Il voto dei giovani, decisivo ed incerto prima incognita delle elezioni tedesche di Vittorio Gorresio

Il voto dei giovani, decisivo ed incerto prima incognita delle elezioni tedesche Il voto dei giovani, decisivo ed incerto prima incognita delle elezioni tedesche Sono più di tre milioni, ma forse il 19 settembre voteranno in pochi - Secondo i sondaggi d'opinione, in grande maggioranza approvano la democrazia; però poco si interessano di politica e guardano con scetticismo al governo ed ai partiti - Si sentono trascurati, protestano contro l'insufficienza delle spese scolastiche - Sembrano più favorevoli ai socialisti che ai democristiani: il loro suffragio potrebbe imporre una «grande coalizione» di centro-sinistra, che Adenauer favorisce ed Erhard rifiuta (Dal nostro inviato speciale) Bonn, settembre. Come in molte campagne elettorali, anche in questa le previsioni dei risultati sono varie. Secondo uno degli ultimi sondaggi, il 1/8 per cento dei voti andrà ai democristiani ed il .',5 ai socialdemocratici, mentre alla vigilia delle elezioni del 1961 i pronostici davano rispettivamente J/5 e 56. I due partiti maggiori sarebbero quindi entrambi in vantaggio, questa volta, a spese dei liberali che quattro anni fa raccolsero il 13 per cento dei voti ed ora se ne vedono attribuire solo il sette. Altri invece sostengono che i socialdemocratici sopravanzeranno i democristiani del tre o quattro per cento, nonostante che Erhard batta di 20 punti Willy Brandt nella graduatoria della popolarità personale. Tutti comunque sembrano concordi a notare un declino della Freisinnige Demokratische Partei, ii partito liberaldemocratico di Erich Mende, che dunque invano prometterebbe, nel suo slogan, «nuovi orizzonti con la Fdp ».Taluni anzi non escludono neppure che i suoi voti possano scendere a metto del cinque per cento, che è il limite minimo fissato dalla legge per avere diritto di rappresentanza nel Bundestag. Davanti al rischio di una scomparsa parlamentare, il partito « dei nuovi orizzonti » conduce una campagna furiosa, tutta diretta contro la de, accusata di pre¬ potenza egemonica, aspirante all'autocrazia del partito unico. Uno dei cartelli propagandistici di Mende mostra una sedia vuota — il posto tolto ai liberali — e reca una scritta evocatrice dell'esperienza fatta col nazismo: « Lo abbiamo visto accadere già una volta! >. Nazismo a parte, dopo le elezioni si porrà in Germania un problema politico abbastanza complicato. Essendo probabile il declino liberale, e non impossibile una netta riduzione dello scarto fra democristiani e socialdemocratici, ci si deve prospettare l'eventualità che la de non raggiunga più la maggioranza insieme ai liberali, come ora, e con insistenza crescente si parla quindi di un futuro governo di « grande coalizione », democristiani e socialdemocratici uniti in una specie di centro-sinistra. E' lo stesso Adenauer che lo propone, affermando che tempi eccezionali attendono la Repubblica, la quale sarà costretta a leggi eccezionali (che abbisognano della maggioranza dei due terzi) per la difesa dello Stato; e forse dovranno prendersi « decisioni dolorose », e ci saranno «sacrifici e nuovi pesi, che solo tutti insieme, od almeno i due grandi partiti insieme, potranno sostenere », come « il Vecchio » ha scritto l'altro giorno. Le sue preoccupazioni sono dovute essenzialmente alla politica degli Occidentali, americani e inglesi soprattutto, che egli definisce irresponsabile: «Debbono essere ciechi per non vedere il dispositivo dei russi, e ritirare adesso dalla Germania i battaglioni della Boar (British Army of the Rhine) dotati di armi atomiche. Eppure noi tedeschi per mantenere questo