Fermato il macchinista del Milano-Parigi che tamponò il treno carico di italiani di Loris Mannucci

Fermato il macchinista del Milano-Parigi che tamponò il treno carico di italiani L'inchiesta sulla spaventosa sciagura a Pont d'Hery Fermato il macchinista del Milano-Parigi che tamponò il treno carico di italiani Ha 37 anni, è considerato uno dei più esperti conduttori della linea - Ripete: «Non riesco a capire come abbia potuto accadere» - Il suo convoglio, malgrado la bassa velocità, investì in pieno il «Lombardia Express» fermo a un disco rosso - Bilancio ufficiale del tragico scontro: dodici morti, ventotto feriti Dal nostro corrispondente Parigi, lunedì mattina. Niente è trapelato, fino ad ora, dell'inchiesta aperta dall'autorità giudiziaria in seguito al disastro ferroviario che ha causato sabato, 12 morti e 28 feriti. L'indagine è condotta dal giudice istruttore di Dole, Grivot, il quale interrogherà oggi, lunedì, il macchinista del convoglio investitore, Charles Neyrat. Il Neyrat è stato trattenuto in stato di fermo dai gendarmi di Poligny, ai quali si è presentato subito dopo che il sue treno, il rapido < Milano-Parigi », aveva tamponato il *Lombardia Express* alla stazioncina di Pont d'Héry. Malgrado il riserbo mantenuto dalle autorità inquirenti sembra che il macchinista sia la sola persona a cui può essere attribuita una responsabilità penale. Sconvolto dalla tragedia, il Neyrat non fa che ripetere: «Je ne comprend pas ce qui a pu se passer... » («Non capisco come è potuto accadede »). È' un uomo di trentasette anni, che i suoi superiori consideravano un dipendente tra i più seri e coscienziosi. Aveva una lunga esperienza di macchinista e conosceva a menadito la linea Vallorbe-Parigi, su cui lavorava da anni. Eppure, se le dichiarazioni fornite dalla « Società nationale des chemins de fer* sono esatte e se le segnalazioni che indicavano l'ostruzione dellalinea hanno funzionato normalmente, egli ha almeno una parte di responsabilità della tragedia. Il « Lombardia Express » era fermo a Pont d'Héry in attesa del segnale di via libera. Subito dopo la stazioncina la circolazione procede, per qualche chilometro, su un solo binario, ed il convoglio aveva dovuto lasciare il passo ad un altro treno, pròveniente dalla direzione opposta, che aveva già imboccato il tratto a senso unico. Alle spalle del « Lombardia Express* due segnali (un primo, giallo, « di avvertimento », ed un secondo, rosso, « ordine di arresto immediato », a mille e ottocentotocinquanta metri di distanza l'uno dall'altro) dovevano indicare il pericolo agli altri treni che eventualmente sopraggiungessero dalla frontiera svizzera. Il rapido seguiva il « Lombardia Express * ad una ventina di minuti. Normalmente il distacco avrebbe dovuto essere maggiore, ma il <Lombardia Express* era in ritardo a causa della lunghezza dei controlli doganali a Vallorbe. Probabilmente il macchinista del rapido ha commesso un errore per eccesso di sicurezza. Il direttore generale aggiunto della S.n.c.f., André Lefort, ha dichiarato infatti che « dopo aver visto un disco giallo e aver udito la sirena di sicurezza che, nelle locomotive, è collegata automaticamente al funzionamento di tale disco, tutti i macchinisti sono obbligati a fermarsi. In nessun caso essi debbono superare, nemmeno di un metro, il segnale rosso che normalmente segue quello di avvertimento». Giunto al disco giallo, invece, il Neyrat non ha fermato il treno. Presumendo troppo della sua conoscenza del tracciato e pensando forse che mentre il rapido percorreva i 1850 metri che intercorrono tra i due dischi, la linea avrebbe potuto sbloccarsi, egli ha rallentato, ma non nella misuro