Un romanzo di Georges Simenon portato sullo schermo da Carnè
Un romanzo di Georges Simenon portato sullo schermo da Carnè Alla Mostra cinematografica di Venezia Un romanzo di Georges Simenon portato sullo schermo da Carnè «Tre stanze a Manhattan», presentato dalla Francia, è l'ultima opera in gara per il « Leone d'oro » - Fuori concorso « Film » di Samuel Beckett: tutto il lavoro è affidato alla mimica di Buster Keaton (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 4 settembre. Il cinema di ieri, rappresentato da Marcel Carnè, e un'anticipazione del cine dì domani, consistente in un esperimento di Samuel Beckett, sono stati accostati, forse non a caso, nello spettacolo di stasera della Mostra di Venezia. Il- film di Marcel Carnè, in gara per il Leone d'oro, è tratto da uno dei romanzi psicologici di Georges Simenon: « Trois chambres a Manhattan », ed è stato ufficialmente designato dalla Francia. La trama si può riassumere in poche parole. Due naufraghi del matrimonio, entrambi francesi, si incontrano per caso a New York ove sono stati sor spinti dalla loro disperazione. Lui è un attore che in Francia aveva successo: amareggiato dal tradimento della moglie, era fuggito da Parigi e invano aveva tentato di ricominciare la sua vita artistica a Hollywood. Lei è la moglie divorziata di un diplomatico italiano che, dalle poche sequenze dedicategli dal film, appare uomo cosi arido e freddo da costringere alla fuga qualsiasi donna. Senza quattrini, senza speranze, senza amici e senza volontà, i due naufraghi sono reciprocamente attratti dalla analogia della loro sventura: nella squallida New York degli squattrinati, in alberghi di infimo ordine e in camere ammobiliate di simile livello, trovano la salvezza nell'amore che rifiorisce: un amore la cui prima scintilla è offerta dalla comprensione reciproca. «L'importante è non essere soli... senza comprensione umana la vita è impossibile > sospirano durante una passeggiata nel Central Park. Una vicenda di questo tipo, per reggersi cinematograficamente, dovrebbe essere vivificata da un continuo gioco di notazioni umane vere e commosse: un miracolo che sarebbe stato legittimo attendersi da Marcel Carnè, il regista di capolavori come «Il porto delle nebbie>, «Alba tragica» e « Amanti perduti ». Il prodigio, purtroppo, non c'è stato, anche se la sensibile Annie Girardot ha saputo esprimere con efficacia le angosce e la mobilità psicologica della prota genista. ... Dialoghi, situazioni, perso naggi appaiono convenzionali e scontati; la stessa New York dei poveri diavoli, che si sarebbe prestata a un'esplorazione inedita e sorprendente se condotta con disincantato occhio francese, è apparsa tale quale ci è stata presentata tante volte dai soliti film di Hollywood. Il mattino, al termine della proiezione speciale per i giornalisti, Marcel Carnè, florido signore sulla sessantina dal volto roseo e tranquillo, ha accordato una conferenza-stampa. Gii sono state rivolte alcune domande inutili e impietose, specie da giornalisti suoi connazionali. Gli è stato chiesto come mai non abbia trasfuso il senso della poesia che si coglie nella semplice prosa di Georges Simenon. La risposta è stata confusa e generica, com'era prevedibile, non potendo evidentemente ammettere la verità: l'artista si mette sempre al lavoro con il proposito dì fare opera di poesia, ma talvolta le ciambelle non riescono con il buco. Poi il dibattito si è spostato sul terreno politico: Carnè ha lamentato che 11 gollismo favorisce i registi della corrente avveniristica a scapito di quelli tradizionalisti; si è rammaricato che un profondo fossato divida gli uni dagli altri, mentre sarebbe auspicabile e possibile la coesistenza. Il primo esperimento cinematografico di Samuel Beckett, ■intitolato semplicemente Film, è stato realizzato dall'autore personalmente con la collaborazione del regista statunitense indipendente Alan Schneider; presenta l'eccezionale attrattiva di essere interpretato da Buster Keaton: è l'unico attore; durante l'intera azione, che dura 20 minuti, non dice nemmeno una parola. Tutto è affidato alla mimica di Keaton e al linguaggio degli oggetti, visti dall'obbiettivo con angolazioni e con gradazioni di nitidezza, differenti a seconda della natura degli stati d'animo. Film si propone di raffigurare, con linguaggio oscillante fra l'ossessivo e il grottesco, il disperato tentativo compiuto da un vecchio per sfuggire a se stesso e al prò prio passato. In questo esperi mento per iniziati, le trovate intelligenti sono numerose. Buster Keaton, apparso a una conferenza stampa presentato dallo stesso direttore della Mostra Luigi Chiarini, è stato accolto con un applauso durato cinque minuti. Nel parlare di sé ha dato prova della sua arte di grande clown, che suscita l'ilarità con la sola inflessione della voce, senza dire nulla di particolare. Ora sta girando un film comico a Roma con Franchi e Ingrassia: «Due marinai e un generale». Poi tornerà negli Stati Uniti, ove è atteso dai suoi impegni alla televisione. La solita guerra dei nervi pltcvamcsstiiFsMnciA per «Giulietta degli spiriti» è continuata anche oggi. Il produttore Angelo Rizzoli è venuto al Lido per seguire la situazione. L'abbiamo incontrato alle 15 al ristorante all'aperto dell'Excelsior. Paziente, rispondeva al fuoco di fila delle domande. Ci ha detto: «Devo giudicare io stesso la copia che deve giungere da un momento all'altro, spedita dagli stabilimenti romani della Technicolor. Se appena appena mi sembrerà presentabile acconsentirò a che sia proiettata, anche a scapito del mio interesse e a costo di mettere in pericolo la mia amicizia con Federico Fellini. Compio questo sacrificio per il bene della Mostra internazionale di Venezia, l'iniziativa italiana di cui dovremmo essere fieri e ohe tutti all'estero ci hanno imitato ». Furio Fasolo
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