II gusto del grande Teatro si riaccende nel mondo britannico di Ennio Caretto

II gusto del grande Teatro si riaccende nel mondo britannico I critici parlano di una « nuova epoca elisabettiana » II gusto del grande Teatro si riaccende nel mondo britannico Dopo un torpore durato circa ottant'anni si sta assistendo ad un risveglio pieno di promesse • Per molta parte la rinascita è merito degli autori che hanno abbandonato il genere di commedie «gradite alla vecchia zia Sally» e cercano di interpretare lo spirito e le esigenze del nostro tempo ■ Il pubblico collabora gremendo le sale in ogni ordine di posti Londra, luglio. La storia del teatro inglese negli ultimi ottant'anni potrebbe essere paragonata a quella di certe repubblichette sudamericane dove, a brevi intervalli, scoppiavano rivoluzioni violentissime, che si spegnevano in pochi giorni o poche settimane, lasciando tutto come prima. In ogni generazione d'autori una sparuta banda di ribelli ha attaccato il conformismo e il commercialismo del dramma e della commedia tradizionali, per esserne però ben presto assorbita, secondo una simbiosi comune a tutta la società britannica; la quale per secoli ha evitato mutamenti radicali trovando un posto anche per i piii accesi riformisti e coprendoli di onori e di ricchezze. Neppure Bernard Shaw si sottrasse completamente a questa regola: la sua satira fu subito accettata dajTestablishment — la classe dirigente — tanto nel mondo del teatro quanto in quello politico e sociale, e finì per perdere malizia o vigore, o rimanere comunque sterile o isolata. Il teatro inglese si fossilizzò sulla scia di Oscar Wilde, nellUAuntie Sally's Play», la commedia per zia Sally, la mitica zitella svanita e umai itaria, di educazione vittoriana, amante dello svago garbato, spaventata dai sentimenti forti. Il dramma di maniera e la commedia a intreccio, superbamente elaborati da autori come Terence Rattigan e Noel Coward, soffocarono nel periodo tra le due grandi guerre i rari lavori originali e di rilievo. Il gusto diventò abitudine, la abilità compiacenza. Sembrava che dopo Shakespeare, attraverso la riforma, il teatro inglese stesse per consu- mare nella banalità la sua involuzione, come d'altronde accadeva nelle arti figurative. Di recente tuttavia il teatro inglese ha mutato volto. Nessun autore, tranne forse il fratello di Sir Alee Douglas Home, WiWiam, scrive più per « zia Sally ». L'impegno sociale e letterario ha soppiantato la moda. Ai € giovani arrabbiati » di John Osborne hanno fatto seguito i « populisti » di Arnold Wesker. < A man for all age » di Robert Bolt, la storia di Tommaso Moro, viene paragonata a <Galileo» di Brecht. Harold Pinter s'è circondato, dopo « The Caretaker », di una mistica simile a quelle di Beckett e Jonesco, senza essere altrettanto prolifico. John Arden, coi suoi lavori storici ad ampio respiro, ha ridato al dramma la maestà e la potenza dell'epoca della prima Elisabetta. E' sorta una « nouvelle vague » con una precisa funzione innovatrice, capeggiata da autori come Charles Wood, David Mercer, Laurence Dobie. Persino la farsa, prima fine a se stessa, s'è trasformata in satira, ritrovando le suggestioni di Swift e di Defoe. La forma e le categorie tradizionali sceniche hanno perso a poco a poco ogni significato, l'apparenza è sempre più subordinata alla sostanza. Il Times ha definito tali fenomeni a revival, uno rinascita. € Dopo quattro secoli — ha scritto — il teatro inglese è ritornato in vita». Mai parto fu così glorioso e ricco di promesse. Il dramma e la commedia, già ridotti a diversivo mondano, a fonte di divertimento per il ceto più elevato, sono stati restituiti alla loro dignità di fatti culturali, spirituali e universali. La rinascita non è merito esclusivo degli autori. Dalla fine;della guerra, dapprima impercettibilmente poi -con manifestazioni sempre più clamorose, è intervenuto nella società britannica un cambiamento radicale. Ciò che i riformisti non avevano ottenuto in secoli di lotta è stato compiuto in pochi anni dal crollo dell'impero. L'età vittoriana ha perso di colpo ogni influenza. I suoi principi e le sue discriminazioni sono stati respinti. E' venuta a mancare l'agiatezza — e con essa