prescritta dal regolamento. E' arrivato così al segnale rosso ad una velocità di lfi-50 chilometri all'ora e il disperato tentativo di frenata non è valso ad impedire il tamponamento. Al momento dell'urto il il treno Milano-Parigi non procedeva a più di venti all'ora e ciò ha permesso di limitare le conseguenze del disastro, che altrimenti avrebbe potuto assumere dimensioni catastrofiche. Tuttavia — anche ad una velocità tanto ridotta — la massa d'urto delle settecento tonnellate del rapido è stata sufficiente per spingere fuori dai binari il vagone di coda del « Lombardia Express »: gli ultimi tre o quattro scompartimenti si sono schiacciati a fisarmonica ed è dai loro rottami che sono state estratte quasi tutte le vittime. Oltre all'eventuale colpa penale del macchinista, l'inchiesta dovrà ad ogni modo stabilire se vi sono state altre ■ responsabilità che, pur senza cadere sotto i fulmini della legge, sono egualmente censurabili. Pare legittima, infatti, una domanda che molti si sono posta dopo l'incidente e che mette direttamente in causa la S.n.c.f.: questa ha affermato, infatti, che la linea è tra le più moderne di Francia ed è dotata di un sistema di segnalazioni interamente automatico e a tutta prova. Ma allora — ci si chiede — basta la « defaillance » di un uomo per mettere in pericolo la vita di centinaia di viaggiatorit E perché invece — dato che il caso di un treno fermo a Pont d'Héry è tutt'altro che eccezionale — non erano state prese altre precauzioni, proprio per evitare che la distrazione d'un momento potesse avere simili conseguenze? A Pont d'Héry le bare con le dodici salme sono allineate nella camera ardente allestita nella piccola scuola del villaggio. Ormai hamio tutte un nome. I tre cadaveri che restavano da identificare sono quelli di Eddie Del Bianco, una bambina di sette anni residente a Choisyle-Roi, e delle sorelline Nel¬ la e Fiorenza Delpin, di 11 e 2 anni, residenti a Thiais. A mezzogiorno di ieri il vescovo di Saint-Claude, monsignore Flusin, ha impartito l'assoluzione alle salme. Alcuni feretri prenderanno oggi la strada dell'Italia per essere trasportati nei cimiteri dei paesi natali delle vittime; altri resteranno a Dole, in attesa di una decisione definitiva. I feriti sono ricoverati in cinque cliniche della zona. Le loro condizioni migliorano e soltanto per due casi i medici mantengono riserva sulla prognosi: si tratta di Luigi Botter (padre di due bambini morti) che ha riportato lo sfondamento della re¬ gione frontale ed è stato sottoposto alla trapanazione del cranio, e della signora Marina Del Bianco, di 20 anni, madre della piccola Eddie. Gli altri stanno meglio e per quanto sia sempre possibile l'insorgere di complicazioni, i medici manifestano un cauto ottimismo. Tra l'altro essi sperano di salvare la gamba della piccola Stella Delpin (sorella delle due bambine morte), che era stata dilaniata fino all'osso. Sabato la bimba è rimasta per tre ore sotto i ferri, ma ieri le sue condizioni sono notevolmente migliorate. Le vittime appartengono quasi tutte ad una decina di famiglie. La famiglia Delpin ha avuto due morti e tre feriti; la famiglia Baidutti quattro feriti; la famiglia Del Bianco un morto e due feriti; la famiglia Dazzi due feriti (un ragazzo e una bambina che avevano fatto una settimana fa la Prima Comunione); la famiglia Ermacora un morto e due feriti; la famiglia Botter due morti e un ferito; la famiglia Frontini un morto e due feriti; la famiglia Santin un morto e tre feriti. Avevano trovo to tutti posto negli ultimi vagoni dello scompartimento di coda del « Lombardia Express », e il tamponamento li ha sorpresi mentre dormivano. Loris Mannucci