il capitalismo esprime in Occidente due superiorità incontestabili: assicura un livello di vita più alto, offre maggior libertà politica. Il socialismo, finché apparirà unito alla dittatura e alla relativa miseria com'è oggi, non potrà trionfare nell'Europa occidentale o nell'America del Nord. Si tratta di sapere se l'inferiorità attuale del so¬ cialismo trae origine dalla sua stessa natura o dall'essere andato al potere nei paesi in ritardo rispetto alle nazioni industrializzate dell'Occidente. Due sviluppi possono provocare, a lunga scadenza, la superiorità del socialismo. Il capitalismo assicura probabilmente una migliore organizzazione all'interno di ciascuna impresa, cioè a livello della « micro-economia», ma non consente una organizzazione globale della produzione a livello della «macro-economia». Fino a, quando un'organizzazione del genere non era tecnicamente possibile — vale a dire fino alla metà del XX secolo — questa inferiorità non appariva. E' ancora discutibile oggi, perché l'organizzazione totale dell' economia rimane allo stato di embrione. Ma l'evoluzione tecnica tende a perfezionare la pianificazione, dunque a rendere più efficace l'organizzazione «macro-economica» che non può essere funzionale nel quadro della proprietà privata delle industrie. D'altro canto, lo sviluppo recente del mondo occidentale dimostra che le società opulente sono in realtà società di pseudo-opulen¬ za. Assicurano quasi totalmente la soddisfazione dei bisogni elementari (cibo, abiti, alloggio), come del resto fanno gli Stati socialisti. Ma anche a livello di questo primum vivere, il capitalismo presenta lacune gravi: la vita dei vecchi, dei malati, degli inadatti, dei deboli, la salute e la protezione contro i rischi sociali, non sono remunerative, e perciò sono mal garantite dall'impresa privata. Ad un livello superiore, dove comincia la vera esistenza dell'uomo, bisogni fondamentali sono negletti talvolta per la stessa ragione: la cultura, l'arte, l'urbanesimo, la protezione della natura costano. Come i precedenti, essi debbono essere assunti a carico della collettività. Già oggi, le società capitalistiche non sono vive che grazie alla parte di socialismo che contengono. Troppo spesso esse soddisfano bisogni superficiali, ingigantiti artificialmente dalla pubblicità. Si ottengono così profitti maggiori e più rapidi che non aiutando gli uomini a diventare più « umani ». U capitalismo moderno tende talvolta a sacrificare l'essenziale all'accessorio. Sotto l'apparenza del confort e della ric¬ chezza a poco a poco gene ralizzata, gli uomini sono in realtà «frustrati» (come direbbe Freud) o « alienati » (come direbbe Marx) Dopo l'alienazione per la miseria, ecco l'alienazione per i consumi, nella misura in cui i consumi non corrispondono ad un' esigenza reale. Il capitalismo non può sopprimerla senza rinunciare, almeno per un certo tempo, alla ricerca del massimo profitto : cioè rinunciando ad essere se stesso. In teoria, lo può il socialismo, che tende ad organizzare l'economia in funzione dell'interesse generale. Ma niente prova che lo farà. In una civiltà meccanica, in cui tutti vogliono vedere e toccare prima di credere, la sua superiorità deve affermarsi nella pratica. L'avvenire del socialismo in Occidente dipende soprattutto, in definitiva, dalla capacità dei paesi comunisti più progrediti ad uscire dalla povertà e dalla dittatura ed a dimostrare che essi possono realizzare meglio dei paesi capitalisti questa idea sempre nuova: il benessere degli uomini. Maurice Duverger Copyright di « Le Monile » e per l'Italia de <c La Stampa »

Persone citate: Breznev, Freud, Kossighin, Marx, Maurice Duverger, Nenni

Luoghi citati: America Del Nord, Europa, Francia, Italia, Russia