esercito britannico sul Reno abbiamo contribuito con cento milioni di marchi », ha detto Adenauer in un discorso a Wesel, in Renania. Giustificata o no la sua inquietudine militare, sembra che anche il presidente federale Heinrich Luebke presagisca giorni difficili per la Germania e sia pertanto favorevole alla « grande coalizione », che dopo le elezioni dovrebbe dare uno spettacolo di unione nazionale, capace di convincere i governi stranieri che è giunta l'ora di risolvere il ventennale problema tedesco. Contro la « grande coalizione », invece, continua a battersi Erhard, che non sarebbe quindi l'uomo adatto a guidarla. Al suo posto si parla del presidente del Bundestag, Eugen Gerstenmaier che avrebbe già iniziato in questo senso trattative — ufficialmente smentite — con il socialdemocratico Fritz Erler. Si dice però anche che il prestigio di Gerstenmaier (uno dei congiurati ad uccidere Hitler nel 191,),) sia maggiore all'estero che in Germania, mentre una grande influenza avrebbe oggi il giovane Rainer Barzel, presidente del gruppo parla¬ mentare democristiano della Bundeshaus. Barzel è l'ascendente uomo nuovo della de, ma, relativamente ancora sconosciuto, sarebbe una strana sorpresa per la massa dei tedeschi vederlo salire a capo del governo, sostituendo Erhard a conclusione di una battaglia condotta e forse vinta proprio grazie alla traboccante popolarità del Cancelliere attuale. Sono comunque discorsi prematuri, perché la grande coalizione dipende in primo luogo dai risultati del 19 settembre. Saranno determinanti, come al solito, i voti degli elettori a tutt'oggi indecisi, che ammonterebbero al 11 per cento secondo l'ultimo sondaggio dell'istituto demoscopico Wickert dì Tubinga (al 25 secondo quello di Enmid); ma non è stato agosto, d'altra parte, il tempo migliore per i sondaggi, essendo tempo di vacanze, con dieci milioni di tedeschi andati a passarle all'estero quest'anno. Di ritorno, se avranno avuto una buona villeggiatura, si crede che saranno disposti all'ottimismo, ed in Germania l'ottimismo è conservatore, cioè democristiaj no. f/n'incoo/niia grave resta però l'atteggiamento dei nuovi elettori, i giovani nati fra il '1,0 e il 'hk. Quali idee abbiano è difficile sapere, con enorme fatica i compilatori di un . apporto di 200 pagine curato dal Ministero per la Gioventù avrebbero accertato che il 60 per cento sono più o meno favorevoli al sistema attuale, il 20 ad una democrazia « guidata» di tipo gollista, dall'uno al quattro per cento ad una vera dittatura. Ma per il 1,0 per cento non sanno neppure distinguere un partito dall'altro. I giovani tra i 20 e i 25 anni scrivono nei questionari die gli slogans elettorali si confon-, dono come quelli della pubblicità per detersivi e dentifrici. I due terzi dichiarano che non aderiranno mai a nessun partito. Il 1,0 per cento sono indecisi anche se votare. Fra quelli che si pronunciano, una leggera maggioranza, quattro o cinque per cento, sembra a favore dei socialdemocratici; e di questi non Brandt, ma Helmut Schmidt, e Fritz Erler risultano i più popolari fra i giovani, come dei democristiani Rainer Barzel è preferito ad Erhard. In ogni modo, nella graduatoria delle < dieci figure esemplari del nostro tempo » compaiono prima Johnson, De Gaulle, la regina Elisabetta, attori cinematografici, i Beatles: Willy Brandt è al nono posto, Erhard al decimo. Solo in un questionario su quindici si trova citato un uomo politico tedesco, e d'altra parte solo il 10 per cento dei giovani mostra di conoscere l'esistenza in Germania di un ministero apposito per loro e di un « programma federale per la gioventù». Vittorio Gorresio

Luoghi citati: Bonn, Germania, Renania