Braccati terroristi e complici dell'eccidio di Sesto Pusteria

Braccati terroristi e complici dell'eccidio di Sesto Pusteria Alto Adige: tutte le forze contro i neo-nazisti Braccati terroristi e complici dell'eccidio di Sesto Pusteria Le autorità sulle tracce degli assassini dei due carabinieri e dei loro favoreggiatori - Alle indagini collabora, per la prima volta, la popolazione di lingua tedesca - Inconsulta rappresaglia contro la casa di un ricercato DAL NOSTRO INVIATO Bolzano, lunedi mattina. Nelle prime ore di ieri, domenica, sconosciuti hanno lanciato una bomba Molotov a Molinl di Tures, in valle Aurina, contro il « maso » di Carlo Forel, padre di uno dei quattro latitanti ricercati per l'assassinio dei carabinieri Falmerio Arlu e Luigi De Gennaro. Il fienile ha preso fuoco ma i pompieri, prontamente Intervenuti, sono riusciti a circoscrivere il danno a un ventimila lire circa. Si tratta evidentemente della risposta di qualche estremista nostrano alla gravissima provocazione consumata con l'assassinio dei carabinieri. Risposta, tuttavia, incongrua, inconsulta e, come spesso avviene per queste bravate, destinata a far più male che bene. Infatti il momento è delicatissimo e volge certamente a favore dell'operazione intrapresa dai carabinieri per la cattura dei terroristi. Per tutta la giornata di ieri nella piccola caserma di Sesto Pusteria, che fu teatro del delitto, si sono susseguite le visite di condoglianze da parte della popolazione. Si tratta però di condoglianze di tipo un po' speciale. Per la prima volta nella storia della lotta al terrorismo in Alto Adige gli abitanti di un paese di lingua tedesca vuotano spontaneamente il sacco. La gente, per testimoniare ai carabinieri la sua solidarietà contro gli assassini, riferisce epi sodi, particolari, sensazioni, impressioni, relativi alla vigilia dell'attentato e alle ore immediatamente seguenti. Setacciati e vagliati, questi eie menti possono dare un indirizzo, un volto, un nome a colui che aiutò i terroristi prendendo accordi con loro, informandoli sulle abitudini della caserma, guidandoli fin sotto le finestre, ed infine favorendo la loro fuga oltre il confine, prima che scattasse l'allarme su tutti 1 valichi della zona. SI tratta, insomma, di «condoglianze motivate»: esse rompono una tradizione di omertà su cui 1 terroristi hanno sempre lavorato e prosperato fin qui. • La sera di giovedì gli abitanti di Sesto Pusteria si chiusero sbigottiti nelle loro case e nessuno osò uscire fino alle prime ore del pomeriggio seguente. Temevano un'azione di rappresaglia contro il paese; è ciò che era avvenuto, per esempio, l'anno scorso contro altri paesi, funestati da incidenti dello stesso tipo. Ma non vi fu alcuna rappre saglia. La prima a rompere il ghiaccio fu Elisabetta Innerkofler, la ragazza diciottenne commessa di tabaccheria che la sera prima aveva visto alcuni giovanotti, abbigliati in modo strano, appiattati in mezzo all'erba, vicino alla caserma. La ragazza si confidò con il parroco del paese. Il parroco di Sesto la consigliò di recarsi in caserma. Ciò che da anni si aspettava in Alto Adige inutilmente, cioè il crollo del silenzi, delle complicità indirette, delle solidarietà, delle omertà, stava avvenendo. La testimonianza della ragazza fu preziosa per stabilire il numero, le caratteristiche fisiche e operative del gruppetto. SI sejgie che erano in quat¬ tro o cinque. Di quattro si conoscono i nomi ed i ritratti: Heinrich Oberlechner, Erich Oberleiter, Siegfried Forel, Josef Steger, tutti e quattro latitanti, tutti nativi della valle Aurina, fra Campo Tures, Molinl di Tures e Lutago. Nella giornata di ieri la testimonianza di Elisabetta Innerkofler ha ricevuto piena conferma da una seconda persona di lingua tedesca — se ne ignorano le generalità — che è stata trattenuta molto a lungo dai carabinieri di Sesto, tanto che si pensava fosse stata fermata od arrestata. Questa persona ha chiaramente visto i quattro « killers » fuggire, dopo il misfatto, lungo i sentieri del monte Elmo, indirizzati verso il confine austriaco. La persona ha nettamente riconosciuto anche le loro armi : « pistole machine » di fabbricazione tedesca. Quanto alle pallottole, sappiamo dalla relazione della polizia scientifica che sono di fabbricazione austriaca, non molto remota: 1962. Purtroppo la trappola è scattata tardi. Tuttavia, i quattro terroristi Bi sono lasciati alle spalle, in territorio italiano, il loro « basista ». I carabinieri Bono convinti che un'impresa come quella consumata la notte di giovedì non si può organizzare di lontano. Bisogna vedere personalmente il luogo, conoscere i sentieri, le abitudini della gente e le abitudini della caserma in particolar modo. I carabinieri De Gennaro, Ariu e Ruggero avevano trascorso il pomeriggio di giovedì e la serata in servizio di pattugliamento per la valle. Nessuno poteva sapere a che ora essi sarebbero rientrati in caserma. Gli orari dei servizi vengono ogni giorno mutati, proprio per impedire che si creino abitudini troppo rigide, sulle quali un eventuale malintenzionato possa regolare il proprio orologio. Ecco perché nella caserma di Sesto, quella sera, la pentola fu messa a bollire in quell'ora — le ventuno — un'ora piuttosto insolita e tarda, per una piccola comunità di militari. Era dunque indispensabile che qualcuno segnalasse ai terroristi che era il momento di uscire dai nascondigli. Questo complottare ed armeggiare di sconosciuti in vai di Sesto non può essere passato inosservato. Alla luce di ciò che è avvenuto, gli abitanti del paese o delle malghe sono oggi in grado di dare un'interpretazione esatta ad uno strano incontro, ad una faccia nuova, ad un'orma osservata sul sentiero o, eventualmente, al passaggio di alpinisti lungo i sentieri del monte Elmo, nella notte di giovedì. Quella che poteva essere sembrata un'escursione di alpinisti stravaganti, oggi potrebbe rivelare l'itinerario seguito dagli assassini per riparare oltre il confine, e di qui si potrebbe arrivare a tante altre piccole scoperte: chi sfamò i terroristi, chi li guidava nella fuga. In conclusione, i carabi nieri sono convinti che, ope rando con pazienza sul mate riale raccolto in questi giorni, si arriverà a qualche cosa di concreto entro brevi giorni Gigi Ghirotti Zabeth Jnnerkofter, la ragazza che ha visto gli attentatori (Telefoto) Carabinieri, alpini e agenti di polizia si apprestano a lasciare, con alcuni cani pastori tedeschi, la caserma di Sesto Pusteria per una vasta battuta (Telefoto)