ogni motivo di compiacenza. L'Inghilterra, abituata a giudicare e ad agire in termini di potenza, s'è vista relegata ad una parte secondaria nel nuovo ordine internazionale. Le riue?idicazioni egalitarie del partito laborista hanno incominciato a scuotere l'establishment. Il tipo stesso di ««fa Sally» è scomparso, vi è subentrata la donna che lavora, con convinzioni ed esigenze opposte. Il dramma di maniera e la commedia a intreccio sono diventati d'improvviso anacronistici. La società britannica, cambiando, chiedeva qualche cosa di diverso. In questo clima sono apparsi i due primi enti teatrali pubblici, un avvenimento in sé rivoluzionario: la Regia Compagnia Scespiriana diretta da Peter Hall, e il Teatro Nazionale diretto da Sir Laurence Olivier. I due enti, sovvenzionati dallo Stato, hanno ignorato l'<Auntie Sally's Play», limitando la loro scelta ai grandi classici e ai migliori autori nuovi. Hanno avuto un successo senza precedenti di pubblico e di critica: ed adesso servono da guida tanto agli spettatori quanto ai drammaturghi e ai commediografi. La censura, affidata al Lord Ciambellano, il primo funzionario di corte, sotto la spinta degli eventi s'è molto moderato. Salvaguarda oggi la pubblica morale, costringendo John Osborne a rappresentare il suo ulti¬ mo lavoro, « A patriot for me », una tragedia dell'omosessualità, in un club privato, con l'ingresso riservato ai soci; ma non proibisce più argomenti politici o sociali, come spesso succedeva tra le due grandi guerre, quando ogni protesta era impedita a Terence Rattigan, in nome del « buonsenso» e della « pace ». Sui palcoscenici del West End londinese si danno meno opere di un tempo, ma migliori. La stagione '6S-'6Jt è servita di lezione agli impresari: le diciotto € Auntie Sally's Play » presentate non hanno tenuto cartello. Adesso la produzione più copiosa e mediocre finisce infallibilmente alla televisione, o al cinematografo. Per salvare il bilancio e accontentare gli azionisti, gli impresari ricorrono al musical: ve ne sono dodici nel West End, occupano un terzo dei palcoscenici disponibili. Costituiscono tutti un espediente, sono estranei al genio britannico. D'importazione americana, hanno assunto una fisionomia ben distinta da quella del teatro: la fisionomia del prodotto industriale. Per il teatro inglese questa è un'età sperimentale, ma è anche l'età dell'oro. Nessuno più considera John Osborne un agitatore, neppure i suoi nemici. I « giovani arrabbiati », accolti all'inizio con diffidenza, hanno ormai seguaci e imitatori: il loro teatro è forte, sano, guarda avanti, non è legato al passato, non ha -nulla di nostalgico o morboso. Arnold Wesker ha fondato' un centro di diffusione popolare, arrivando finalmente ai gruppi più ostili del ceto operaio, sacrificando a tale compito la sua immediata attività d'autore. Il cinematografo — noi} quello commerciale — attinge a piene mani da Harold Pinter, e recluta momentaneamente Robert Bolt, offrendogli centomila sterline, centottanta milioni di lire, per l'adatta¬ mento de « Il dottor Zivago ». La Regia Compagnia Scespiriana e il Teatro Nazionale stampano, ad ogni rappresentazione, manifesti per avvertire il pubblico che i posti sono tutti esauriti, cosa che non capitava da trenta-quarantanni. Anche all'estero a poco a poco l'interesse per il teatro inglese si ridesta: le « prime » della « nouvelle vague» non sono soltanto più un avvenimento nazionale. La rinascita ha impressionato tutti, e tutti cercano di arrecarvi il loro contributo. Sir Laurence Olivier ha rinunciato al cinematografo per essere Ubero di dedicarsi al Teatro Nazionale. Peter O'Toole ha stanziato un'ingente somma per due borse di studio annue per autori giovani. John Osborne ha formato una sua casa di produzione cinematografica, donde attinge capitali per sovvenzionare il Royal Court Theatre. Sono frequenti le sottoscrizioni pubbliche. E' la conferma di quanto ha scritto il Times. Per la prima volta dai tempi di Shakespeare, l'Inghilterra ha riscoperto nel teatro la sua forma d'arte più congeniale e più completa. In questo senso hanno ragione i critici che parlano di una nuova epoca elisabettiana. Ennio Caretto

Luoghi citati: Inghilterra, Londra