I figli dello Stato di Massimo Conti

I figli dello Stato LE UTOPIE DI UN ACCADEMICO SOVIETICO I figli dello Stato (Dal nostro corrispondente) Mosca, settembre. ili 9$ per cento di tutti i crimini consumati nell'Unione Sovietica sono delitti contro la proprietà, in senso iato: dall'omicidio al plagio) dalla rapina alla sofisticazione. Aboliamo la proprietà e scompariranno i criminali. Drannni familiari, tragedie dell'amore c della passione: anche questi sono i frutti velenosi della proprietà. Se il marito è geloso, a torto o a ragione, è perché considera la moglie un oggetto di sua proprietà. Ripeto: aboliamo la proprietà e scomparirà con essa la gelosia ». Dai tempi di Proudhon tutti i russi sanno che la proprietà è sinonimo di furto. Nessuno però aveva mai spiegato ai russi, con l'efficacia di Stanislav Strumilin, autore di queste massime, le più nefaste implicazioni della proprietà sulla morale, gli affetti e la famiglia. tuli nostro mondo fra venti anni » — che fa parte dell'operi omnia di Strumilin, in cinque volumi, apparsa ora nelle librerie di Mosca — potrebbe sembrare un romanzo utopistico, se no.i si conoscesse l'autorità dello scrittore, uno fra i più insigni economisti c sociologi dell'Unione Sovietica, membro dell'Accademia delle Scienze. E le sue idee sarebbero giocondi pa radossi se non documentassero il peso delle utopie in questo paese, sempre in lotta fra realtà e miti. Adusi da tempo ad ogni sin golarità, è dubbio che i russi troveranno sorprendente l'idea di abolire i proprietari per eliminare i ladri-, o quella di socia lizzare le mogli per curare mariti gelosi. Ne susciterà scalpore il progetto illustrato da Strumilin di togliere ai genitori la cura dei figli e dei vecchi per depurare dei suoi veleni Fatino sfera familiare; e per ridurre così la famiglia sovietica al suo « nucleo originario »: lui e lei liberi da fastidi, attriti, conflitti di interesse. Lui e lei liberi, li beri di convivere se ne hanno voglia, ma anche di riprendere la loro strada nella vita senza impedimenti o drammi, « Perché, si domanda l'accademico Strumilin, tanti coniugi che non si amano più sono riluttanti a separarsi? Il motivo è molto semplice: ci sono di mezzo figli. Ma nella società covntnista cadrà anche questo ostacolo. 1 bambini non verranno più contesi fra padre e madre perché in realtà non apparterranno più ai loro genitori. Saranno in primo luogo i figli della società » Tutto è stato previsto da Strumilin nel suo disegno della fu tura società comunista. Nelle « comunità » di cittadini che verranno costruite in avvenire; non mancheranno asili per l'infanzia e collegi, dove bambini e ragazzi trascorreranno la loro esistenza separati dai genitori: « Appena von avrà più bisogno del latte materno, il neonato verrà subito accolto in un giar dino per l'infanzia, dove resterà ventiquattro ore su ventiquattro I genitori che vivranno da soli potranno visitare i figli di tanto in tanto... ». Ala non è crudele sottrarre i bambini ai genitori per affidarli alle cure dello Sta to? Sarà doloroso, spiega Strumilin, ma è necessario: « Vaino re materno rende i bambini egocentrici, asociali. La vita in comune, invece, stronca sul ita scere gli istinti individualistici dei bambini (ma, aggiungiamo, soffoca anche sentimenti, affetti e personalità). Ai Uni dell'educazione è meglio un buon peda gogò, conclude Strumilin. che mille madri affettuose ». Quelle di Strumilin non sono soltanto visioni utopistiche, sen za fondamento nella realtà. La prima « comunità » ispirata ai princìpi del grande accademico che sta sorgendo ora a Mosca, può servire a misurare la tena eia di certe aspirazioni, anche se si tratta di un modesto esperimento. La nuova « comunità » in co struzione nella via Ccriomuski sarà un vasto nucleo urbano autosufficiente, provvisto di tut to ciò che necessita ai suoi abi tanti, dall'ufficio postale alla tintoria. Il centro è costituito da un grattacielo di sedici piani destinato ad accogliere duemila persone. Un lungo padiglione d vetro collega, secondo il progetto, le due ali del palazzo: è il refettorio della comunità. 1 pasti saranno collettivi, al pari di tante altre cose: anche per vedere la televisione gli inquilini dovranno riunirsi nelle salette comuni predisposte su ogni piano. Essi potranno acquistare a rate l'arredamento degli ap¬ partamenti, eguale per tutti; ma Strumilin assicura che anche quest'ultimo residuo di proprietà non verrà più tollerato in avvenire. Gli abitatori dovranno sottostare a certi ordinamenti, pena la denuncia al « tribunale dei compagni» (una corte popolare istituita nel 1959, che nelle fabbriche, negli uffici e negli stessi caseggiati delle città russe giudica e punisce i piccoli delitti dirime le controversie). Al piano terreno del grattacielo verrà aperto un centro medico; lo « statuto della casa » prescriverà a tutti gli inquilini l'obbligo di farsi visitare periodicamente dai medici dell'ambulatorio: « Di solito, si precisa, Iràscitrano la propria salute ». Dalle descrizioni della vita comunitaria rese da Strumilin sem¬ bra di capire, anzi, che tutti saranno costretti ad essere sereni, se non proprio felici. « Lui e lei » non avranno più preoccupazioni materiali; casa, pasti e vestiti saranno gratuiti; il lavoro, tre o quattro ore al giorno, servirà a pagare il superfluo. Scomparirà la moneta, sostituita da libretti di assegni: qualcosa di simile alle credit cards che gli operai americani possiedono ormai da tempo, senza il comunismo. Ai suoi compatrioti, Strumilin assicura che il lavoro diventerà un diletto, quasi un passatempo; che agli impiegati, ai funzionari e agli intellettuali in particolare potrà anzi giovare, a ritemprarli, la lieve fatica delle braccia: ti Un mese di lavoro in fabbrica e nei campi sarà salutare quanto tuta villeggiatura ». Con maggior rigore e determinazione, Strumilin proietta in un futuro favoloso le eterne utopie che riempiono la storia della Russia; dimentica, però, quello che Tolstoi scriveva sulle società comunitarie fiorite in altri tempi con intenti di perfezione: « Ogni qualvolta uomini e doline si sono uniti in comunità, ammoniva, non è mai accaduto niente di buono. In un primo momento, quando si trattava di organizzare la vita della nuova collettività, cioè nel momento del massimo sforzo, regnava l'accordo universale. Poi, sistemate le cose, ricominciavano fra i membri della nuova società le maldicenze, i pettegolezzi, i litigi. E tutto andava in malora ». Massimo Conti

Persone citate: Stanislav Strumilin, Vaino

Luoghi citati: Mosca, Russia, Unione Sovietica